Uno sciopero generale delle forze dell'ordine. La città abbandonata a se stessa. La Brigata Camporosso che decide di scoprire la verità per riportare l'ordine. La guerriglia urbana. Amicizia. Tradimenti. Sangue e distruzione.

Questo e molto altro nel romanzo La metropoli stanca, che conferma Francesco Gallone autore della nuova generazione di noiristi milanesi.

Un romanzo esagerato, strabordante, denso di tematiche, di personaggi, di spunti, impossibile da definire. Un noir fantapolitico, forse, ma alla fine le etichette lasciano il tempo che trovano.

Pagine di eventi, tanto duri ed esasperati quanto verosimili e potenzialmente reali, soprattutto fermandosi ad ascoltare i telegiornali di questi tempi.

Un romanzo epico a suo modo, che narra le gesta di nuovi eroi un po' sfigati, che lottano contro un neo- Olimpo di dei deviati.

Un romanzo sopra le righe, coraggioso e nero, che sorprende il lettore, annulla le etichette, prende e affatica, lascia infine senza parole.

Proprio per questo scrivere queste righe di recensione mi mette a confronto con una certa ansia da prestazione. E' davvero impossibile spiegare in pochi paragrafi tutto quello che il volume contiene, è difficile dipingerlo in pochi tratti e renderne davvero le tinte.

Milano è stanca, si lascia andare, dismette i panni di grande metropoli all'avanguardia e si sgretola, un pezzo per volta, sotto i colpi di bande rivali, di neo nazisti in cerca di successo, di criminali di piccola e grande tacca, di ogni etnia che si organizza per difendere il proprio territorio.

Gallone racconta infatti la Milano dei sobborghi, delle periferie, la Milano buia di parco Sempione di notte, della comasina e dei kebab, dove si muove

una fauna variegata, su cui emerge la Brigata Camporosso, reduce dalle avventure di Milano è un'arma, che si rimette insieme alla meno peggio, contro sospetti, invidie e dubbi, perchè i nostri eroi non sono più quelli che erano e devono fare i conti con il tempo passato.

Un romanzo ironico, duro, asciutto, nonostante l'abbondanza, forse poco chiaro per chi non avesse letto l'opera prima di Gallone, sicuramente godibile e intenso, e, proprio per questo, impegnativo e mozzafiato. Il lettore evita i colpi d'arma da fuoco, tiene duro con il Gatto, condivide i dubbi di Camporosso, corre in cerca di un riparo e, alla fine, tira un grande sospiro di sollievo...

In conclusione poche semplici parole: Francesco Gallone si è fatto aspettare prima di uscire con la sua seconda opera, ma ne valeva la pena!