Howard Hordinary, boia addetto alla sedia elettrica, mandato in pensione dall’avvento dell’iniezione letale, è convinto di essere nato da una relazione tra Houdini e Charmain London, la moglie del grande scrittore. Howard sogna di tornare ai gloriosi momenti in cui dispensava la morte. Gli basta sedersi sulla sedia, nella sua cantina, originare la scossa e lasciare che la sedia stessa racconti di quando Houdini bambino fu folgorato dalla bella Szuszu che giocava con le scariche elettriche o dell’esercito di scienziati alle dipendenze di Edison che in una carneficina senza fine applicarono gli elettrodi a cani, scimmie, elefanti e infine ai criminali – macabri esperimenti per dare la morte. E la sedia da lì in poi non avrebbe smesso di operare a celebrare il genio e la follia dello scienziato e del mondo, a far sfrigolare il corpo di migliaia di uomini e il corpo martoriato dell’America e di un intero, terribile secolo.

E' in libreria Carne elettrica di Claro (Nutrimenti Edizioni) - pag 224 - 14,00 euro - ISBN 9788865940068

Carne elettrica è la storia segreta della sedia elettrica e dell’assurda pretesa dell’uomo di dare la morte ad altri uomini.

All’inizio volevo scrivere un libro sulla magia, sulle illusioni e su Houdini”, ricorda Claro. “Ho uno strano e ossessivo ricordo del film in cui Tony Curtis interpretava Houdini, della scena in cui lui era immerso capovolto in una vasca. E così quando nel bel mezzo delle mie ricerche ho scoperto che Houdini aveva dato un contributo alla realizzazione della prima sedia elettrica (durante quella che chiamarono la ‘guerra delle correnti’), ecco che ho trovato la scintilla!”.

Durante la stesura, storia e lingua hanno preso il sopravvento: “Volevo che la narrazione fluisse come corrente alternata, avanti e indietro tra presente e passato, tra ossessione e fatti. Ne è venuto fuori un racconto fantasmagorico, un incubo che si interrompe all’improvviso. I personaggi sono più voce e corpo che unità psicologiche. Sono troppo impegnati nella metamorfosi per preoccuparsi di essere realistici”.

Il processo di scrittura è durato circa quattro anni, in modo frammentato, accompagnato dalle traduzioni che Claro faceva in quel periodo. “Ricordo che avevo bisogno di stare solo quando scrivevo, come se stessi facendo qualcosa di sporco o sacrilego”.

Dentro il libro è confluita la curiosità dell’autore per i freak, per i geni. “I freak sono una metafora della scrittura. La scrittura è magia. La figura del mago è anche la figura del demiurgo, salvo che a volte tu hai voglia che i numeri di magia non funzionino, che la tenda si apra e si veda ciò che fa il mago, beh, allo stesso modo volevo che si vedesse il funzionamento della lingua e i suoi cortocircuiti”.

Claro è nato a Parigi nel 1962 ed è autore di nove opere di narrativa. È uno dei più stimati traduttori francesi dall’inglese (William T. Vollmann, Thomas Pynchon, Salman Rushdie, John Barth, Mark Z. Danielewski, James Flint), è tra i membri stabili del collettivo Inculte e dirige insieme a Arnaud Hofmarcher la collana Lot 49 per l’editore Le Cherche Midi. Di Claro Nutrimenti ha già pubblicato Madman Bovary (2009).

Uno stile sorprendente, delirante, sovralimentato, che ricorda Pynchon e Joyce”.

Salman Rushdie

Claro ha catturato con la lingua ciò che Houdini deve aver provato: il panico e l’eccitazione dell’incatenamento e della fuga. Questo libro mi ha intrappolato e non credo di essermene ancora liberato”.

Percival Everett