La cultura americana perde uno dei suoi più importanti scrittori. Kurt Vonnegut si è spento la notte dell'11 aprile a New York all'età di 84 anni. Il suo capolavoro fu Mattatoio n.5, del 1969. Il romanzo fu influenzato dalla sua esperienza di prigioniero di guerra a Dresda. I suoi libri sono spesso una curiosa miscela di realismo, fantascienza e psicoanalisi: su ThrillerMagazine abbiamo recensito Un pezzo da galera (libri/70), Dio la benedica, Mr. Rosewater (libri/1959), La colazione dei campioni (libri/2213) e la recente raccolta di saggi Un uomo senza patria (libri/3675).

Con Mattatoio n.5, Vonnegut seppe trasformare il suo peggior incubo in uno dei suoi maggiori successi letterari. Il romanzo, portato sul grande schermo nel 1972 dal regista George Roy Hill, con l'interpretazione di Michael Sacks e Ron Leibman, narra la storia di un giovane americano che, per sfuggire dai terribili ricordi della guerra (la prigionia in Germania, il bombardamento di Dresda) e per allontanarsi dai traumi provocati da una famiglia borghese, si rifugia nella fantasia immaginando di vivere sul pianeta Trafalmadore.

Nato a Indianapolis, nello Stato dell'Indiana (Usa), l'11 novembre 1922, da una famiglia di immigrati tedeschi, Kurt Vonnegut studiò alla Cornell University, al Carnegie Institute of Tecnology e all'Università di Chicago. Prestò servizio militare presso l'US Army (1942-1945), e le sue esperienze di prigioniero di guerra a Dresda, in Germania, influenzarono i suoi scritti, compresi quelli di fantascienza.

Prima di dedicarsi alla narrativa, lavorò come giornalista di cronaca nera a Chicago (1947), e fu addetto alle pubbliche relazioni della General Electric Company's (1947-1950), per poi insegnò in numerosi istituti. Nei primi anni Sessanta si stabilì definitivamente a New York e da allora ha prodotto un costante flusso di romanzi, racconti, saggi e commedie. È stato etichettato, dagli inizi della sua carriera, come uno scrittore di fantascienza, ma presto cominciò ad apparire come uno scrittore satirico dei costumi sociali. Vonnegut è famoso per la sua ironia, per la sfrenata inventiva umoristica, e per i temi che oscillano in maniera inquietante tra tecnologia e umanità, che lo hanno reso una delle voci più immaginifiche della narrativa americana.