Gian Filippo Pizzo torna a fondere noir e fantascienza con una nuova imperdibile antologia: Futuro criminale, La Ponga 2019.

La trama

Il delitto perfetto non esiste… per ora. Ma esisterà domani? Forse, o forse le forze dell'ordine faranno del loro meglio per essere sempre un passo avanti nella lotta al crimine. In un'eterna partita a guardie e ladri, questi racconti ci portano nel futuro, a scoprire se il crimine continuerà a non pagare. Conduce le indagini l'ispettore capo Gian Filippo Pizzo.

Incipit dell'introduzione

Se si sfoglia quel prezioso volume che è la Piccola enciclopedia del giallo (un libro fuori commercio curato dalla redazione dei Gialli Mondadori nel 1979) vi si ritrovano diversi scrittori di science fiction: Asimov, Bloch, Boucher, F. Brown, Creasey, Hoch, Levin, Matheson, Lewis Padgett (alias Henry Kuttner), per non dire di E.A. Poe ed H.G. Wells. Il gioco potrebbe essere esteso ad altre enciclopedie e repertori sia sul poliziesco che sulla Sf e sicuramente molti altri nomi coinciderebbero. Non c’è nulla di strano se uno scrittore di narrativa popolare si cimenta in più generi, ma il rapporto tra fantascienza e detective story mi pare avere delle particolarità e mi è sembrato utile affrontarlo. Nella convinzione che il giallo sia fruito un po’ da tutti (chi non ha mai letto un romanzo di Agatha Christie scagli la prima pietra!) e che quindi l’argomento possa essere interessante.

Storicamente, il giallo fantastico nasce agli inizi del secolo sull’onda del successo di Sherlock Holmes. Come il famoso investigatore creato da sir Arthur Conan Doyle genera subito numerosi discendenti normali, così sono quasi altrettanti coloro che pensano di coniugare la figura del detective con avventure orrorificofantastico: ecco quindi il Carnacki, cacciatore di spettri di W.H. Hodgson, il John Silence, investigatore dell’occulto di Algernon Blackwood, il Jules de Grandin il cacciatore di fantasmi di Seabury Quinn e i meno conosciuti Ivan Brodsky di Victor Rousseau, Pierre d’Artois di E. Hoffman Price, Sebastian Quinn di S. Horler. Accanto a questi investigatori del soprannaturale vi sono poi quelli che si avvalgono di tecnologie avanzate e di macchinari futuribili: e sono talmente numerosi che negli Stati Uniti vi è addirittura stata una rivista riservata unicamente a questo tipo di racconti, Scientific Detective Monthly (anche se durò meno di un anno, nel 1930). Vi è da dire che queste storie, pur potendo definirsi fantapoliziesche, mirano più a meravigliare il lettore con l’utilizzo di fantastiche apparecchiature che a interessarlo alla soluzione di un delitto ben congegnato. I racconti risentono del periodo in cui sono scritti, quando anche la fantascienza è piena di fantastici macchinari (è il momento storico che va sotto il nome di “superscienza”) e di supercriminali geniali, direttamente modellati sul Capitano Nemo di Verne. Poiché sia i delinquenti che gli investigatori hanno accesso alla stessa tecnologia, queste storie finiscono per risolversi in un continuo rimpiattino tra buono e cattivo, in un inseguimento tra guardie e ladri condito dalle più strabilianti avventure.