A questo punto è opportuno citare “Il Demone Oscuro” (The Dark Demon), racconto apparso nel novembre 1936 su “Weird Tales” (e raccolto nel ’75 nell’antologia “Colui che apre la via”), in cui Robert Bloch, già citato per il “De Vermis Mysteriis” e famoso per il romanzo “Psyco”, mette in atto un divertissement letterario che già aveva accennato Thomas Carlyle con il “Sartor Resartus” e che verrà ripresa da autori futuri come Stanisław Lem e infine reso perfetto stilisticamente da Jorge Luis Borges. Nel racconto in questione, infatti, Bloch analizza la vita di un autore immaginario (Edgar Gordon) attraverso la sua opera letteraria inesistente!

«Non è mai stata messa per iscritto, prima d’oggi, la vera storia della morte di Edgar Gordon. Anche perché nessuno, eccetto me, sa che è morto: la gente si è gradualmente dimenticata dello strano e cupo genio le cui storie arcane un tempo erano così popolari fra gli appassionati del fantastico in ogni paese». Questo l’affascinante incipit del racconto, che fa da introduzione alla vita (anche letteraria) di questo fantomatico Edgar Gordon (il cui nome fa pensare ad Edgar Allan Poe, mentre il cognome a Gordon Pym, la di lui più famosa creazione).

La storia dà all’autore la possibilità di citare pseudobiblia a piacimento per poi recensirli. «Egli mi raccontò come aveva sognato ciò che sarebbe poi diventato il suo famoso racconto “Il Doccione”»; «Il suo primo romanzo, “Il Magro Notturno”, fu un fallimento, a causa della morbosità del tema». Sì, i romanzi di Gordon sono morbosi, semplicemente perché, a detta del protagonista recensore, «Tutte le storie scritte da Edgar Gordon erano frutto dei suoi sogni!»: ovviamente, si sta parlando di incubi.

Robert Bloch
Robert Bloch
Non è certo una novità lo scrivere storie il cui soggetto è nato da un incubo, anzi forse è fra le “ispirazioni” più comuni. «H.P. Lovecraft - scrive Bloch - aveva prodotto un certo numero delle sue splendide storie ispirandosi a una fonte analoga. E naturalmente Coleridge aveva avuto la visione del suo “Kublay Khan” in un sogno. La psicologia è piena di esempi che testimoniano la possibilità di simili ispirazioni notturne».

È famosa la storia del poema “Kublai Khan”, che Samuel Coleridge sognò in forma completa e che riportò su carta appena sveglio; purtroppo, però, distratto da un visitatore inopportuno fu costretto a lasciare l’opera incompleta perché ormai il ricordo del sogno era svanito. Racconta il poeta stesso «Scoprii con non poca sorpresa e mortificazione che se anche serbavo vagamente la forma generale della visione, il resto, salvo una decina di versi sciolti, era sparito come le immagini sulla superficie d’un fiume quando si getta una pietra nell’acqua, senza però che alla fine, ahimè, queste si ricomponessero». Queste parole di Coleridge sono citate da Borges nel 1952, quando scrive “Il sogno di Coleridge” (raccolto in “Altre inquisizioni”), dove parla di quegli autori che hanno preso ispirazione dai sogni. (E dove racconta che paradossalmente Kublai Khan in persona costruì il suo palazzo basandosi su un progetto che aveva sognato, forse lo stesso sogno che secoli dopo avrebbe “raggiunto” Coleridge)

Il riferimento a Borges non è casuale, perché solo otto anni dopo “Il Demone Oscuro” di Bloch, l’autore argentino (di cui non si hanno prove che conoscesse il racconto citato) scrive “Pierre Menard, autore del «Chisciotte»”, dove usa lo stesso escamotage letterario parlando della vita e dell’opera dell’inesistente Pierre Menard. (Di quest’opera si parlerà più avanti)

Lo pseudobiblion di Edgar Gordon su cui si sofferma Boch è “L’Anima del Caos”, che «incidentalmente, fu uno dei suoi quattro libri pubblicati privatamente». All’epoca del libro Gordon è ormai un autore tarato fisicamente, che ha abbandonato i rapporti con quasi tutti i suoi vecchi amici e colleghi. Ossessionato dalla morbosità dei propri sogni, che comunque gli hanno fatto da ispirazione e ne hanno decretato il successo letterario, l’autore compie il salto finale: rende “reale” ciò che scrive! Attraverso proprio “L’Anima del Caos”, i demoni che affollano gli incubi di Gordon cominciano ad avvicinarsi alla nostra realtà e a cercar di prendere possesso dell’autore stesso.

Ogni capolavoro letterario, infatti, ha “usato” l’autore per passare dal mondo “iperuranio”, dal mondo delle idee, alla realtà oggettiva: questo è il percorso che compie il Demone Oscuro, usando Gordon per manifestarsi attraverso il libro da lui scritto. «Egli mi parla nei sogni. Mi ha detto di scrivere i miei libri e di distribuirli fra coloro che sanno. Quando verrà il momento, noi ci uniremo e riveleremo alcuni segreti del cosmo che gli uomini hanno appena intuito o sfiorato nei loro sogni»: queste le disperate parole dello scrittore, di un autore che sta diventando vittima ed obbligato artefice della propria creatura...

«Questo mondo è soltanto una piccola isola nel buio mare dell’infinito, e vi sono orrori che turbinano tutt’intorno a noi. Intorno a noi? Diciamo piuttosto fra noi. Io lo so poiché li ho visti nei miei sogni, e vi sono più cose in questo mondo di quante il buonsenso riuscirà mai a riconoscere». Queste poche righe è tutto quanto ci è dato di sapere de “L’Anima del Caos”, così come della morte di Gordon sappiamo solo che le sue fattezze fisiche non erano più le sue, ma quelle... di un Demone Oscuro!