Sempre più autori nel mondo preferiscono battere altre strade, prima di arrivare alla carta stampata. Da tempo il mondo dei blog offre molto più che la semplice opportunità di condividere pensieri ed opinioni: è territorio fertile per iniziative ed esperimenti letterari. Dopo aver partecipato al Survival Blog, Alessandro Girola ha deciso di raccogliere idee ed ispirazioni nate dall’esperimento comunitario e pubblicare un romanzo in eBook che si presenta come vero e proprio spin-off del Survival Blog: Scene selezionate della Pandemia Gialla.

Da anni Girola raccoglie in eBook gratuiti romanzi e racconti, organizzando anche antologie con più partecipanti, spinto dal desiderio di comunicare con più persone possibile e soprattutto di convididere il proprio universo creativo. Ora, in pieno boom dell’editoria digitale, è approdato all’eBook a pagamento: un costo puramente simbolico, che non scoraggerà certo i lettori, ma che testimonia come il digitale dia la possibilità di ampliare gli orizzonti letterari.

“Scene selezionate della Pandemia Gialla” nasce da un’esperienza comunitaria (ancora in corso) del Survival Blog: ce la vuoi raccontare? E cos’è esattamente un Survival Blog?

Il Survival Blog è un esperimento che sta a metà tra la scrittura partecipativa e il gioco di ruolo online. Determinata la base di uno scenario condiviso (quello della Pandemia Gialla descritto in “SsPG”), ciascun blogger tenta di immaginarsi proiettato cinque anni nel futuro, con il contagio oramai diffuso ovunque e il mondo ridotto a un posto molto sgradevole in cui vivere. L'idea di base è quella di tenere un diario in cui ogni partecipante al Blog descrive ciò che ha intorno, la lotta quotidiana per la sopravvivenza.

Molti survivalisti sono riusciti a scrivere storie davvero notevoli. Ne segnalo una in particolare, di cui è appena uscita la versione “extended” in formato eBook, tra l’altro scaricabile gratuitamente! Si tratta di Girlfriend from Hell (http://bookandnegative.altervista.org/blog/?dl_name=Girlfriend_From_Hell_-_Germano_M.epub), e consiglio a tutti di leggerlo. Se amate questo genere di scenari, vi piacerà!

 

Anche David Wellington e Manel Loureiro hanno pubblicato libri zombie/pandemici nati da esperienze di blog: secondo te c'è un “prione zombie” che infetta i blog?

Diciamo che l’argomento interessa un gran numero di lettori, e che è facile immedesimarsi nell’uomo comune che spesso e volentieri diventa l’involontario eroe dei libri zombeschi e pandemici. L’idea di raccontare una storia apocalittica partendo da un blog si rivela spesso tanto semplice quanto vincente. In fondo siamo o non siamo nell’era della comunicazione globale?

Se poi alcuni di questi esperimenti diventano veri e propri romanzi, be’, devo dire che mi fa solo contento!

 

Nel libro fai notare una triste realtà: l’Asia è ormai la madre delle superpotenze dell’immediato futuro, ed una piaga che la colpisca in fondo non è vista dagli Occidentali come una tragedia (almeno all’inizio). È una constatazione politicamente scorretta ma assolutamente plausibile, visto che negli anni Ottanta l’Aids aveva molti fan, convinti che falcidiasse solo gli omosessuali. È stato questo aspetto a far scegliere quella zona per l’inizio della pandemia?

Assolutamente sì. Delle potenze asiatiche sappiamo poco e la mentalità occidentale è molto diversa dalla loro. In fondo tendiamo a considerarli un po' “alieni”, specialmente per quel che concerne la Cina e la Corea del Nord. Credo che più di un governante stapperebbe una bottiglia di spumante se una bella pandemia mettesse in ginocchio qualche rampante paese dell’Asia. Dal loro punto di vista, invece, gli orientali hanno una mentalità più pragmatica e “collettiva”. Credo che, riuscendo a superare il grosso handicap della sovrappopolazione, riuscirebbero senz’altro a studiare un piano antipandemico più efficace di quelli occidentali. Non a caso in “SsPG” la Cina è uno dei pochi paesi che riesce in qualche modo a evitare l’estinzione, nonostante sia molto vicino al focolaio iniziale dell’infezione.

 

Nell’introduzione chiarisci subito di esserti ispirato a “Word War Z” di Max Brooks: quali sono gli altri autori che consideri basilari per la letteratura zombie/pandemica? Uno dei personaggi parla di navigare fino a Tenerife: è una piccola citazione di “Apocalisse Z” di Manel Loureiro?

Sì, Max Brooks è stato senz'altro il nume tutelare del mio romanzo. “World War Z” è un capolavoro assoluto, e non parlo solo di horror. Riguardo ad altri autori zombeschi, devo confidarti che i migliori non sono ancora stati tradotti per il mercato italiano. Parlo per esempio della saga “The Morningstar Strain”, di Z.A. Recht, che mischia morti viventi e atmosfere da romanzo di guerra. Oppure del dittico di Brian Keene: “The Rising” e “City of the Dead”. Attualmente sto leggendo un altro ottimo romanzo di zombie, “Valley of the Dead (The Truth behind Dantes Inferno)”, che ipotizza un'epidemia non-morta ai tempi di Dante Alighieri. L’autore è Kim Paffenroth, nel cui curriculum ci sono già molti altri validi titoli zombeschi.

Riguardo alla citazione di Tenerife in “SsPG” ti assicuro che si tratta di una coincidenza. Anzi, Tenerife e le Canarie mi sembrano tra le mete più logiche, essendo isole, per tentare una fuga da un’orda di cannibali rabbiosi. Per questo ne ho fatto menzione.

 

L’Italia non ci fa una bella figura nella storia: mi piacerebbe accusarti di aver esagerato, ma temo che la tua visione futura abbia fin troppe attinenze con la storia contemporanea. Non lasci proprio speranza al nostro Paese?

Lascio speranza ai singoli, ma non agli italiani come collettività. Del resto come potrei farlo? Considera che “SsPG” è ambientato tra il 2011 e il 2015, quindi in uno scenario politico non tanto diverso da quello attuale. Premesso ciò, tu credi che il governo italiano sarebbe in grado di elaborare un piano antipandemico valido?

Proprio per questo ho optato per far risaltare lo spirito d’iniziativa (e a volte l’egoismo) dei singoli, senza concedere invece grande speranza al paese considerato nel suo insieme.

 

Nel libro parli dei “siti di controinformazione” (come per esempio disinfo.com): lo consideri un fenomeno rilevante o gli hai dato risalto a fini narrativi?

Io sono un lettore abituale di siti che trattano la “controinformazione”. Certo, bisogna stare attenti e distinguere quelli che fanno semplice e sterile complottismo e gli altri, che si occupano di portare in pubblico scomode verità. Scomode per i potenti e per i Governi, si capisce.

Tra l’altro la mia non è una citazione casuale: durante il periodo della (presunta) Influenza Suina, mentre i telegiornali enunciavano una sequela di assurdità senza capo né coda, i siti di controinformazione pubblicavano notizie attendibili e documentate.

 

Tu sei attivo nel campo dell’editoria digitale da ben prima dell’arrivo sul mercato italiano degli eReader a prezzi abbordabili e della successiva esplosione degli eBook. Pensi che la “moda” del digitale possa nuocere alle buone intenzioni o credi che darà nuova linfa a quella che può essere la naturale evoluzione dell’editoria?

In effetti io pubblicavo la mia “robaccia” quando chi la scaricava era ancora obbligato a leggersela direttamente sul computer!

In realtà penso che l’editoria digitale possa contribuire a migliorare il livello medio delle proposte libresche italiane. Anche per quel che concerne la varietà delle proposte ritengo gli eBook dei valori aggiunti. Certi filoni narrativi poco considerati dagli editori italiani possono trovare nuovi sbocchi nel digitale e, perché no, anche nelle autoproduzioni.

Non c’è il rischio dell’abbondanza. Credo che gli eBook di valore sopravviveranno, mentre gli altri, quelli mediocri, spariranno alla svelta dalla circolazione. È pura e semplice selezione naturale. Un po’ come nella pandemia.