Merita una menzione, in questa rubrica, il “Catalogo dei libri del conte di Fortsas”, che non è propriamente uno pseudobiblion, bensì una lista di pseudobiblia (alla maniera di Rabelais) inventata per scherzo e spedita, con fare burlesco, ai principali bibliografi, bibliofili e librai di Francia e Belgio. Un gioco, sì, che però ebbe esiti inaspettati: la lista venne ritenuta veritiera e una preziosa fonte per conoscere titoli fino ad allora sconosciuti!

L’autore dello scherzo («une pure espiéglerie d’écolier», una birichinata da scolaro, nelle sue parole) è il maggiore dell’esercito in pensione Renier-Hubert-Ghislain Chalon (1802-1889), presidente della Società dei Bibliofili Belgi e stimato autore di saggi sulla numismatica. Questo rispettato ed integerrimo intellettuale decise di divertirsi alle spalle dei bibliofili suoi amici e colleghi scrivendo un libello di dodici pagine e spedendolo, il 10 agosto del 1840, ai diretti interessati. Il titolo è chilometrico: «Catologue d’une très-riche mais peu nombreuse collection de livres provenant de la bibliothèque de feu M.r le Comte J.-N.-A. de Fortsas, dont la vente se fera à Binche, le 10 août 1840, à onze heures du matin en l’étude et par le ministère de M.e Mourlon, Notaire, rue de l’Église n.° 9». Ovviamente, in seguito, viene ricordato con il decisamente più breve “Catalogo dei libri del conte di Fortsas”.

Il libello, con sole 60 copie di tiratura e venduto a cinquanta centesimi, era nato per scherzo ma ebbe l’effetto di una tempesta: si presentava infatti come una lista di titoli facenti parte di una biblioteca che veniva messa all’asta a causa della dipartita del suo proprietario, Jean Nepomucene Auguste Pichauld, conte di Fortsas. La figura di questo fantomatico conte Fortsas, che «non accettava sui suoi ripiani che opere sconosciute a tutti i bibliografi e cataloghisti», infiammò gli animi di molte più persone di quante l’autore della burla avesse preventivato. Chalon, infatti, inventò per il suo conte una biografia davvero affascinante, che merita di essere riportata: «nato il 24 ottobre 1770 nel suo castello di Fortsas, vicino a Binche nell’Hainaut [nel Belgio centrale], è deceduto, il 1º settembre 1839, nello stesso luogo della sua nascita e nella stanza dove aveva compiuto 69 anni il giorno prima. Insieme ai suoi libri, aveva visto (o piuttosto non aveva visto) passare trenta anni di rivoluzioni e di guerre senza muoversi un istante dalla sua occupazione preferita, senza uscire in qualche modo dal suo santuario. È per lui che avremmo dovuto creare il motto: “Vitam impendere libris”».

Un conte che, come lascia intendere il motto, ha speso la vita per i libri, deve sicuramente aver messo le mani su titoli tanto unici quanto segreti. L’effetto a catena fu inarrestabile. Molti bibliofili, per non sfigurare, cominciarono a far sapere che non solo conoscevano gran parte dei titoli citati, ma che addirittura ne possedevano alcune copie. Giuseppe Fumagalli, nel suo “Delle biblioteche immaginarie” (1892), racconta che «il presidente De Gerlache, bibliofilo di merito, spinse l’ingenuità fino ad affermare per le stampe che il catalogo Fortsas indicava a torto come unici dei volumi, dei quali egli possedeva altri esemplari!!».

La famiglia dei principi di Ligne scoprì che nella fantomatica biblioteca del conte Fortsas era presente un libro scritto da un proprio avo dal titolo “Le mie campagne nei Paesi Bassi, con l’elenco, giorno per giorno, delle fortezze che ho vinto all’arma bianca. Stampato da me solo, per me solo in un solo esemplare, e per evidenti ragioni”: i detti principi fecero di tutto per partecipare all’asta, per comprare (e far “sparire”) un libro imbarazzante per la propria famiglia.

Questo non fu un caso isolato, perché grandi famiglie aristocratiche fecero pressioni per partecipare all’asta e mettere le mani su alcuni titoli ghiotti.

Racconta sempre Fumagalli: «Il Barone di Reiffenberg, conservatore della biblioteca Reale di Bruxelles, scrisse perfino al ministro, chiedendo di essere autorizzato a portarsi in persona a Binche per comprarvi 34 volumi».

Chalon capì che la sua burla era andata troppo oltre, e decise di mettervi un freno. Non si azzardò, però, a confessare pubblicamente il suo scherzo: inviò agli interessati una semplice lettera avvertendoli che l’asta non avrebbe più avuto luogo perché la città di Binche aveva deciso di acquistare in blocco l’intera biblioteca...

Ad onor del vero va citata una voce fuori dal coro. Nella riproduzione del catalogo Fortsas fatta a Bruxelles nel 1865 viene citato come autore della burla Henri Delmotte (1822-1884), notaio di professione ma poeta e narratore per passione, nonché compaesano di Chalon: nessun'altra fonte attesta questa paternità.

In chiusura, vale la pena riportare alcuni titoli contenuti nel catalogo che, per la loro dose di humour, avrebbero dovuto far nascere molti dubbi sulla loro autenticità...

«Memorie di un anonimo su tutte le arti e le scienze che non sono state ancora inventate, con un indice copioso di tutti gli autori che avrebbero scritto su di esse se le avessero conosciute».

«Abbecedario degli asini balordi, di Maestro Cristoforo, stampato su carta da lettere, senza pagine né parole».

«Leberwurst Erhard: Trattato dei salami affumicati. Con una memoria sul modo di cacciare le cimici da una casa dove non ce n’è alcuna».