Dashiell Hammett, lo scrittore che ha rivoluzionato il mondo del giallo, il padre del genere noir americano, è qui – fuori dalla pagina scritta – sul banco degli imputati. Siamo in pieno periodo maccartista, la caccia alle streghe è spietata. La Commissione sulle attività antiamericane, più nota come Commissione McCarthy, chiede conto a Hammett dei suoi rapporti con il Partito comunista e soprattutto esige che faccia i nomi dei dirigenti del Civil Rights Congress, che gestisce il fondo cauzioni per liberare i militanti di sinistra arrestati per motivi politici. Hammett si rifiuta. Preferisce affrontare la durezza del carcere piuttosto che collaborare in alcun modo con chi vuole fare – e fa – terreno bruciato attorno a ogni dissenso. Come gli investigatori protagonisti dei suoi romanzi, umani antieroi che svolgono un «mestieraccio» in un’America molto realistica, violenta e corrotta, e che vogliono «ficcare nel meccanismo una leva dentata» (ci confida l’indimenticabile detective Spade), così Hammett preferisce opporre il diritto al silenzio all’ottuso strapotere del maccartismo e affrontare con coraggio le gravi conseguenze che gliene deriveranno.

Mi riifuto di rispondere di Dashiell Hammett (Archinto) pag 144 - euro 12,00 - ISBN: 77685551

Dashiell Hammett (1894-1961), dopo vari lavori, diventa detective presso l’Agenzia Pinkerton di San Francisco, che sarà fonte d’ispirazione per la sua narrativa, e che poi lascerà, indignato a causa della sua feroce attività antisindacale. Nel 1922 esordisce con il primo racconto poliziesco. I suoi romanzi, tra cui Piombo e sangue (1929), Il falcone maltese (1930) e L’uomo ombra (1934), riscrivono la storia del poliziesco americano e vengono spesso portati sullo schermo. Compagno della scrittrice teatrale Lillian Hellman, collabora con Hollywood finché il suo nome non finisce sulle liste nere del maccartismo. Affetto da tubercolosi e alcolismo, isolato e malato, verrà infine sepolto nel cimitero militare di Arlington, malgrado l’opposizione di Hoover.