Basta prendere in mano  "Avventurosi scrittori" perché il cervello cominci a viaggiare. Se lo si comincia a sfogliare, poi, il libro pubblicato dalla Qed, ci si rende subito conto che c'è tutto un mondo sotterraneo, sommerso, quasi occultato con intenzione, un mondo fatto di editoria poco diffusa, ma che ha grande coraggio, cultura e dignità. All'inizio di ogni capitolo del libro di Dario Pontuale c'è una nota. Difficilmente si leggono le note, è già tanto faticoso leggere un saggio piuttosto che un romanzo, figuriamoci leggere le note di un saggio. Note che quasi sempre hanno un linguaggio criptico, quasi un codice segreto: cfr, ibid, cit, pp, sgg. Ma non è così per il libro di Pontuale, le note del suo libro sono brevi e di veloce comprensione. Certo ogni codice, ogni linguaggio criptico in realtà, avendolo imparato a leggere diventa semplicissimo. Anche i geroglifici o la scrittura sumera. In fondo anche la scrittura è un codice, e alla fine un po' tutti siamo riusciti a farcela, o no? Comunque sia, le note ai capitoli del libro di Pontuale, che proprio capitoli non sono, rimandano a un altro libro edito qualche anno fa, rimandano al racconto o al romanzo poco conosciuto di uno scrittore famosissimo. Sono testi pubblicati da editori che si fa fatica a trovare in libreria, ma che invece meriterebbero più visibilità. Eppure di solito anche loro hanno un ottimo e grande distributore. Ma forse si preferisce tenere a scaffale, quello dei "Classici", che tra l'altro è sempre più piccolo nelle librerie della grande distribuzione, si preferisce tenere i soliti romanzi, quelli più famosi, oppure quelli che ci costringono a leggere a scuola. Ecco, quei libri di cui parla Pontuale si fa fatica a trovarli in libreria, e sicuramente non perché siano opere minori.

Se poi ci si avventura, nel libro di Pontuale, a dare un'occhiata alla bibliografia, anzi alle bibliografie, visto che ce ne sono ben sei, una per ogni autore di cui si parla, le case editrici che vengono segnalate sono ancora più introvabili, in certe librerie. E il settore in cui verrebbero relegate "Critica letteraria", delle volte nemmeno esiste. Sono le case editrici che si occupano di saggistica, diaristica, di biografie, di epistolari… ah, mondi sconosciuti. Peccato, le librerie della grande distribuzione sono sempre più distratte nei riguardi della qualità. Davvero un peccato, perché solo a leggere i titoli dei libri che Pontuale segnala e analizza, solo al suono dei nomi degli scrittori di cui parla, Stevenson, Melville, London, Kipling, Conrad e Salgari, si apre un mondo, si spalancano spazi sconfinati, saltano gli orizzonti. È un continuo perdersi e ritrovarsi e viaggiare e sognare e impallidire di fronte all'immensità della letteratura. Sono prefazioni, introduzioni, postfazioni, quelle di Pontuale, ma sono anche meraviglie, viaggi per mari immensi, profondità dell'avventura. Si può arrivare a sentire il vento che batte sulle vele, gonfiandole e percuotendole come tamburi. E si possono sentire voci urlate, scocca la vela! cazza la randa! e altre urla del genere. Quelle frasi che rimbombavano in testa da ragazzi quando si leggevano i libri d'avventura. Personalmente su un veliero non sono mai stato, ma a leggere i nomi di questi scrittori di cui ci parla Pontuale, tutte le volte sento gli schizzi delle onde oceaniche sul viso.

Ecco, il mio cervello è ormai andato per mare. La prima cosa che m'è venuta in mente, prendendo in mano il libro di Pontuale, è stata l'interno di una libreria impolverata, con gli scaffali pieni di libri non più in commercio, vecchi saggi bellissimi, approfonditi, che parlano di scrittura, di autori, delle loro vite avventurose, della loro arte, delle loro fatiche. Ma poi, sugli scaffali, ho cominciato a vedere qualche nuova pubblicazione, di quella editoria che cercano di nascondere nelle librerie. E dagli scaffali è cominciata a sgorgare acqua, a grondare sul pavimento, ho visto il mare, anzi no, era l'oceano. E lo sguardo si è aperto su un cielo immenso attraversato dai gabbiani e li ho sentiti emettere il loro verso caratteristico e poi m'è venuta in mente una vecchia sigla, cantata dai Procol Harum, Salty Dog, Lupo di mare, un filmato in bianco e nero, uomini con gli impermeabili che vengono travolti dall'acqua mentre cercano di manovrare il timone, onde che si rifrangono sullo scafo di una nave, che sembra stia per affondare, ma poi risale, la sigla finale di una trasmissione che si chiamava "Avventura" ed era inserita nella "TV dei ragazzi".

E pensate che tutto questo è successo solo prendendo in mano il libro edito da Qed e sfogliandolo un attimo. Perché è questa la magia dei libri, quelli veri, quelli pieni di energia, quelli che si sente subito che hanno qualcosa da dire. Lasciamola stare la vecchia idea dell'odore dei libri appena pubblicati, che profumano di colla, sì, è vero, anche questa edizione è bella profumata, ma non è questo il punto. Anche i libri che puzzano di polvere sono dei signori libri, soprattutto se nessuno vuole ristampare quelle storie e bisogna andarle a recuperare in vecchie edizioni. Ma un vero libro, un libro sincero, un libro come questo di Pontuale, come questo della Qed, fa sentire l'odore del mare, o del muschio di un bosco, o dell'umida caverna, o del tabacco appena fumato in una vecchia stanza. Fa sentire l'odore della narrazione.

A questo punto non vi aspetterete mica che vi parli dei saggi di Pontuale… no? di quello che scrive nei suoi preziosi interventi. Immaginate, io che parlo di un libro che parla di libri che parlano di avventura, in un gioco di scatole cinesi continuo. No, qui c'è solo da aprire il libro, come ho fatto io, e leggere, e poi aprire anche diversi altri libri, e leggere, e rileggere. Io Pontuale non l'ho mai incontrato di persona, ma l'ho conosciuto grazie ad un suo libro su Conrad, "Il baule di Conrad" si intitola, e grazie anche alla prefazione ad un libro di Jack London, "Il figlio del sole", presente anche in questa pubblicazione della Qed.

Sono analisi, queste di Pontuale, sono biografie, sono veri e propri saggi che ci parlano della vita di questi sei scrittori e ci parlano di romanzi come "Un colpo di fortuna", "Attraverso l'Atlantico in pallone", "La nave di vetro", "Il salvataggio"… ci parlano di avventura.

Ma attenzione, il romanzo d'avventura non è un genere letterario solo per ragazzi, anzi. Va letto soprattutto da adulti, si riscoprono o si scoprono per la prima volta, se non si è stati in grado di farlo da ragazzi, profondi simbolismi, grandi introspezioni dei personaggi, chiavi di lettura molteplici, riferimenti storici e letterari, in un continuo rimando.

Insomma, ragazzi, e ragazze, qui si parla degli autori di "Moby Dick", "Il Corsaro nero", "Cuore di tenebra", "Il libro della giungla", "L'isola del tesoro" e "Zanna bianca", autori che hanno viaggiato davvero, a parte Salgari, si parla delle loro opere, delle loro vite, della loro scrittura…

"Avventurosi scrittori" edito da Qed è un bel viaggio, ma è anche il trampolino per lanciarsi verso nuove letture o riletture. Fa venire voglia di leggere, di rileggere.

C'è una fiaba che i fratelli Grimm inserivano sempre in ogni pubblicazione delle fiabe che raccoglievano in Germania. E questa fiaba c'è sempre stata nelle varie ristampe delle loro raccolte, ne hanno fatte almeno sette prima di quella definitiva che raccoglie duecento fiabe. La storia, che hanno sempre messo per ultima, si intitola "La chiave d'oro". È brevissima.

Un ragazzo trova una chiave d'oro nel bosco, e poco distante c'è una scatola di ferro. Deve esserci qualcosa di grande valore, pensa il ragazzo che l'ha trovata e così la apre. Beh, conclude la fiaba, adesso dobbiamo aspettare che sollevi il coperchio per sapere quali grandi meraviglie la scatola contiene… Ed è così che finisce la fiaba.

Ecco, il libro di Dario Pontuale è la scatola di ferro. Andatela a cercare e apritela, e vedrete che si aprirà un mondo bellissimo, subito, senza bisogno di aspettare molto, non c'è bisogno che vi dica altro.