Il giallo ha la capacità di tenerti letteralmente incollato a una seggiola con il fiato sospeso. Amo essere spaventato e non accorgermi che ho già letto 350 pagine di un libro e continuare ad andare ad avanti finchè non l’ho finito. Spesso non mi accorgo di quello che mi succede intorno, tanto sono preso da certe storie.

L'intervista integrale di Marilù Oliva a Luca Crovi è in rubriche/8771

Benvenuto Luca. Mi incuriosiscono molto i tuoi studi: sei laureato in Filosofia con una specializzazione in storia antica e una tesi sull’imperatore-filosofo Marco Aurelio: cosa ti ha appassionato di questo personaggio?

Tutto è partito per caso, avevo proposto originariamente per Antichità Romane una tesi sulla cultura alimentare nel mondo romano e mi ci ero anche buttato sotto nelle ricerche. Poi il professor Belloni che me l’aveva accettata è andato in pensione e il suo sostituto ha cominciato a cavillare su quello che stavo scrivendo. Così mi sono trovato a dover cercare una valida alternativa di tesi sostitutiva e ho scelto di bussare alla porta di Giovanni Reale, il grande maestro della filosofia antica che era stato in assoluta il docente che avevo più seguito all’Università, data la sua carica magnetica durante le lezioni. Così mi sono fiondato nel suo ufficio proponendogli una tesi su Seneca, convinto che essendo un autore latino avrei faticato meno. E invece mi sono scontrato con una mole di documentazione incredibile. Mentre stavo per sprofondare nello sconforto da ricerca bibliotecaria ho incontrato Reale nei corridoi dell’Università Cattolica che mi ha detto: “allora come va?”. Davanti alla mia titubanza mi ha detto a muso duro: “Ma lei lo ha mai letto Marco Aurelio?”. Io timidamente ho detto che no, l’avevo solo un pochino studiato sul manuale di filosofia antica. “Si regali una copia de ‘I pensieri’, la legga e poi mi dica cosa ne pensa”, ha ribattuto lui. Posso dirti che appena ho comprato il libro è stato come scoprire un universo che fino ad allora mi era rimasto sconosciuto. Ho conosciuto un uomo dalla grande sensibilità morale che è stato al contempo un romano, un imperatore e un filosofo. Un individuo capace di lottare al contempo con la malattia che lo minò fin agli ultimi giorni della sua vita, con gli intrighi di corte che combattè per tutta la vita e con il perenne mutare della realtà rispetto alla quale l’uomo non è nulla. Nella raccolta dei suoi pensieri che costituisce il suo personale diario interiore Marco Aurelio riesce a sconfiggere con il lume della sua morale qualsiasi avversità che possa attaccare l’uomo. Persino la morte e il dolore sono per lui sopportabili perché non riusciranno mai a scalfire la forza interiore di un uomo retto. Mi sono divertito e appassionato molto a studiarlo e tradurlo dal greco. Ho persino scritto una monografia su di lui che a causa della cancellazione editoriale di una collana di biografie letterarie non è mai uscita. A tutti gli effetti quello su Marco Aurelio è stato il mio primo libro, ne sono uscite solo alcune parti sulla rivista “Aevum” e su un paio di riviste universitarie americane. Nel tempo Marco Aurelio mi ha sempre portato fortuna e mi è piaciuto vederlo sullo schermo interpretato da Richard Harris ne “Il gladiatore” (la sua figura è fisicamente e filosoficamente credibile anche se storicamente quello che racconta il film è falso, non morì infatti assassinato dal figlio) e sono rimasto strabiliato quando al cinema Hannibal Lecter suggerisce a Clarice Sterling ne “Il silenzio degli innocenti”: “Semplicità agente Sterling, semplicità come sosteneva Marco Aurelio”. Marco Aurelio è stato nel tempo l’unico imperatore studiato e rispettato da principi, monarchi, pensatori e serial killer letterari. I suoi “Pensieri” (o “a se stesso”) sono ancora oggi una lettura illuminante per chiunque affronti con coraggio la vita.

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