È morto il Prof.

Stefano Di Marino ci ha lasciato

Cosa avrà mai potuto scrivere su un biglietto per giustificare un volo oltre la ringhiera?

Lo salutiamo con una vecchissima intervista. Le domande erano nascoste, Stefano, te le avevo fatte io, e tu rispondevi come fosse un monologo… Beh, ciao!

https://www.thrillermagazine.it/4497

Ecco le tue parole:

C’è qualcosa che dovete sapere prima di tutto.

Io sono un tipo “fisico”. Il mio approccio con il mondo che mi circonda è sempre prima di tutto fisico e sensoriale. Forse perché nei miei geni c’è qualcosa che mi obbliga a non restare mai fermo, o  perché in anni trascorsi a praticare – con abilità o meno non ha importanza - vari tipi di arti marziali ho imparato a dare ascolto prima alle sensazioni poi alle riflessioni che queste mi suggerivano. La vita l’affronto così.

Non è un caso che abbia scelto di occuparmi di thriller e avventura. Erano i generi che da piccolo sognavo sulle pagine dei libri, al cinema e poi mi divertivo a ricreare con la fantasia giocando nel salotto di casa. Una poltrona bastava per ricreare un galeone e rotolarmi nelle avventure più pazze.

Il viaggio, la fotografia sono estensioni di questo mio modo di affrontare tutti gli aspetti dell’esistenza, dal lavoro al piacere.

Una storia, prima di scriverla, devo vederla, per quello cerco sempre di fare  centinaia di fotografie in loco prima di mettermi a scrivere, di sentire odori e profumi. Insomma non mi sento il classico scrittore che se ne sta chiuso nel suo antro ad aspettare l’ispirazione.

O i contatti umani.

Per andare d’accordo con me è necessario stabilire un contatto fisico.

Quando ero più giovane le amicizie più strette le ho coltivate negli ambienti degli sport da combattimento, dove ci si abbranca, ci si picchia, si suda insieme.

Un mio istruttore diceva che all’interno di un ristretto cerchio intorno a noi il mondo resta estraneo. Se permettiamo a qualcuno di entrare in quel cerchio oppure siamo costretti a farlo, c’è qualcosa che dentro di noi reagisce come un animale selvaggio.

E questo vale sia in caso di un confronto fisico – un ’aggressione – ma anche in un rapporto affettivo o sessuale. Può cambiare l’attitudine – che può diventare aggressiva o al contrario molto affettuosa – ma c’è un principio di reazione istintuale che non cambia. Forse un po’per questo mi piacciono le ragazze selvagge che ti comunicano più a graffi e occhiate che con interminabili discussioni.

Con il cibo ho un buon rapporto. Mi piace cucinare per me e per le persone che accetto. Non che sia un gran cuoco, ma mi piace sperimentare, gustare il cibo anche nella fase della sua preparazione. Adoro le spezie, la paprika, lo zafferano che preferisco al sale. Fosse per me mangerei per il novanta per cento sushi ma come si fa a dire di no a una bella pasta italiana… pikkante?  Divoro la frutta mentre la verdura è sempre un po’ una medicina. Stranamente non bevo vino e sono un’ignorante in materia. Devo ammettere che mi dispiace un po’.

Anni fa una mia amica russa mi ha introdotto alle sottigliezze della vodka. Da allora sono diventato un intenditore. Detesto la vodka da supermercato, quella che sembra acqua ragia… preferisco ricercala nei negozi etnici. Le preferite? Russky Standarte e la Nemiroff aromatizzata al peperoncino e al miele.

Sensualissima.

Non fumo se non sigari. Come per l’alcol con moderazione ma… quindi ci vuole ci vuole. Sigari e liquori vanno gustati, assaporati. Come la compagnia femminile e i buoni libri. Per quanto durano vanno vissuti completamente.

Come, queste cose vi sembra di averle già capite leggendo i miei romanzi?

Eh sì, a volte tendo a confondere  la mia vita con quella dei miei personaggi. Se non fosse più così rinuncerei a scrivere.

Niente gusto, niente divertimento.

Parola del Professionista…