Prima del Professionista... ci sono stati tanti eroi che ho elaborato sin da quando ho cominciato a scrivere.

Fang Sing Ling (che era un po’ una via di mezzo tra Bruce Lee e James Bond) l’ho poi ripreso in un romanzo Garden (La tigre nel mirino) e, in seguito, inserito nella saga del Professionista. Ma negli anni ’80 prima di arrivare a pubblicare il mio primo Segretissimo (Sopravvivere alla notte [n. 1204] che era un fuori serie) avevo già elaborato un personaggio seriale che era un po’ la prova generale di Chance Renard. Ne uscirono un romanzo e diversi racconti per Top Secret sempre dell’editore Garden.

 

Julius Colleoni era italiano, era un agente free lance e aveva stretti legami con un modello ideale (Unknow di Magnus) e aveva tutte le potenzialità per diventare un... eroe di Segretissimo. Poi venne l’opportunità di Chance e il progetto si sviluppò in quel senso. Di tutte le storie di cui fu protagonista Julius, Braccio di ferro a Kalimatan era quella più lunga e più articolata. Quando si è trattato di progettare I romanzi di Action in collaborazione con la rivista digitale è proprio il testo che ho scelto per inaugurare la collana.

Ovviamente ci ho rimesso le mani e, all’inizio, avevo quasi pensato di adattarlo cambiando il protagonista che sarebbe diventato Chance. Però, rileggendolo mi sono accorto che era un romanzo legatissimo alla fine degli anni ‘80, con uno scenario spionistico ancora legato alla guerra fredda e alcuni particolari temporali che non avrebbero consentito di portare la vicenda oggi. Ho deciso così di mantenere il protagonista e la vicenda invariati. Alla fine non è questo che importa. Si tratta di un’avventura, prima di tutto.

 

Singapore, un’isoletta al largo del Borneo (Samaringa rinomina Kalimatan che ai tempi era il nome della location ma risultava troppo simile a Kalimantan che è poi il Borneo), un antico patto tra spie della Seconda guerra mondiale, intrighi del KGB e poi ninja, avventurieri, belle donne... insomma tutti quegli ingredienti che, quale che sia lo sfondo storico, rendono appassionante una vicenda.

Di fondo si tratta di un western-orientale, salgariano se vogliamo... Uno degli elementi che mi piacciono di più e che avrei sviluppato in altri romanzi (L’ombra del Corvo, Pista cieca, Quarto Reich) è il gruppo di duri costretti a collaborare per assicurarsi il “grisbì”. Chi legge con attenzione riconoscerà modelli cinematografici e letterari nel cast.

Poi c’era l’elemento giapponese: i ninja, il vincolo del Giri e tutta una problematica che umanizza il “cattivo”. In quegli anni leggevo molto Marc Olden che rimane uno dei migliori e meno conosciuti (in Italia) cantori dell’Asia avventurosa. All’epoca era un omaggio alla sua scrittura.

 

La versione edita da www.dbooks.it è stata rivista nella forma, riletta e resa più scorrevole come è giusto che sia a vent’anni di distanza. Ma, rileggendola, ho provato lo stesso entusiasmo che avevo quando l’ho scritta. E credo che questa sia la garanzia migliore per tutti voi.

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