Questa è una storia che attrae e fa paura. Sembra che i protagonisti siano Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, i due attori che furono fucilati dai partigiani in una via di Milano; ma è così solo in parte.

Più di altri personaggi, vittime della guerra e della civile che imperversarono in Italia dal 1940 al 1945, i due divi fra i più cari al pubblico del fascismo appartengono a una lacerante vicenda che stenta a chiudersi. La loro fine è stata chiarita, ma non abbastanza; le loro colpe sono state accertate, ma non abbastanza; la decisione di fucilarli è stata motivata, ma non abbastanza. Il dramma continua.

La luce su un periodo su cui è stato scritto molto e di tutto, si fa a volte sfocata, confusa, e comunque sempre cupa, terribile, carica di ambiguità. Come tante vicende italiane, di ieri e di oggi.

Nel volume Gioco Perverso, edito dalla Lindau, Italo Moscati già sceneggiatore del film Il portiere di notte, sviluppa una narrazione con grande ritmo cinematografico in cui il successo e la tragica fine dei divi famosi e amati, poi derisi e condannati a morte, possono apparire persino ingredienti da romanzo e invece sono o continuano a essere carne viva, polpa, sangue di un intreccio che non si placa: Osvaldo da celebre protagonista in ruoli brillanti ma anche epici, a torturatore; Luisa da bella ragazza dai lineamenti ingenui a complice di Osvaldo, ad ancella dei torturatori. In essi si può addirittura leggere l'insopprimibile senso di colpa di un'Italia che fu in massa fascista, preda delle sue illusioni, ma anche di quell'Italia che per esistere non si sa staccare dal passato, come l’ombra di esso le impedisse di guardare avanti.

Uscita in una precedente edizione per i tipi di Marsilio, con un ottimo riscontro di pubblico, questa biografia ritorna arricchita di nuove informazioni, emerse dagli archivi negli ultimi anni. La storia di Luisa Ferida e Osvaldo Valenti, divi per eccellenza del cinema italiano fra gli anni '30 e '40 (la Ferida e Valenti furono diretti da registi importanti come Blasetti, Alessandrini, Matrocinque... ), segue la parabola del regime fascista, incarnandone a un tempo il glamour degli anni del consenso e il cupo tramonto.