Cosa c’entra un film western degli anni Settanta interpretato da Charles Bronson con gli pseudobiblia? Probabilmente gli spettatori dell’epoca, a fine film, si chiesero il contrario: cosa c’entrava quella pellicola con il western? Stesso discorso vale per il romanzo omonimo: inizia come un western ma finisce secondo i dettami della migliore letteratura da “libri falsi”.

A metà degli anni ’70 Frank D. Gilroy pubblica il romanzo “From Noon Till Three” (inedito in Italia): forse fu la fama di drammaturgo, più che di romanziere. o forse fu il fatto che la storia sembrava cucita addosso al duo d’attori composto da Charles Bronson e la moglie Jill Ireland, comunque nel 1976 vide la luce la versione cinematografica del romanzo, “Da mezzogiorno alle tre” (From Noon Till Three), sceneggiata e diretta da Gilroy stesso. Come si diceva, il film può sembrare un western, ed inizia anche come tale, ma poi diventa in tutto e per tutto una storia in cui un libro acquista talmente tanto potere da modificare la realtà: come in un racconto fantastico o comunque una delle opere che si basa su pseudobiblia, la pellicola racconta l’inevitabile crollo della realtà di fronte alla fiction, alla finzione letteraria.

Graham (Charles Bronson) e la sua scalcinata banda di fuorilegge stanno cavalcando verso una città per rapinarne la banca. Perdono un cavallo lungo la strada, e si fermano presso una casa per chiedere (o meglio, rubare) un cavallo per continuare il viaggio. Amanda (Jill Ireland), che lì vive sola, tiene fronte ai banditi, e Graham non ha il coraggio di forzarla: aver perso il cavallo e i sogni funesti che lo perseguitano lo convincono a rimanere a casa della donna mentre i banditi continuano verso la città.

Nella casa, inaspettatamente, i due vivranno ore felici, arrivando addirittura ad innamorarsi. Giungono notizie funeste, però, dalla città: la rapina è finita in un bagno di sangue, e alcuni banditi stanno ancora fuggendo. Amanda convince Graham che deve salvare i suoi amici, quando invece lui non ne ha affatto voglia. Riconosciuto come appartenente alla banda, Graham riesce a sfuggire scambiando gli abiti con un tizio che gli assomiglia. Scopre però che quel tizio aveva una taglia sopra la testa, e Graham si vedrà costretto a passare i seguenti anni in carcere, per crimini non commessi.

Credutolo morto, Amanda commuove tutto il paese col racconto del suo amore per il bandito, sbocciato in poche ore. Viene avvicinata da uno scrittore che le propone di trasformare in romanzo quella storia: il libro che ne nasce, intitolato “Da mezzogiorno alle tre”, racconta esattamente quanto finora esposto, e diventa in brevissimo tempo un best-seller di fama mondiale.

Vetrina con il libro di Amanda
Vetrina con il libro di Amanda
Il successo è così travolgente - nove ristampe in brevissimo tempo! - che giunge perfino in carcere, dove Graham scopre così l’accaduto. Appena uscito ovviamente raggiunge Amanda per svelarle che non è affatto morto, che finalmente possono coronare la loro storia d’amore. Ma dovrà vedersela con un nemico invincibile: la finzione letteraria!

Il Graham del romanzo, infatti, non assomiglia in niente al Graham in carne e ossa. «È stato l’uomo più bello che abbia mai incontrato» dice Amanda: che speranze ha l’attempato e consumato galeotto di riconquistare il cuore della donna? Tutto il mondo si è commosso al pensiero che un amore sbocciato in poche ore abbia avuto esito tanto tragico quanto quello dei più grandi classici della letteratura, e anche se alla fine la donna si rende conto che chi ha davanti è veramente l’uomo che amò anni prima, vuole lo stesso che egli se ne vada. «Dobbiamo separarci per far sì che il nostro amore, che molti paragonano a quello di Romeo e Giulietta, possa essere d’ispirazione per le generazioni future.»

A nulla varranno le intenzioni serie dell’ex bandito: vuole andare a Boston a fare il banchiere e far vivere dignitosamente la donna come sua moglie... come può competere quest’immagine con l’amore tragico e immortale del romanzo? Di fronte ad un aut-aut, Amanda rimane fedele alla fiction: si uccide per evitare di infangare la leggenda che ha costruito, assurgendo a mito letterario.

A Graham non resta che penare nel limbo dell’irrealtà reale: nessuno crede che egli sia chi afferma d’essere, perché ora esiste solo il personaggio letterario, un gentiluomo altissimo e bellissimo. Finirà i suoi giorni in un manicomio, convinto com’è d’essere quel Graham che in realtà - purtroppo - è realmente.

Charles Bronson e Jill Ireland
Charles Bronson e Jill Ireland
Malgrado il film non sia fra i più riusciti, il rapporto con la finzione letteraria è dei migliori, e oseremmo dire che anticipa alcuni temi - con le dovute cautele - de “Il seme della follia” (In the Mouth of Madness, 1994) di John Carpenter, dove è un libro a creare la realtà.

Il rapporto fra il vero Graham e il suo corrispettivo letterario può essere espresso citando il geniale titolo di Lorenzo TintiUomini e tòpoi” (Bibliomanie.it n. 7, 2006), squisito gioco di parole fra il romanzo “Uomini e topi” di John Steinbeck e i tòpoi, gli archetipi letterari. Il Graham letterario è un bandito dal cuore d’oro, un fuorilegge che segue i propri princìpi e vive secondo le proprie regole, che ama con ardore e passione, «l’uomo più bello che abbia mai incontrato»: come può un uomo reale competere con quest’immagine? Di sicuro il vero Graham non può, e rimane vittima di una realtà che preferisce credere alla sua immagine piuttosto che alla sua vera natura.