Milano, Piazza Duomo. Un misterioso pacchetto passa di mano in mano in un vorticare di persone che si incrociano, se lo scambiano, sotto lo sguardo vigile di un palo. Qualcosa però va storto. In quel pacco che doveva contenere 300.000 “dollari americani” c’è solo carta straccia. Il boss che gestisce l’operazione, “l’Americano”, dopo aver fatto eliminare tutte le staffette coinvolte, giura vendetta anche contro un suo uomo fidato, Ugo Piazza, finito in galera proprio all’indomani dell’operazione fallita. Tre anni dopo, quando Piazza torna libero, “l’Americano” ingaggia con il suo vecchio uomo fidato una guerra fatta di intimidazioni e sottili giochi di nervi, prima facendolo perseguitare da alcuni suoi sgherri, poi reintegrandolo con la famiglia e coinvolgendolo in pericolosissime operazioni.  Fino al momento della resa dei conti finale…

Finalmente al film Noir italiano per eccellenza viene concesso l’onore che merita. Milano calibro 9, capolavoro del cinema nero di Fernando di Leo viene proposto con veste ed edizione curatissima. La Raro film in collaborazione con la rivista Nocturno  sforna un doppio dvd contenente il film in edizione rimasterizzata e restaurata ed un disco contenente ben tre documentari sulla realizzazione del film, sulla visione del noir da parte del regista e sulla vita e le opere di Fernando di Leo, autore tra i più interessanti nella storia del cinema italiano degli ultimi 30 anni.

Innanzitutto qualche parola va spesa sul film in sé. Erroneamente definito la riduzione cinematografica di un opera di Giorgio Scerbanenco, Milano Calibro 9 nasce da una idea personale di Fernando di Leo che assembla una serie di elementi presenti in vari racconti dello scrittore di Kiev.  Primo capitolo di quella che sarà in seguito chiamata la Trilogia del Milieu, ci racconta la travagliata vicenda di Ugo Piazza, criminale scaltro e versatile, che si trova a doversi difendere dall’accusa di essersi imboscato ben 300.000 dollari nel corso di una operazione.

Spesso indicato in modo erroneo come l’apripista della stagione del “poliziottesco”, Milano Calibro 9 è un film crudo, tremendamente reale, verosimile e “morale”, come lo stesso di Leo più volte tentò di spiegare. Lontano dagli stereotipi del bandito violento per forza e cattivo comunque e del poliziotto buono, tutto d’un pezzo, integerrimo… il film ribalta le strutture, raccontando una storia di mala, interna alla mala, senza curarsi della “risposta dello stato” se non per inscenare dei brevi ma intensi e significativi siparietti tra funzionari “rossi” di quelli appena entrati nella polizia riformata del 1970 e subito spediti a dirigere il traffico, e commissari stolti, ottusi, capaci solo di trafficare con i propri informatori più che di gestire anche la minima operazione. Più che sulla dicotomia Guardia – Ladro il film si immerge nella analisi di uno scontro tra due modi differenti di intendere la Malavita: da una parte la apparente “bontà” di Ugo Piazza, dall’altra la spietata e boriosa ferocia di Rocco e dell’Americano. La chiusura del film, tremenda e inaspettata, più che a rimescolare le carte ci insegna che in un mondo come quello descritto non può esistere bontà o cattiveria. Che i Valori e i Codici possono mutare da un momento all’altro e che, soprattutto, vicende come quelle narrate sono capaci soltanto di polverizzare le esistenze di chi le viva… consumarle proprio come una sigaretta abbandonata nel posacenere – la scena di chiusura del film. Recitato splendidamente da un team di attori validissimi, il film sfodera una serie di interpretazioni che rappresentano per forza, incisività e verosimiglianza, il picco massimo nel noir e nel sottogenere del poliziottesco, cui spesso erroneamente le opere di di Leo sono state avvicinate. Il glaciale Gastone Moschin, imperturbabile, “cattivo per caso e buono per forza” fino agli ultimi dieci minuti del film, è Ugo Piazza, il protagonista. Imperturbabile, riflessivo, tanto da parere quasi incapace di elaborare una espressione, dimostrare una emozione… un mare placido scosso da correnti profonde e violentissime. Contraltare è Rocco, il bruto di fiducia dell’Americano, interpretato da un Mario Adorf istrionico, violento, esplosivo… ispirato come mai, tanto da guadagnarsi sul campo e  giustamente il ruolo di protagonista nel film che di Leo girò subito dopo: La Mala Ordina. Tra i due uomini  Barbara Bouchet, nel film una ex prostituta, ballerina in un night, compagna di Piazza… perfida come una dark lady sa essere, capace di guadagnarsi la parte fondamentale, nel bene o nel male, alla concusione della pellicola. Una serie di altri personaggi minori, solo nel ruolo, completano un casting capace e preparato: Philippe Leroy, Ivo Garranti, Luigi Pistilli. Fotografia e montaggio rappresentano un valore aggiunto irrinunciabile… basta pensare a quanto siano pesate sul cinema e sulla produzione di genere successsiva. Discorso a parte la fantastica colonna sonora curata dagli Osanna diretti da Luis Bacalov: una vera e propria suite progressive che già comincia a strizzare l’occhio al lounge.

Per quel che riguarda gli extra, è inutile entrare nel dettaglio dei vari documentari, che durano più o meno tutti attorno alla mezz’ora e constano di una serie di spezzoni di intervista all’autore di Leo, vari intermezzi in cui a parlare sono gli attori ed i tecnici che hanno lavorato al film. L’importante è sapere che si tratta di vere e proprie finestre spalancate su un mondo interessantissimo, quello del cinema di Fernando di Leo, così poco conosciuto e così tanto importante per la scena noir ed ex cannibale sia a livello letterario che a livello cinematografico.

Valutazione tecnica

Audio e video sono curati in modo impeccabile, regalando nuova vita al capolavoro del Maestro di S. Ferdinando di Puglia. Due i formati video tra cui si può scegliere: il 16/9 e il più classico 1,85:1. Per quel che riguarda l’audio, in formato 2.0 sono disponibili le versioni italiana e inglese. I sottotitoli sono solo inglesi. Un must, assolutamente irrinunciabile!

Extra

Documentario “Calibro 9”, Documentario “La Morale del genere”, Documentario “Scerbanenco Noir”, Schede e galleria fotografica commentata da Gastone Moschin