Di tutti e di nessuno di Grazia Verasani, Kowalski 2009.

Giorgia Cantini, single poco più che quarantenne, ha un’agenzia di investigazioni a Bologna. Deve seguire, su richiesta della madre Edda Fraschi, una giovane, Barbara, che ha smesso di frequentare la scuola senza un motivo apparente. Nello stesso tempo Franca Palmieri, una specie di indovina di tarocchi e di fondi di caffè, viene trovata uccisa in un giardino con fendenti alla schiena ed al volto. Giorgia se la ricorda come la Ragazza dei Rospi che si offriva ai giovani e che abitava nel suo quartiere di quando era ragazza. E dunque si interessa anche di questo caso con l’aiuto di Luca Bruni, funzionario capo della Sezione Omicidi.

Andando avanti si compone la figura della nostra detective: sorella impiccata, madre morta da tempo, padre con nuova moglie, si sposta su una Citroën, fuma Camel, in preda ai ricordi del passato, della madre che amava la cultura francese, dei suoi amori più o meno fortunati, della sua musica, delle sue letture con i grandi scrittori e filosofi a farle compagnia. Riflessioni sul presente, sulla vita, sull’amore, sul dolore dei luoghi che non si riconoscono più perché cambiati. Un’atmosfera un po’ uggiosa, sfumata, in una Bologna però sempre bella, bellissima con  ““con le sue penombre, i suoi cieli chiusi, i nascondigli, gli orti”. E se c’è un po’ di sesso si prende così come viene viene e il maschio di passaggio non ci fa bella figura.

Ad aiutarla nel suo piccolo ufficio Genzianella la cui madre piange tutto il giorno perché “il marito è scappato con la badante russa di un vicino” (piccolo squarcio di ironica realtà), pizzicotti alle sottane che cinguettano intorno allo scrittore famoso di turno.

E poi il tema sulla violenza alle donne e il problema della loro tutela, il senso dello sforzo vano, che non va bene niente ma bisogna resistere e insistere,  stacchi tra il bar Felicita e le varie trattorie dove si parla, si osserva, si riflette. Sesso e amore, sesso e amore (non manca quello fra gay)  e Franca Palmieri che si erge su tutti.

Un primo finale bello e toccante. Un secondo finale per sorprendere il lettore che sciupa un po’ l’atmosfera  di intima commozione che si era venuta a creare. Come inserire una nota più alta dove non è più possibile. Peccato.