Dall'8 fino al 26 marzo, Dashiell Hammett rivive sulle scene del Teatro dell’Orologio a Roma per merito di Walter Maestosi che lo interpreta e di Biagio Proietti che ha scritto e diretto Hammett N. 3241. Il titolo si riferisce al numero che Dashiell Hammett, Dash per gli amici, portò per mesi nella prigione dove fu sbattuto per colpa del maccartismo, un periodo tragico e oscuro della storia degli Stati Uniti dove la caccia alle streghe aveva come bersaglio chiunque, famoso o no, la pensasse in modo diverso dalla maggioranza silenziosa. Nel 1951 la commissione, guidata dal terribile senatore McCarthy, chiese a Hammett di fare i nomi di alcuni dirigenti del Congresso dei Diritti Civili, lui si rifiutò e per questo fu condannato a sei mesi di carcere duro. La bellezza del personaggio è che lui quei nomi non li conosceva: gli sarebbe stato sufficiente dire questo per salvarsi ma lui non volle raccontare una verità che sembrava una menzogna assolutoria. E non volle farlo per un motivo molto semplice: non avrebbe mai permesso ai giudici e alla polizia di insegnargli cosa fosse la democrazia. Per questo se ne andò in prigione dove non ebbe trattamenti di favore ma fu messo a pulire cessi, un lavoro come un altro che deve essere fatto bene.

Nello spettacolo, costruito come un flusso di memoria dove ricordi ed emozioni, passato e presente si fondono per mettere a nudo l’anima di un uomo, Dash è visto in un momento particolare, quando sta per uscire dalla prigione. Un momento felice, anche se lui è cosciente che sarà inserito nella lista nera e i suoi libri saranno messi al bando.

Ha ragione Walter Maestosi quando dice che “Per un attore un monologo è forse la prova più difficile. La parola scritta deve trasformarsi e diventare pensiero suo e questo pensiero deve scorrere e fluire come una confessione che nasce da una profonda esigenza interiore dell’autore, del personaggio e quindi dell’attore, di raccontare e raccontarsi.”

Dash, uomo duro e taciturno, tormentato dalla tubercolosi, è anche profondamente tenero e dolce (come dimostrano i rapporti con le figlie), innamorato della vita al punto di combattere per far diventare il nostro un mondo migliore, per tutti gli esseri umani. In fondo, è un lupo solitario anche se circondato sempre da donne, dal profumo dell’alcol, da nuvole di fumo, dal suono frastornante del jazz nei mitici anni trenta. Un anarchico che però ama la vita militare e a 48 anni riesce a farsi arruolare come volontario durante la seconda guerra mondiale: quella è una guerra che va combattuta.

Il giorno 9 dicembre 1951, Hammett è felice di poter tornare nel mondo, alla luce del sole, per riprendere a combattere ma soprattutto per vivere. Finalmente si può togliere la divisa da carcerato e ritornare ai suoi vestiti eleganti, con la certezza che fuori troverà l’inferno ma per lui sarà affascinante affrontarlo, come ha sempre fatto, con l’istinto della caccia.

Mentre lo vediamo, libero e felice, uscire da quelle quattro mura che lo hanno soffocato per mesi, la voce di Lillian Hellman, la scrittrice con la quale ha vissuto per trenta anni una storia d’amore tormentata e complessa, ci racconta come il 10 gennaio 1961, dieci anni dopo, Hammett muore per un cancro ai polmoni, a 66 anni, ridotto a pesare solo 53 chili.

Dashiell Hammett scompare da questo mondo ma resta con noi per sempre: non soltanto per i romanzi e per i racconti (bellissimi) ma soprattutto per la sua immagine d’uomo duro e dolcissimo, severo e scatenato, amante della democrazia fino a sacrificare l’altro suo grande amore, la libertà. Un uomo che forse tutti noi vorremmo essere. Non sempre però ci riusciamo. Anche se in questi tempi sarebbe necessario farlo.

Uno spettacolo costruito su un uomo e su uno scrittore dove i due elementi, vita reale e capacità di farla rivivere attraverso il mestiere di scrivere, si fondono con il ritmo della scuola dei duri. A qualcosa la lezione di Hammett spero sia servita. Nella speranza che HAMMETT N. 3241 induca qualcuno in tentazione e scopra la bellezza dei suoi libri. Soltanto così uno scrittore rimarrà vivo per sempre.