Ascoltando la sua storia, si capiscono molte cose della Cina contemporanea che solitamente non emergono dai libri. Stiamo parlando di He Jiahong, docente di diritto alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università del Popolo e scrittore di romanzi, ospite ieri all’Istituto di Cultura dell’Ambasciata d’Italia a Pechino.

Il professor He è pechinese puro sangue. Durante la rivoluzione culturale, a soli sedici anni, parte volontariato per andare ad imparare dai contadini, nelle zone rurali. Fiero comunista e convinto della rivoluzione, resta nelle campagne per ben sei anni, durante i quali legge i classici del socialismo maoista e sovietico, ma anche la letteratura russa e francese come “Anna Karenina” di Lev Tolstoj e “I Miserabili” di Victor Hugo. Torna poi a Pechino a lavorare come operaio. La storia della sua carriera da scrittore e uomo di legge è anche una storia d’amore. Storia che, una volta tanto, finisce bene.

È infatti al termine della Rivoluzione Culturale che conosce una ragazza della quale si innamora. Sfortunatamente la famiglia di lei è contraria ad ogni relazione. Jiahong non si dà per vinto, lavora e studia da solo, decide di iscriversi all’università. Cosa per lui non facile in quegli anni: è infatti nipote e figlio di ufficiali del Guomin Dang, il Partito Nazionalista uscito sconfitto dalla guerra civile contro i comunisti di Mao Zedong. Inizia a scrivere i primi racconti e romanzi, senza venire però pubblicato. Ma la tenacia e lo zelo lo premiano: è il 1983 quando si iscrive alla facoltà di legge dell’Università del Popolo. Lettura e studio sembrano oramai il suo forte, ottiene il master nel 1986 e il dottorato di ricerca nel 1993, alla Northwestern University, negli Stati Uniti. Nel frattempo ha anche realizzato un altro sogno: sposare la ragazza di cui si era innamorato molti anni prima.

Oggi è professore ordinario all’Università del Popolo e membro dell’Associazione degli Scrittori Cinesi. Anche lui, come il magistrato e autore di polizieschi italiano Giancarlo De Cataldo, non tende a separare le due professioni: nel suo caso infatti un mestiere aiuta l’altro e viceversa, sfrutta tutte le conoscenze tecniche dell’uno per “servire” l’altro. Essere docente di diritto e studiare casi giudiziari è infatti un grandissimo vantaggio per chi scrive gialli e polizieschi.

Infatti il suo approccio da giurista traspare evidente nel suo unico romanzo disponibile in italiano, La Donna Pazza (Mursia, 2007), in cui l’autore, manifestando una profonda conoscenza delle procedure giudiziarie riesce anche a conferire uno spessore elevato al protagonista: investigatore privato che per indagare il caso si interroga sui rapporti tra morale sociale e psicologia del comportamento, ben cosciente che per una incriminazione formale (a maggior ragione poiché si tratta di una revisione di un caso con un innocente dichiarato colpevole 10 anni prima) dovrà ricorrere ad una ferrea logica dimostrabile.

Riflettendo ad un livello più alto sui livelli di giudizio e possibilità di revisione dei casi contemplati dal sistema giudiziario cinese, l’investigatore ritiene che il sistema cinese sia ancora un sistema “giovane” e come tale deve ancora maturare. Solo attraverso la correzione degli errori del passato, il sistema può crescere. Questa opinione oltre ad essere stata ribadita dall’autore durante l’incontro, viene sostenuta spesso nel libro in cui un presidente di tribunale si spinge a dire “nel nostro mestiere nessuno può affermare di avere ragione al cento per cento. Se risulta che sono stati commessi errori spetta rimediare a qualunque prezzo”.

Fiducia nel sistema o prezzo da pagare nei confronti del partito affinché i suoi libri, pur parlando di inquinamento deliberato di prove da rappresentanti delle istituzioni ed abusi di potere da parte di ufficiali locali, possano essere tranquillamente pubblicati? L’autore durante l’incontro ha risposto a riguardo chiarendo che riceve molte più revisioni quando pubblica testi giuridici (da parte della casa editoriale) che nel caso dei romanzi i cui temi non considera tanto scottanti da essere censurati. Anche il sistema giudiziario cinese dunque è in marcia per uno sviluppo? He Jiahong giurerebbe di si.

- Il sito di He Jiahong

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