Discreto thriller questo Identikit di un delitto di Andrew Lau (insieme ad Alan Mak alla regia della trilogia di Infernal Affairs) che incrocia tra loro, stratificandoli, la ricerca della vittima in mano al maniaco di turno (tipo Il silenzio degli innocenti), il trasferimento dei “ferri del mestiere” dall’esperto Errol Babbage (Richard Gere), tre settimane dalla pensione eppure con ancora un caso da risolvere, alla matricola Allison Laurie (Claire Danes), e infine i “danni collaterali” dello stesso Babbage, frutto della frequentazione ventennale, seppure per motivi professionali, di criminali particolari, quelli cioè responsabili di delitti a sfondo sessuale. L’ordine di riuscita è inverso a quello di presentazione: un poco scontati i primi due, molto più efficace il terzo, con un Richard Gere di parecchio fuori giri causa i fantasmi interni che lo ossessionano (la frase guida del film non a caso è “Se guardi a lungo nell'abisso anche l'abisso guarderà dentro di te…”).

La lotta di Babbage contro i suoi abissi è appunto la parte più riuscita del film, anche se le premesse, sparse a piene mani con il confine tra legalità e sopraffazione sempre ad un passo dall’essere varcato, rimangono solo e soltanto premesse come se fosse mancato il coraggio di varcare l’ultima soglia.

Nota di costume (di costume??): quando nel primo tempo vedete una tizia bionda accasciata ai piedi del fidanzato perverso non chiedetevi se sia o meno Avril Lavigne. Per quello che può contare, cioè poco (anzi pochissimo…), lo è…