La nascita di una sorellina suscita la gelosia del primogenito Joshua…

 

Bambino geloso sconfinante nella perfidia pura. Perfido sì, e con in aggiunta una insuperabile impassibilità  unita ad una emotività a comando (bisogna piangere? Si piange…). Se Hellboy – The Golden Army è il miglior film in circolazione, Joshua, di George Ratliff, viene subito dopo e comunque trattasi del film più hitchcockiano in circolazione con un finale che, fatte salve le debite differenze, fa tornare alla mente quello di Giovane e innocente. Stavolta nessuno sbatte gli occhi, ma c’è come allora, in dirittura d’arrivo, il tradirsi involontario del colpevole (stavolta a causa di una canzone improvvisata…) con in più lo sgomento di chi, inconsapevole di tanta crudeltà, gli è rimasto accanto fino alla fine.

Il film è pieno di sorprese: Sam Rockwell e Vera Farmiga ad esempio, affiatati come poche altre coppie sullo schermo. Il loro lento e inesorabile passaggio dall’affetto al dubbio, dal dubbio al sospetto, dal sospetto alla certezza, dalla certezza all’odio più totale, è da brivido. Ottima la regia, registrata alla perfezione per lavorare in spazi stretti visto che la storia è si svolge quasi per intero in interni. Infine la sceneggiatura, capace di creare suspense a getto continuo anche grazie al ricorso a delle didascalie che fanno il punto dei giorni di vita della neonata (e che nella loro laconicità fanno molto Shining…).

Vivamente sconsigliato a tutti coloro che stanno per avere il secondo figlio.

Consigliato a tutti gli altri…

Presentato in concorso al 60mo Festival di Locarno.