Un ragazzino tanto magro che il suo corpo emette il rumore del legno: "sonetaula". Questo è il suo soprannome, in una Sardegna arcaica, tra il 1937 e il 1950. 

In questo arco di tempo, infatti, si svolge la vicenda narrata nel film Sonetaula di Salvatore Mereu che fa scelte estreme per raccontare una storia segnata fin dall'inizio.

Il ragazzino protagonista cresce nei pascoli con il nonno e il gregge di pecore. Suo padre è stato mandato al confino per un delitto mai commesso e sua madre è morta di dolore per questo.

A diciotto anni il ragazzo reagisce a un affronto uccidendo il gregge del provocatore. Non risponde alla chiamata dei carabinieri, sceglie la latitanza e diventa bandito, quasi senza accorgersi: assalti stradali, omicidi, vita randagia da fiera inseguita, paura, solitudine, e infine la vendetta sull'uomo che aveva incolpato il padre.

Il destino di Sonetàula si intreccia con quello di Maddalena, cresciuta in casa, da lui sempre amata, e di un altro ragazzo, Giuseppino, che ha fatto una scelta diversa allontanandosi dal richiamo della tradizione.

Una storia forte, con l'impronta di un regista che ha saputo far propria una tradizione cinematografica legata ai luoghi e che sottolinea con decisione il senso di impotenza per un destino già segnato dalla propria terra di origine.

Azione, atmosfere western e una struggente storia d'amore si intrecciano nella storia in cui si racconta, dietro le scene della vita di un bandito, anche la tragedia di un ragazzo qualunque.

Il cast è composto da attori non professionisti, il protagonista è Francesco Falchetto, affiancato da Manuela Martelli nei panni di Maddalena, facce che restano nella mente e nel cuore. La colonna sonora è praticamente inesistente, fatta eccezione per non un coro di donne nel corso di una cerimonia religiosa, dialoghi in sardo e due ore e mezzo di durata che trascorrono veloci.

Tratto dall'omonimo romanzo di Giuseppe Fiori pubblicato da Einaudi ed è stato presentato al Festival di Berlino del 2008.