Pentamerone barbaricino è una grande prova di scrittura noir, un eccellente romanzo scritto da Gianfranco Cambosu, nuorese, insegnante di lettere in un liceo scientifico. Proprio dall’attività di insegnante di lettere e dalla volontà di ribellarsi agli schemi prestabiliti è nata l’idea dell’opera. La fonte d’ispirazione principale del Pentamerone barbaricino è infatti il Decameron. In quest’opera i personaggi che raccontano sono nobili e risoluti nel rivitalizzare una civiltà che si sta disgregando. Nel romanzo di Cambosu la funzione del racconto è assolta da biechi individui che si muovono in un universo di abiezione ed efferatezza e, semmai, contribuiscono a imbarbarire la civiltà.

I legami col Decameron di Boccaccio sono diversi. Partiamo dal luogo che eslcude il mondo esterno (nel Decameron 3 ragazzi e 7 fanciulle si erano ritirati in una villa per sfuggire alla peste di Firenze e per ingannare il tempo raccontavano, ciascuno, una novella al giorno). Qui la peste è solo metaforica, ma sussiste così come rimane il concetto di sopravvivenza, l’eterna lotta tra i diseredati e i potenti, quello di imprevedibilità della vita, di amarezza della stessa, di inganno. E la mente, quella celebrata da Boccaccio come grande protagonista impalpabile di molte tra le sue cento novelle, primeggia insieme al narrato, al detto, al riportato, echi continui della sua potenza e dei suoi imbrogli.

Dal momento che l’autore crede ciecamente nel valore terapeutico dei libri, andiamo a leggere in quale medicina si può trasformare il suo romanzo...

ISTRUZIONI PER L’USO

Denominazione:

“Pentamerone barbaricino”. Questo titolo è il risultato della trasformazione di un originario “Pentameron” voluta dall’editore per ragioni di musicalità oltre che per connotare con una certa precisione la vicenda.

Autore:

L’autore sono io, Gianfranco Cambosu, insegnante di italiano e latino di un liceo scientifico della provincia di Nuoro. Amo la letteratura in modo viscerale e non disdegno altre espressioni artistiche quali il teatro. In proposito, un paio di anni fa mi sono cimentato nella stesura di alcuni testi collaborando alla realizzazione di uno spettacolo teatrale con l’attore e drammaturgo sardo Gavino Poddighe.

Editore: Fratelli Frilli

Pag: 307

Euro: 12,50

Se questo libro fosse un farmaco sarebbe:

Senz’altro un collirio, ma concepito per un uso differente rispetto a quello comune.

Composizione ed eccipienti:

Principio attivo: storie di paesini e di città, campionari di umanità disadattata e alla ricerca di percorsi non omologati, destini incrociati. Eccipienti: noir e sangue.

Indicazioni terapeutiche:

Si usa non per lenire allergie e infiammazioni dell’occhio ma per acutizzarle nella speranza di sviluppare una campo visivo più efficace o meno ipocrita.

Consigliato a tutti, benefico per:

È consigliato a tutti coloro che hanno deciso di rinunciare a Babbo Natale ma che intendano ricostruirne la favola senza modificarla troppo.

Controindicazioni:

Il romanzo è un noir sconsigliato a chi legge i noir puri e non ama le contaminazioni e la letteratura senza le gabbie del genere.

Posologia, da leggersi preferibilmente:

dopo aver sviluppato una dose minima di ironia.

Effetti indesiderati:

In alcuni casi la lettura reiterata può provocare senso di annullamento delle certezze e scoperte di realtà di cui non si vuol mai sentire parlare. D’altronde in Italia va tutto bene e non esistono gravi problemi se non quelli delle intercettazioni telefoniche e dei trapianti di capelli.

(a cura di Marilù Oliva)