Racconti d’autore…

 

Notti senza sonno di A.A.V.V. a cura di Jeffery Deaver, Rizzoli 2010.

Prefazione di Otto Penzler. Venti autori per venti racconti: Ayres, Bissell, A.Burke, J.L.Burke, Carlson, Connelly, Corbett, Hayes, Hogan, Howard, Kantner, McClure, Munro, Oates, Pizzolatto, Powell, Rohn, Rusch, Tel, Tran. Aggiungo traduttori coi fiocchi.

Diciamo subito che prenderne in considerazione uno per uno richiederebbe troppo spazio e finirei anche per annoiare il lettore. Ne faccio una “summa” così in generale, cercando di mettere in luce gli aspetti che più mi hanno colpito.

Intanto la montagna. E’ spesso tra le montagne che si svolgono gli eventi, dove si nascondono foschi segreti, come al Cottage degli Orsetti. Qui nasce il sospetto che aumenta con la lettura di un quaderno, con l’ascoltare e l’osservare fino all’esplosiva scoperta finale. Ed è proprio il silenzio assoluto della montagna e la ricerca della solitudine un tesoro da preservare e da difendere con tutte le forze. Ci sono “troppe persone a questo mondo” per Quentin Ghlee,  nessuno può contaminarla, nessuno può portargliela via, nemmeno un ragazzo che chiede aiuto.

Altro elemento che accomuna diversi racconti è il carcere con la sua vita, le sue terribili regole alle quali si deve sottostare. E dunque la violenza, il duro lavoro, i ricordi, la compagnia di una chitarra per cantare “The Wild Side of Life”, la pioggia, i fulmini, il tornado, il mondo di merda, il fiume liberatorio. Il carcere, dicevo, come punto di paragone con il mondo esterno. Ma se questo mondo esterno è una discarica infinita a cielo aperto, simbolo stesso dello stato che abbandona i poveri, allora per l’ex carcerato Daniel Cargo al diavolo il denaro, meglio l’aria pulita del carcere. Perché uscire da lì significa anche riprendere a fatica i rapporti con gli altri, specialmente con il proprio figlio “grassone sfatto”, sbirro tossicodipendente.

Altro elemento da sottolineare: la famiglia. Ovvero il rapporto mostruoso tra moglie e marito delineato splendidamente dalla Oates attraverso una lettera, l’ultima lettera di Lauri Lynn al “Caro marito” in cui viene fuori in una forma drammaticamente ironica tutta una vita di umiliazione e sottomissione. In questo contesto ritroviamo anche l’indimenticabile Harry Bosch del nostro Connelly alle prese con la morte di un bambino handicappato per il caldo in una macchina. Dimenticanza, incuria o precisa intenzione del genitore?

E poi l’uomo qualunque che si mette nei guai, Il Vendicatore dei torti subiti, l’eroismo di una prostituta polacca negli Emirati Arabi, l’impossibilità di riscatto di un’altra prostituta, un lungo viaggio alla ricerca di talenti del baseball, storia dell’uccisione di J.Edgar Hoover, direttore dell’FBI e dei suoi temibili dossier, l’uomo più strano del mondo e il ribaltamento delle aspettative, le peripezie di Kent continuamente accusato dalla polizia di stupro e assassinio. Eccetera, eccetera, eccetera…Ora macchiati dai sentimenti perversi dell’animo umano, ora sollevati e alleggeriti da quelli più nobili, ora mischiati in un tourbillon di sorprese per il lettore, insieme alla ludica voglia di raccontare che a volte supera e travalica la stessa struttura del testo.

Una antologia forse troppo “eterogenea” che non segue un filo logico se non quello della bellezza dei racconti stessi. Perché la qualità stilistica degli autori non si discute. Ognuno con il suo stile, si capisce, ma con un comune denominatore: il rispetto per la parola. Scontato, dirà qualcuno, se sono dei professionisti, ma mica tanto scontato se vedo in giro un uso esorbitante del linguaggio da far paura. Qui  tutto è soppesato e preciso, niente funambolismi retorici, niente vani sproloqui. La parola è trattata con affetto e con rispetto. Era l’ora.