Arriva distribuito da Iris Film e dopo due anni di travaglio, Sono viva, opera prima di Dino Gentili e Filippo Gentili con la partecipazione di Giovanna Mezzogiorno.

Il film nasce come progetto low budget e, pur essendo in corso da due anni, solo ora può uscire per il grande pubblico, vantando la partecipazione a numerosi festival, tra cui il London Film Festival e il Noir in Festival di Courmayeur, per alcuni problemi legati ai finanziamenti.

La produttrice Laura Cafiero racconta: "Il film fu finanziato con la legge Veltroni. Quando venne cambiata da Urbani furono mandati a casa tutti i film precedentemente finanziati. Così, dopo traversie varie contro il Ministero, Dino e Filippo hanno negoziato per far subentrare un nuovo produttore che li finanziasse..."

Protagonista del film Rocco (Massimo De Santis) operaio che vive nella precarietà, di poche parole e un po' depresso. Un giorno l'amico Gianni gli propone un piccolo impiego facile e ben retribuito: sorvegliare per una notte, in una villa fuori città, il corpo di Silvia, la figlia prematuramente scomparsa del ricco uomo d'affari Marco Resti (Giorgio Colangeli). La nottata, però, sarà tutt'altro che tranquilla, Rocco si troverà coinvolto nelle vicende della famiglia Resti e nel mistero che avvolge la scomparsa della giovane. Una notte movimentata, quindi, per Rocco che nel frattempo incontra anche una gentile barman (Giovanna Mezzogiorno) verso cui prova una certa simpatia.

"La prima scintilla di questo film - dicono i due fratelli registi, ovvero Filippo, laureato in filosofia teoretica, e Dino in Storia del Teatro Francese - è stato un classico come L'Asino d'orò di Apuleio che racconta appunto, tra le altre storie, quella di un soldato che veglia un cadavere. Da questo inizio classico siamo poi passati a suggestioni generazionali e al tema del precariato e della famiglia". Giovanna Mezzogiorno confessa invece come, nonostante i due registi siano due suoi cugini, abbia chiesto lei entrare a fare parte di questo film: "Mi aveva affascinato l'atmosfera alla Dylan Dog che si respira e perché poi tutti i personaggi sembrano appesi a un filo".

La trama del film ruota attorno a due personaggi: Rocco e il corpo di Silvia, che, pur nella sua staticità, crea il fulcro dei rapporti tra tutte le persone che in un qualche modo gli sono legate. Giocando sull’elemento cinematograficamente horror di un cadavere che lo spettatore aspetta di vedere alzarsi e animarsi, i due registi riescono con delicatezza e senza morbosità a raccontare l'elaborazione del lutto da parte dei vari familiari, fino alla scoperta finale del mistero.

Un debutto interessante, quindi, per il cinema italiano, che troppo spesso è vittima della burocrazia del nostro paese, ma che questa volta ha vinto la scommessa contro la farraginosa macchina dei finanziamenti, in nome di un lavoro che farà parlare di sè.