Una lama che brilla nel buio, che colpisce. Si ode il cupo strofinio del metallo che penetra le carni. Sangue. La scena è confusa, indistinta. Non si scorge il volto di colui che impugna l’arma, ma di certo si percepisce l’orrore di quanto sta accadendo: un killer è in azione.

Questo è quanto vede l’ispettore Abberline quando, guidato dalle sue doti paranormali, cerca indizi su Jack the Ripper attraversando la coltre del razionale grazie all’aiuto dell’oppio. Ovvio, il riferimento è al film dei fratelli Hughes: La vera storia di Jack lo Squartatore.

Per chi non l’avesse visto, e volesse in tre parole trovarne adeguata descrizione, ebbene, eccolo servito: il film è cupo, ineluttabile, massonico. Cupo perché è interamente ambientato nei bassifondi di Londra, con la cinepresa piazzata giorno e notte sul collo delle prostitute, dei protettori e dei balordi più diversi. Ineluttabile perché il tormentato ispettore Abbeline, assai ben interpretato da un Depp aggressivo e languido al tempo stesso, si lascia vincere dal demone della droga che ben presto lo conduce verso l’inevitabile epilogo.

Ma soprattutto massonico poiché tutto il film è pregno di riferimenti alla massoneria e ai suoi simboli, cosa che risulta lampante fin quasi dall’inizio.

Nessuno fraintenda, sia chiaro: l’equazione massoneria uguale crogiuolo di assassini può andare bene unicamente per fornire alibi ad una fiction, appunto. Certo, nel secolo scorso Felice Cavallotti scriveva: “…i massoni sono persone per bene, ma tutti i farabutti entrano tra i massoni”. Questo discorso però potrebbe essere valido per qualsiasi associazione, loggia o istituzione aperta.

Tuttavia non c’è dubbio, ai tempi di Jack lo Squartatore massoneria e corona inglese erano legate da una catena a doppia mandata. E da lì a ragionare in termini di “ipotesi del complotto” il salto è breve.

Così, ecco che nel film il principe ereditario alla Corona, dopo aver sposato in gran segreto una prostituta, e scopertosi malato di sifilide, si ritrova a fare i conti con una Regina affatto comprensiva. La Regina infatti si oppone alle nozze, fa lobotomizzare la giovane moglie del delfino, e incarica Sir Gull, membro della massoneria appunto, di eliminare le testimoni di tale scandalo, ovvero cinque prostitute a conoscenza dei fatti.

Dunque la massoneria guida, anche se non direttamente, la mano dell’assassino. E sarà la stessa massoneria a porre fine alla vicenda. Come ciò accada, ovviamente, non è mia premura rivelarlo.

Piuttosto, cos’è la massoneria? Quando nasce? Dove si sviluppa?

Partiamo dalla citazione massonica più eclatante di tutto il film: “I giudei non sono gente da essere accusata per niente”. Essa è scritta a caratteri cubitali da Jack nei pressi di uno dei luoghi del delitto. Che cosa significa?

Per capirlo bisogna fare un balzo di parecchi millenni, fino all’era della regina di Saba.

All’epoca un certo Hiram da Tiro, figlio di una donna della tribù di Neftali, fu nominato capo architetto per la realizzazione del tempio di re Salomone. Per meglio gestire tale incarico, egli organizzò la confraternita di coloro che lavoravano alla costruzione del tempio in tre gruppi: apprendisti, compagni e maestri. Ogni gruppo aveva le proprie regole, i propri doveri, ma soprattutto i propri segreti.

Tale strutturazione della confraternita diede ben presto ottimi frutti: la stessa regina di Saba rimase favorevolmente impressionata dalla perfetta maestria e concordanza con cui gli operai di Hiram svolgevano il loro lavoro.

Tre cattivi compagni però (tre giudei, appunto), ordirono una trama per uccidere Hiram e derubarlo della sua parola “segreta”. Complotto che giunse a compimento in maniera drammatica e crudele.

Ecco spiegato perché “i giudei non si accusano per niente”. Di certo, in questa leggenda, la loro colpa è grande.

La massoneria vede nell’architetto Hiram colui che pose la pietra ad angolo sulla quale tutt’oggi essa si appoggia. La leggenda infatti prosegue specificando che da quel momento tutti i muratori fedeli ad Hiram presero a cercare loro stessi la parola segreta scomparsa con il loro maestro, parola che avrebbe consentito loro di portare a termine la costruzione del tempio interiore.

Fin qui abbiamo visto l’origine mitologica della massoneria. Ma per arrivare ai giorni nostri, o meglio, a quelli di Jack lo Squartatore, la strada è ancora lunga.

Dall’architetto di Tiro si passa alla scuola di pensiero fondata da Pitagora, anch’essa in qualche modo avanguardia della massoneria. Tracce d’ideale massonico lo troviamo anche nei Collegia di Numa Pompilio, nelle Corporazioni di Arti e Mestieri tipiche del basso medioevo, e, ovviamente, presso i Templari.

La massoneria moderna nasce però intorno alla seconda decade del 1700. Nel 1723 viene discusso e approvato il testo definitivo elaborato da James Anderson che può essere definito come la costituzione, o la magna charta, dei massoni. Possiamo affermare quindi che ai tempi di Jack, la Massoneria vera e propria aveva già più di 150 anni.

A completamento della costituzione di Anderson, in cui sono indicati gli usi e le consuetudini della massoneria, esistono altri importanti testi. In particolare i così detti “Land Marks”, nei quali si legge chiaramente che “l’Associazione Massonica è un centro d’unione fra tutti gli uomini liberi e di buona fama…”. Un’associazione, dunque, volta a indicare la via del miglioramento e dell’illuminazione a tutti i suoi membri.

Torniamo al film, e soffermiamoci sui due simboli che compaiono durante la proiezione: una squadra e un compasso. Ci sono una squadra e un compasso sulla valigia da medico di Sir Gull, per esempio. Ebbene, questi simboli sono l’anima della Massoneria stessa.

La squadra è la metafora del fisso, ciò che serve per squadrare i corpi e le pietre. Essa rappresenta la materia. Il compasso invece, che può aprirsi per 360 gradi, è il simbolo del mobile. Insieme rappresentano un perfetto archetipo del Tutto.

Altri simboli massonici sono la tavola da disegno, la livella, la porta, lo scalpello, il cordone con nodi d’amore, il sole e la luna. Ma questi non compaiono nel film, o almeno, io non li ho visti.

Questo è quanto.

Sperando di aver fornito qualche piacevole curiosità a coloro che hanno visto il film, o che si accingono a vederlo, saluto i lettori col triplice fraterno abbraccio (formula di saluto massonico utilizzato in chiusura delle lettere).