Che ragazzaccio, Kurt Vonnegut jr! Cioè, "ragazzo" e "junior" sono termini non proprio adatti per questo scrittore culto che, a ottanta e passa anni, continua a sfornare pezzi di una corrosività unica. Eppure la sua verve e la sua indisciplinatezza, al di là dell'età anagrafica, sembrano proprio quelle di un ventenne.

Un uomo senza patria è una raccolta di pezzi pubblicati originariamente sulla rivista radicale In These Times, dodici dissacranti pamphlet che intrecciano i temi più disparati. L'autore di Mattatoio n.5 non ha timore di parlare con estrema disinvoltura della vita e della morte, della politica estera dell'amministrazione Bush e di Gesù Cristo, dei classici della letteratura (geniali i suoi schemi cartesiani per tracciare le differenze matematiche tra Kafka, Shakespeare e le fiabe!) e di quel grande mistero insoluto rappresentato dall'umanità nel suo complesso.

Come sempre nella produzione di questo autore, scindere la riflessione universale dal ricordo della propria esperienza individuale è impossibile: ecco dunque che gli aforismi, le dichiarazioni e le considerazioni on the soapbox si mescolano indissolubilmente alle memorie della lunga vita dell'autore, dagli orrori di una Seconda Guerra Mondiale mai dimenticata al fervore della controcultura pop statunitense degli anni '60 e '70. Non mancano nemmeno schizzi originali dell'autore (che tra le altre cose è anche disegnatore dilettante e non è nuovo a queste contaminazioni) intercalati tra un intervento e l'altro.

Insomma, un Kurt Vonnegut al meglio della sua forma e un'agile raccolta del suo pensiero, con l'augurio a questo autore di continuare a divertirci e a provocarci ancora per molti anni.