Quattro gatti a vedere ‘sto prequel (che comunque è secondo negli incassi…), che dimostra ancora una volta che quando non si può più andare avanti (per raggiunti limiti d’età del protagonista…), la soluzione è battere il passato per trovare nuova linfa. Ma come farlo senza sfigurare di fronte al mito? Non si può e quindi Hannibal – Le origini del male by Peter Webber, si sfigura precipitando l’infanzia di Lecter bambino nella Lituania della II Guerra Mondiale, tra una sorellina, Mischa, al quale Lecter (Gaspard Ulliel) è intimamente (ed esteriormente devoto), e una masnada di collaborazionisti/cannibali che segnano indelebilmente la psiche del futuro serial killer. Non che il film non si faccia guardare, ma è chiaro che la tesi da dimostrare (l’origine del male come reazione a una infanzia tragica…) spiegano e non spiegano (siamo al cinema, non alla cattedra di Criminologia…). Poi la materia stessa di cui è fatto il film, l’efferatezza di Hannibal adolescente, viene edulcorata dall’inserimento nella cornice “vendetta tremenda vendetta” (contro chi gli ha ucciso la sorellina poi divorandola …), al punto che l’Hannibal delle origini, del prima insomma, finisce con lo spiegare per nulla l’Hannibal del dopo (e pensare che doveva…). Appena accennata la liason tra Hannibal e Lady Murasaki (Gong Li), zia orientale con una collezione di spade, da fare invidia a Kill Bill. Ad alcuni è piaciuto, ma si vede con un occhio aperto e uno chiuso.