Da un po' di tempo a questa parte, sembra che il mercato italiano abbia scoperto la forma narrativa della graphic novel. Ecco dunque che illustri scrittori e altrettanto illustri artisti del disegno vengono chiamati a collaborare alla stesura di romanzi a fumetti. Ci sarebbe di che preoccuparsi per la meccanicità dell'operazione (e in effetti non sempre questi "matrimoni combinati" funzionano alla perfezione), ma per fortuna ci sono anche binomi in grado di produrre storie di qualità.

Tomka. Il gitano di Guernica è una di queste. Sceneggiata dal sempre efficace Massimo Carlotto, questa graphic novel è uno scorcio sulla guerra civile spagnola. Il punto di vista adottato è quello, improbabile, di un soldato gitano: chi, come un uomo di questa cultura, potrebbe infatti essere più lontano dalle logiche di un conflitto mondiale? Questa chiave di lettura, quella dell'estraneità culturale, prosegue anche nella scelta dei comprimari: soldati stranieri arruolati da altri paesi, ultimi del mondo, fino ad arrivare a una bella basca (altra società aliena rispetto alla Spagna "ufficiale") con cui Tomka intreccerà una tragica storia d'amore.

Alle matite un Giuseppe Palumbo in stato di grazia, con una forza espressiva che alterna un tratto sporco - molto efficace per raccontare la violenza cinetica delle esplosioni - a disegni più netti e puliti. Particolare interessante la ripresa dell'iconografia del periodo, che rielabora, tra le altre suggestioni visive, la celebre foto di Capa che cattura la morte del soldato ucciso e i vari elementi del Guernica di Picasso, che prendono vita tridimensionale mescolando realismo e cubismo.

Una buona prova narrativa, insomma, che nelle sue scelte autorali mostra la consapevole difficoltà nel raccontare una guerra, e decide di farlo da lontano (si tratti dello sguardo "altro" di culture diverse o della riproposizione di materiale iconografico preesistente, quindi della rappresentazione di una rappresentazione).