A che periodo e in che circostanze risale il suo ingresso nell’inchiesta del Mostro di Firenze?

Rispondo a queste domande con sincerità e spontaneità. Assumendone la piena responsabilità. Solo così i lettori potranno capire la vicenda del cosidetto “Mostro di Firenze”. Un intrigo pazzesco. Drammatico, ma a volte anche tragicomico. Assurdo. Oserei dire che mai come in questa vicenda è di scena “Il partito dell'informazione continua”. Ma chi dice il vero?

Due giorni dopo l’ultimo duplice delitto operato dal Mostro di Firenze (San Casciano. Vittime: Nadine Mauriot, 36 anni e il suo compagno Michel Kravechivili, 25) intervistai a Padova lo psicopatologo Ferdinando Barison, all’epoca docente universitario. Barison mi stupì con una considerazione del tutto nuova sul killer che uccideva la coppiette: “Il Mostro dovrebbe essere un serial-killer solitario, fanatico, religioso, feticista, che forse vive da solo o  con l’anziana madre. Di sera ammirerà  e contemplerà i feticci conservati in formalina. A meno che non faccia parte di una setta satanica. Allora i feticci servirebbero per una adorazione di gruppo. Perché si ritiene che abbiano dei poteri magici. Almeno lo credono in certe zone dell'Africa. Per il nostro Paese sarebbe una  novità”.(ipotesi avanzata  nel 2OO1 anche dall’antropologa Cecilia Gatto Trocchi, ndr)

 

Il criminologo Francesco Bruno, nel 1984-1985, scrisse due studi riguardanti la storia del Mostro di Firenze entrambi intitolati “Appunto per il Sig. Direttore” in cui, nel delineare il profilo del mostro, tra le ipotesi motivazionali dei delitti avanza quella dei “delitti rituali compiuti in omaggio a qualche culto satanico di cui l’assassino è un seguace o a qualche pratica di stregoneria e magia nera attuata dall’assassino”. Cosa ne pensa?

É una probabilità elevatissima. Infatti in seguito vediamo che certi personaggi finiti a torto o a ragione nell’inchiesta eseguivano queste pratiche come Pacciani, Lotti, il mago Salvatore Indovino.

 

Cosa ne pensa della perizia sul mostro redatta dell’Unità investigativa della Scienza Comportamentale forense di Quantico? In quali punti concorda?

Ne penso positivamente. L’Fbi suggeriva agli inquirenti fiorentini di cercare un serial-killer psicopatico, solitario, o che viveva con la madre, che però odiava le donne.

Pacciani era un mostro ma non il Mostro. Ritengo che il mostro, nel tempo, sia magari stato coadiuvato da un complice

 

Cosa ne pensa della “pista sarda”, ovvero la prima pista seguita dagli inquirenti alla ricerca del mostro? Tesi, poi, accolta nel libro “Dolci colline di sangue” di Spezi Mario del 2006 secondo cui il mostro sarebbe una persona riconducibile al clan dei sardi?

La pista sarda è una storia trita e ritrita priva di logicità e riscontri oggettivi. Nel libro “Dolci colline di sangue”, Spezi e Preston percorrono questa pista. Ma manca la prova regina. E cioè il verbale di denuncia effettuato da Salvatore Vinci, a cui il giovane nipote sardo avrebbe sottratto la famigerata pistola Berretta calibro 22 usata dal Mostro per i duplici delitti. Non è detto che il furto riguardasse la pistola. É una ipotesi. Per quanto concerne il coltello, altri soggetti entrati nell’inchiesta lo sapevano usare. 

 

Quali personaggi coinvolti in questo caso giudiziario ha intervistato?

Tantissimi. Ma non solo per usi giornalistici quanto per le mie indagini private e per le mie ricerche. Ricordo che uno dei presunti mostri, finiti a suo tempo in carcere, Giovanni Calamosca, si era barricato nella casa del prete di un paesino dell’Appennino tosco-emiliano e non voleva più uscire per paura di venire ucciso. Allora un amico che faceva da filtro mi riferì il pensiero di Calamosca: gli inquirenti dovevano cercare il Mostro nell’aristocrazia fiorentina tra i signori in guanti bianchi. Che non per forza dovevano essere medici.

Da qui il titolo al mio libro “Un Mostro in guanti bianchi”. Gli altri intervistati preferisco non citarli perché alcuni sono morti, altri sono sotto inchiesta. Altri ancora vivono nel terrore di ritorsioni, come la mamma di Pia Rontini, una delle vittime del killer o dei killer delle coppiette.

 

Quale materiale interessante ha raccolto nei suoi anni di ricerca?

Ancora nel 1982 -in piena escalation del mostro- un infiltrato nella setta-segreta, come riteneva questa spia tedesca, denunciò fatti e misfatti della congrega a tutti gli organi preposti alle indagini. Siccome snocciolava nomi altisonanti, nessuno gli credette. Però esistono i verbali di denuncia. Allora, non soddisfatto, si rivolse alla redazione romana del noto periodico tedesco Der Spiegel che non se la sentì di realizzare un servizio simile. Finì per riparare in Africa dove venne inseguito da un componente della setta. Ora vive come un disperato a Monaco di Baviera e cerca ancora di vendere uno scoop incredibile. Comunque ci tengo a sottolineare che esiste un testimone quasi oculare di uno dei duplici delitti. Un giorno di due anni fa mi chiama un signore di Reggio Emilia per comunicarmi che all’epoca dei delitti del Mostro campeggiava a Calenzano dove avvenne un duplice delitto. Ebbenne questo signore, che all’epoca era un ragazzo, uscì dalla tenda richiamato dagli spari che si verificarono ad una distanza di cento metri in linea d’aria. Dopo pochi minuti passarono davanti a lui, lungo una strada sterrata, un’ambulanza e una Mini-minor di colore rosso. Provenivano velocemente dal luogo dove erano stati esplosi i colpi. Entrambi i mezzi avevano il lampeggiante sul tettuccio. In effetti un’ambulanza era stata notata più volte aggirarsi nei luoghi dove si sono consumati i delitti delle coppiette.

 

Cosa ne pensa del caso Narducci, il medico perugino trovato morto nel lago Trasimeno nel 1985?

Penso che Narducci fosse coinvolto pesantemente nella vicenda. Lo disse chiaremente Elisabetta Ciabani ad uno psicologo esperto di psico-sette. Trovato impiccato nella sua casa di Mestre con le ginocchia che toccavano il pavimento. Mentre Elisabetta Ciabani, amica di Susanna Cambi, una delle vittime del Mostro venne uccisa a Scicli a pugnalate in una lavanderia. Ecco il pugnale che ritorna. 

 

Il caso con la sentenza definitiva della Cassazione del 26/09/2000  è definitivamente chiuso oppure potrebbero esserci dei colpi di scena?

Spero che ci siano dei colpi di scena. Del resto se ben rammento la sentenza  inquadra gli autori di quattro duplici delitti.

E gli altri tre chi li ha commessi visto che la pistola è sempre la stessa?. 

 

É stato un teste informato sui fatti nell’indagine Mostro-ter sui mandanti: cosa ne pensa dell’assoluzione dell’ex farmacista di San Casciano Francesco Calamandrei, accusato di essere stato il mandante degli ultimi quattro duplici omicidi del mostro di Firenze?

Per anni mi sono scervellato su Calamandrei. E’ sorprendente come la moglie del farmacista di San Casciano, la signora Mariella Ciulli, nell’88, quando era sana di mente, rivelò agli inquirenti che “ad uccidere le coppiette erano Vigna e suo marito. Vigna sparava e il marito tagliava”. Lo ha confermato lo stesso Calamandrei in una puntata pormeridiana di una trasmissione condotta da Alda D’Eusanio. Ma perchè la signora Ciulli creò questo connubio? Come arrivò a questa deduzione, considerato che all'epoca era nel pieno delle facoltà mentali? 

 

Ritiene che intorno a questo caso ci siano stati dei depistaggi?

Perbacco! Eccome!!!  Depistaggi ci sono stati a getto continuo. Basta ricordare la cartuccia ritrovata nell’orto di Pacciani. 

 

Riguardo al caso delle morti sospette di persone legate direttamente o meno alla vicenda del Mostro, lei crede nella casualità o che si sia cercato di eliminare testimoni scomodi?

No, no, non ci sono state casualità. I testimoni scomodi sono stati eliminati dal Mostro o dalla congrega. Basta vedere cosa è successo a Francesco Vinci e al suo servo pastore Vargius. O alla prostituta Milva Malatesta e al figlioletto Mirko. Tutti uccisi e i corpi dati alle  fiamme. Del resto Pacciani lo ripeteva spesso quando era detenuto per i delitti: “Io sono dentro e quello è fuori che ammazza.” 

 

Come è giunto alla sua tesi conclusiva?

Per deduzione. Lo diceva anche quel tedesco: “C'è un setta di insosopettabili che commette dei delitti terribili.”  Dalle mie ricerche le cose devono essere andate così. C'erano delle feste nelle ville sulle colline fiorentine. O meglio delle orge. Qualcuno usciva e andava a uccidere le coppiette.

Alcuni di questi duplici delitti sono avvenuti all'ombra di queste ville. Lo diceva anche il criminologo Francesco Bruno: “ Bastava alzare lo sguardo al cielo”. 

 

Quale idea si è fatto rispetto ai mandanti?

I mandanti? Ma più che mandanti "ufficiali" direi che c'era un intreccio di intenti.

 

Perché ancora oggi la storia del Mostro di Firenze suscita così tanto interesse nell’opinione pubblica?

Perché è una vicenda unica al mondo che non è stata ancora risolta dopo quarant’anni di indagine.  La classica inchiesta che si è attorcigliata su se stessa. Del resto sono successe delle cose incredibili. Una per tutte.  A Villa La Sfacciata viveva un medico svizzero-tedesco. Un certo Rolf Reinecke che faceva strani esperimenti basati su tradizioni egizie. Aveva una moglie o compagna, una medium che era in grado di indirizzare gli inquirenti sulla pista giusta. Almeno così diceva lei. La coppia aveva una figlia, Marianna  che sarebbe morta a 11 anni di leucemia e sepolta nella zona. Due anni fa vengo in possesso del numero telefonico segreto di una Reinecke. Diciamo così. “Pronto parlo con Marianna Reinecke?Senta signora dovrei parlarle di certi personaggi che frequentavano Villa La Sfacciata. Lei ricorda questa villa e questi personaggi? Se la sente di parlarne?”. “No, io chiamo la polizia e non parlo di nessuno”. E ha riattaccato la cornetta. Non ho saputo più  nulla. Non l'ho più richiamata. Ma perché questa persona vive in gran segreto a Firenze? É uno dei tanti misteri.