Caro Arnauld, piacere di averti ospite della mia rubrica.

Grazie Fabio… E’ un piacere.

Il tuo romanzo La trappola di Dante è arrivato in Italia un paio di mesi fa, edito dalla Nord. E’ il tuo esordio sul mercato editoriale italiano…

Sì, e ne sono veramente compiaciuto!

Come forse saprai, non è la prima volta che lavoro su un romanzo la cui azione si sviluppa in Italia. Una parte del mio primo libro, Notre-Dame Sous la Terre, si teneva in Vaticano. Anche un capitolo di The Music of the Dead si svolge a Venezia.

Sono molto contento d’essere Francese, ma penso sul serio che mi sarebbe piaciuto vivere in Italia! Da tanto favoleggio di un revival dell’antico legame tra le due nazioni, un po’ come durante il Quattrocento e il Rinascimento.

La trama?

Siamo a Venezia, nel 1756. La città è all’apice del suo prodigioso potere. Ma come la pazzia del Carnevale discende, una forza oscura percorre le tenebre gotiche… Viene scoperto il cadavere di uno di più famosi attori veneziani: crocifisso, con gli occhi cavati dalle orbite e dei versi incisi sul petto. E non resterà un omicidio isolato. L’assassino, conosciuto sia come il Diavolo che come la Chimera, è determinato a terrorizzare la gente con i nove cerchi dell’Inferno di Dante, con i suoi peccati e peccatori: traditori, sodomiti, ingordi…

Il Doge di Venezia spera di porre fine a questa grottesca serie di delitti avvalendosi della collaborazione dell’Orchidea Nera, una sorta di agente segreto, amico d’infanzia di Casanova, libertino, giocatore d’azzardo,  amatore e spia. Ma l’Orchidea Nera è in prigione, condannato a morte per adulterio. E’ un uomo in attesa dell’esecuzione, sotto al Ponte dei Sospiri. Il Doge decide di liberarlo.

L’Orchidea Nera si trova presto intrappolato in un terrificante gioco al gatto e al topo… Via via che le calli di Venezia si riempiono delle maschere del Carnevale, e rispuntano amanti e vecchi nemici in sua caccia, l’Orchidea si ritrova precipitato nell’Inferno, nel cuore di una setta segreta e di un intrigo volto a far cadere Venezia.

Tra le varie definizioni che si potrebbero dare al tuo romanzo, te ne proporrei una: “spy-story ad ambientazione storica”. Si concilia bene con l’intrigo che narri, con il tipo di personaggi in gioco… Al tutto, poi, hai aggiunto quel pizzico di “thrilling” funzionale, un po’ di moda: la catena seriale di alcuni efferati e spettacolari omicidi, e una sorta di chiave di lettura degli stessi.

E’ vero che una dei miei modi preferiti di scrivere questo tipo di storia è di combinare differenti generi tradizionali, come il romanzo storico, il poliziesco, l’avventura, ma sempre utilizzando i codici familiari alla cultura europea. Penso sia un modo per me di provare a dare modernità a quei modelli di romanzi che ho amato quando ho scoperto la letteratura: i grandi classici francesi, sicuramente, ma anche la letteratura popolare del XIX secolo, Dumas, ecc; e una terza influenza, più recente, viene dal nuovo tipo di narrativa storica sviluppata da Eco o da Perez-Reverte. Tento anche di invitare i miei lettori a giocare con me con i nostri codici culturali, mixando gli stratagemmi narrativi, il divertimento del thriller e lo sfondo storico.

L’idea: com’è nata e come si è sviluppata?

E’ nata dopo la mia prima visita a Venezia. Sapevo che volevo scrivere qualcosa su questa città, e sapevo anche che non sarei stato il primo! Ma siccome stavo leggendo la Commedia, provai ad immaginare una possibile combinazione tra lo straordinario charm e lo spirito di Venezia con una serie di omicidi ispirati dai nove cerchi dell’Inferno di Dante. Avevo in mente anche i dipinti di Hyeronimus Bosch. E iniziai ad ideare un piccolo gioco con i miei nove spaventosi omicidi. All’inizio, si è trattato di un divertente gioco intellettuale, poi ho iniziato a scrivere.

Per la documentazione storica e la ricostruzione degli scenari, quanta fatica e quanto piacere?

Generalmente provo ad utilizzare tre o quattro libri di riferimento, né più né meno. La ricerca storica e la documentazione può anche essere una trappola per un autore. Con questi tre o quattro libri, imparo i principali elementi politici ed economici, il contesto sociale.

Poi, quando scrivo, uso tutti gli strumenti per scovare le risposte a precise domande circa i comportamenti sociali, il modo di vivere, lo spirito dei tempi. E qui, tutto diventa utile allo scopo: libri, internet, TV, DVD, CD-Rom… Ma devi sempre sapere quando fermarti. La costruzione della storia ti aiuta a fare ciò: più lavori sulla trama, più precise sono le tue ricerche. Questo tipo di indagine è duro, ma rappresenta anche un incredibile piacere per me. E’ un po’ come l’investigazione del detective privato, che prova a svelare i segreti di un segreto nascosto rivivendo i fantasmi del passato…

Venezia nella storia. La Venezia di oggi. Quanto può essere facile, o difficile, a Venezia, chiudere gli occhi e riaprirli senza vedere più frotte di turisti? Immaginarla al passato?

Ci sono tuttora momenti a Venezia in cui puoi chiudere gli occhi e tornare indietro sino al diciottesimo secolo, o in qualsiasi altro periodo del suo incredibile passato. Non in agosto o durante il Carnevale, certamente. Ma ricordo le passeggiate in Dicembre lungo le vie deserte del ghetto, o in una fredda e ventosa serata all’estremità orientale della città, a l’acqua alta (ndr: in italiano nel testo).

Questi sono momenti unici e incantati.

Dante. La sua Commedia. Soprattutto: l’Inferno. Quanto forza, ancora dopo secoli. Quanta attualità, fra questi endecasillabi…

La forma perfetta del poema è strettamente collegata al periodo in cui fu scritto, ma le straordinarie visioni suggerite da Dante sono tuttora profondamente moderne. Accennavo prima ai dipinti di Bosch, ma leggere Dante è quasi come guardare un grande spettacolo, quasi un film. La relazione tra la bellezza tradizionale del linguaggio, estremamente raffinato, e l’impatto visivo delle scene descritte dal poema, crea la sua eternità. E’ anche una summa della filosofia occidentale e cristiana, fondamento della cultura europea. Quindi, nonostante i secoli, il poema ha dunque ancora tanta forza, e i vari peccati dell’Inferno di Dante sono tuttora assai presenti nel nostro mondo! Il Male non è morto, si sa…

Parliamo della fiction (narrativa, cinema, fumetti) storica. Del suo fascino. Delle sue sfaccettature. Delle sue possibilità.

Mi piace particolarmente la fiction storica perché ritengo che allarghi la dimensione del romanzo (o del film, o del fumetto…); il proposito non consiste solamente nel raccontare una storia fatta per intrattenere, scritta rapidamente, e rapidamente letta e dimenticata. La fiction storica, persino quando sembra avere una trama divertente e di facile lettura, tratta sempre profondamente della nostra identità, la nostra memoria. Questo tipo di narrazione si pone domande sul nostro passato. Ci consente di vedere la nostra immagine riflessa nello specchio delle nostre origini. Dunque è veramente uno strumento di cultura, molto di più che un migliaio di libri ossessionati dal realismo e dai problemi contemporanei; questa è anche la ragione per cui questo tipo di letteratura è anche assai più seria di tante altre.

Le risposte sul nostro futuro sono sempre virtualmente contenute nel nostro passato. Quando hai finito un romanzo storico, sei sempre più “ricco” di prima. Hai imparato qualcosa. Comprendi certe ragioni e certe regole che rendono il modo così com’è oggi. E questo è anche il cuore della letteratura. Questa è la ragione per cui i grandi autori francesi del passato hanno sempre trattato questo genere. Questa è anche la ragione per cui, in questo genere letterario, noi Europei possiamo fare meglio di migliaia di thriller americani che ci sommergono ogni settimana.

Ma per un narratore, qual è l’aspetto di bello di lavorare sulla Storia?

La più bella cosa quando scrivi questo tipo di romanzi è che crei o ri-crei un mondo che è in parte vero, storico e realistico, e in parte risultato della tua fantasia. Ma sai, c’è sempre il paradosso con la Storia, persino nei lavori degli storici “puri”: è, una volta ancora, un atto di memoria. Perciò tu scegli, tu dipingi un periodo da un certo punto di vista. Come parli di Storia, così anche “ri-costruisci” la Storia, persino se non è nelle tue intenzioni farlo. Questo processo potrebbe essere la definizione di ciò è che la “memoria”. Per uno scrittore, tale paradosso è veramente affascinante. Per esempio, la mia Venezia in “La trappola di Dante” probabilmente non è esattamente la vera Venezia del 1756; eppure anche lo è, perché corrisponde all’immaginario collettivo o alla rappresentazione che tutti hanno di questo periodo. In parte Storia, in parte mito…

Parliamo del panorama narrativo francese. Cosa ha di più interessante da offrire, al momento? Quali sono i “colleghi” connazionali che più leggi con piacere? 

Certamente ci sono tuttora grandi autori, in Francia, come Jean Echenoz, Maurice G. Dantec, Jean-Christophe Ruffin, Patrick Rambaud e tanti altri. Nel contempo,  non sono un granché affezionato a quel determinato tipo di letteratura francese che promuove un’ideologia nichilista o materialista, assai di “moda” all’inizio del millennio.

In generale, invece, quali sono le tue letture preferite?

Sono talmente tante che non mi sento di rispondere a questa domanda!

Parlerò solamente dei libri che ho veramente amato negli ultimi tempi: The seasons, un libro bello e unico di un autore chiamato Maurice Pons, che in Francia è un “libro culto”; ho anche finito l’opera completa di H.P. Lovecraft, che non leggevo da anni; e due o tre mi stanno aspettando sul comodino.

Ho gusti molto eclettici, sicché - come molti - leggo una volta un thriller, una volta un classico, una volta un romanzo storico… ma non è questo il punto: ogni volta cerco un incontro nuovo, un confidente, un nuovo tipo di espressione… Ed è anche una sorta di “cibo”, per me!

Vorrei sapere qualcosa degli altri tuoi romanzi.

Il mio primo romanzo, Notre-Dame Sous la Terre (1998) è la storia di una giovane donna il cui insegnante d’arte viene ucciso; lei prova a trovare il motivo dell’omicidio in un dipinto lasciato dalla vittima. Il dipinto rappresenta un monaco, un crociato e un misterioso scritto. Lei inizia a capire i differenti indizi nel quadro, che la conducono ad una cospirazione segreta, che oppone due cardinali in Vaticano, che si combattono per la successione al Papa.

The Church of Satan (2002) si basa sui quarant’anni di guerra della Chiesa Romana contro gli eretici Catari, nel Sud-Ovest della Francia, e l’inizio dell’Inquisizione.

The Music of the Dead (2003) è un thriller che introduce la storia di un prodigioso violino che apparteneva a Paganini e che causa molteplici morti, nascondendo un terribile segreto collegato alla Shoah.

Prossimo romanzo in libreria in Francia?

Sarà il sequel di La trappola di Dante, che per il momento non ha un titolo definitivo (sarà forse Il sangue dei re, o qualcosa di simile). Si svolge tra il 1770 e il 1775, a Versailles. Questa volta, l’Orchidea Nera lavora per il servizio segreto francese di Luigi XV e deve proteggere Maria Antonietta da un pericoloso agente traditore, chiamato “Il Favolista”, che uccide in poesia, traendo ispirazione per i suoi omicidi dai giardini e le fontane di Versailles.

E in Italia?

Il romanzo è chiamato The Lance of Destiny, con gli stessi protagonisti del mio primo romanzo, Notre-Dame sous la Terre”. Introduce la storia della Sacra Lancia di Longinus, che si ritiene abbia trafitto la carne di Gesù dopo la sua crocifissione. Un team di archeologi individua la lancia in un sito sacro in Israele. Dopo la scoperta, essi vengono aggrediti e assassinati da parte di un altro gruppo, allo scopo di impossessarsi della lancia.

A Judith Guillemarche, un agente speciale del Vaticano, viene assegnato il compito di trovare questa criminosa organizzazione, Axus Mundi, e individuarne lo scopo finale. Ciò che lei scopre è una terribile realtà, che solo l’inventiva dell’uomo moderno combinata con il suo orgoglio rende possibile. La lancia dissepolta offre infatti al mondo il primo campione di DNA di Gesù, il che significa la potenziale seconda venuta del Messia, come clone.

Per Judith Guillemarche, la corsa contro il tempo è iniziata.

E per quanto lei possa tagliare la linea d’arrivo, la corsa risulta lontana dall’essere finita!

Altri progetti?

Un thriller drammatico, ad ambientazione contemporanea, con protagonista una giovane donna che lavora per un’organizzazione umanitaria. Ma potrebbe cambiare, quindi è un po’ troppo presto per parlarne adesso!

Un messaggio finale sulla “Trappola di Dante”?

Spero cadrete nella trappola… con un infernale piacere!

Grazie Arnauld, e alla prossima occasione!

Ti ringrazio tanto, o forse dovrei dire grazie mille. Spero di incontrarci presto!

Arnaud Delalande, La trappola di Dante (La piège de Dante, 2006). Editrice Nord, pag. 410, euro 18,60). ISBN 978-88-429-1494-5  

Articolo redatto in collaborazione con la rubrica Le evasioni di Clio, su www.borderfiction.it.