Dai, forza, coraggio, che lo slum non è destino e uno su mille (un ragazzo del tè), ce la fa (a diventare milionario grazie al gioco “quasi” omonimo).

Magari perché a Natale ci si sente tutti più buoni, e allora la sala trabocca di pubblico che segue con un misto di partecipazione (l’ascesa verso il montepremi) e ribrezzo (la discesa nella fogna a cielo aperto pur di raggiungere il mitico attore di Bollywood così da strappargli un autografo e le mutilazioni inferte ai bambini per farne dei mendicanti in grado di commuovere…), le mirabolanti avventure di Jamal (Dev Patel), che dallo slum nel quale è nato non solo diventa milionario grazie al suddetto gioco TV, ma corona finalmente anche il suo sogno d’amore. Narrato in larghissima parte attraverso un flash-back di ampie proporzioni che prende vita all’interno di un commissariato dove Jamal è rinchiuso perché sospettato di aver vinto al gioco barando, The Millionaire di Danny Boyle si avvale di uno stile rutilante e fin troppo accattivante, il che finisce col l’instaurare uno strano meccanismo che respinge nella stessa misura in cui attrae. Il motivo? È che dietro lo stile di cui si è detto, fa capolino il solito ritratto edulcorato di una realtà, quella indiana, molto più complessa e feroce di quanto non emerga dalla cinepresa di Boyle.

Se gran parte della trama suona un po’ scontata (due amici/fratelli, immancabilmente innamorati della stessa ragazza, le cui strade ad un certo punto si dividono…), a convincere di più è la non trascurabile parte televisiva (e paratelevisiva), questa sì davvero ficcante sui meccanismi in gioco quando c’è il rischio che qualcuno, un concorrente, possa rubare la scena a qualcun altro, il conduttore, che per inciso non ha nessuna intenzione di cedere il passo (anche lui proviene da uno slum…), e dove il clou è rappresentato dalla scena che si svolge tra bagno e studio durante una pausa del gioco.

Tra Dickens e Frank Capra (magari un po’ anche Quinto Potere, ma molto alla lontana…), forse più che la storia di un riscatto sociale è un inno a quanto di casuale vi è nella vita e quanto di questo un giorno potrebbe tornare utile.

Dieci candidature e otto statuette (Film, regia, fotografia, sceneggiatura non originale, montaggio, colonna sonora, missaggio del suono, canzone)