Intervista a Loriano Macchiavelli

Qual è il rapporto fra i suoi romanzi e il fumetto?

Mi dicono che i miei romanzi sarebbero particolarmente facili da trasportare nel fumetto per via dei dialoghi che sarebbero veloci e, il più delle volte, efficaci anche a rappresentare un’azione. Se fosse così, ne sarei onorato.

Come è nata l'idea di trasporre in fumetto Le piste dell'attentato, il primo romanzo della serie di Sarti Antonio?

Le piste dell’attentato è il mio primo romanzo e risale al 1974, una vita fa. L’idea di farlo diventare un fumetto è stata di Gianni Materazzo. Ha fatto tutto lui e ne sono contento. Il fumetto che è venuto fuori è uno dei più aderenti sia al personaggio che alla storia. Gianni era molto bravo. Scrivo era perché poi ha cambiato mestiere ed è diventato scrittore.

Quanta libertà deve cedere l'autore a un illustratore o a uno sceneggiatore di fumetti nel "tradurre" un testo scritto in un'altra forma artistica?

Come per il cinema e la Tv, anche per il fumetto cerco, se posso, di restare lontano dai lavori di sceneggiatura e in genere dalla produzione. Io posso rimanere, così, l’autore responsabile del romanzo e altri i responsabili della trasposizione. Nel bene e nel male.

Anche nel caso di trasposizione del testo per la realizzazione di sceneggiati televisivi o film, l'autore deve ritrarsi rispetto al suo modo di vedere i personaggi o l'ambientazione?

Vale parte di quanto ho scritto sopra. Ma ciò non toglie che poi io giudichi il risultato finale come se fossi uno spettatore qualsiasi. Spesso sono soddisfatto, altrettanto spesso non lo sono. Ma so che è difficile essere obiettivi quando altri mettono mano alle tue creazioni. Esistono, per fortuna, autori ben più importanti del sottoscritto che non hanno amato il risultato figurativo del proprio lavoro. Voglio dire che sono in buona compagnia.

Qual è stato il suo rapporto con gli illustratori dei suoi romanzi, fra i quali Magnus, Otto Gabos?

Ho sempre voluto un gran bene a chi si è interessato dei miei romanzi. Sempre è nata un’amicizia che continua tutt’ora. Magnus se n’è andato da anni eppure ricordo la nostra avventura con piacere e ogni volta che mi capita davanti la sua interpretazione di Poli Ugo, detto lo Zoppo, o i suoi disegni dedicati alla città di Bologna, capisco quanto io sia stato fortunato ad averlo avuto per amico.

Grazie e a risentirci all'uscita del prossimo romanzo.

Intervista a Gianni Materazzo

Biografia

Gianni Materazzo trascorre l’infanzia e l’adolescenza a Tripoli, in Libia. Rientrato in Italia, si stabilisce con la famiglia a Bologna dove tuttora vive e lavora e dove, di solito, ambienta i suoi romanzi gialli che hanno come protagonista l’avvocato Luca Marotta. Debutta come giallista, non scrivendo un romanzo ma disegnando un poliziesco a fumetti per ‘Orient Express’ , la rivista diretta, all’epoca, da Luigi Bernardi. La storia è tratta da un romanzo di Loriano Macchiavelli, ‘Le piste dell’attentato’, e verrà ripubblicata nel 2005 dall’editore Dario Flaccovio in una edizione per collezionisti.

Solo qualche anno dopo si cimenta anche nella narrativa di genere, scrivendo il suo primo romanzo giallo, ‘Delitti imperfetti’, e vincendo inaspettatamente il ‘Premio Alberto Tedeschi’ al Mystfest di Cattolica del 1989. Pubblicati sempre dal Giallo Mondadori, seguiranno altri tre romanzi: ‘Cherchez la femme’, ‘Villa Maltraversi’, ‘I labirinti della memoria’. Dai primi tre, la RAI trae altrettanti telefilm (titolo della serie,‘Tre passi nel delitto’), che vengono trasmessi in prima serata con un notevole successo di ascolti e di critica. L’interprete principale dei film è Gioele Dix nei panni stazzonati di Luca Marotta, anomala figura di avvocato.

Entra a far parte dello storico ‘Gruppo Tredici’ che raccoglie scrittori di gialli di Bologna e dintorni, molti dei quali ben noti ai lettori del genere. Scrive anche numerosi racconti per antologie e raccolte, oltre che per quotidiani e riviste, come ‘Gioia’, ‘Donna Moderna’, ‘Il Gambero Rosso’.

Trascorre poi un lungo periodo durante il quale collabora con la First Film, casa di produzione televisiva, scrivendo soggetti, trattamenti, sceneggiature. Da un paio d’anni ha ripreso la sua attività di giallista, completando la stesura di due nuovi romanzi. ( da: http://www.giannimaterazzo.it/biografia.htm )

La trasposizione in fumetto de “Le piste dell'attentato” è nata a Bologna. Di chi è stata l'idea?

Nell'82 a Bologna nacque la rivista di fumetti d'autore Orient Express che proponeva storie di alta qualità di produzione italiana. In quell'ambito nacque l'idea di trasporre in fumetto il romanzo di Loriano, con il quale ci conoscevamo personalmente.

È stato difficile disegnare un personaggio che l'autore non ha mai descritto, cioè Sarti Antonio?

Mi sono basato sul carattere del personaggio, istintivo, pasticcione, non troppo fine. Il contraltare è Rosas, classico extraparlamentare con radici intellettuali: occhialini da miope, sempre alla ricerca di libri impegnati. Al tempo c'era una certa contiguità fra radicali e intellettuali. È il vero cervello dell'indagine.

Oltre al disegno è sua anche la sceneggiatura. Ha seguito fedelmente la trama del romanzo?

Nella sostanza sì, ma ho anche introdotto qualche variante perché nel fumetto come nel cinema bisogna inserire qualche colpo di scena.

La scelta grafica del bianco e nero a cosa è dovuta?

Rievoca le atmosfere del noir e il personaggio a cui mi sono ispirato per disegnare Sarti Antonio: Dick Tracy, capostipite dei fumetti polizieschi americani degli anni '30.

Per disegnare la città mi sono ispirato alle periferie degradate delle città americane che fanno da sfondo alle storie di Dick Tracy. Ho contestualizzato la grafica all'epoca in cui si svolge il romanzo di Loriano curando molto i particolari dell'abbigliamento dei vari personaggi in stile anni '70: pantaloni a zampa di elefante, minigonne, accessori.

Loriano Macchiavelli ha collaborato con Otto Gabos (alias Mario Rivelli) che ha illustrato il romanzo “Sarti Antonio – Come cavare un ragno dal buco”, uscito nel 2010 per Leonardo Publishing, Parma. Di questa esperienza ne parliamo con l'illustratore Otto Gabos.

Biografia

Otto Gabos alias Mario Rivelli

Nasce a Cagliari e vive a Bologna. Dall'esordio nel 1985, per una rivista del gruppo Frigidaire, ha fatto parte dei principali movimenti del fumetto, ha collaborato con svariate riviste, tra cui Nova Express, Dolce Vita, Cyborg di cui è stato anche redattore, Mondo Naif e Fuego di cui è stato co-fondatore. Ha pubblicato per Giunti Junior il romanzo Arrivano gli Gnummo Boys e svariati graphic novel tra cui Esperanto per Casterman, La giustizia siamo noi scritto da Pino Cacucci per Rizzoli, L'illusione della terraferma per Rizzoli Lizard, Il Viaggiatore Distante-Atlantica per Coconino Press Fandango e il recentissimo biopic Egon Schiele, il corpo struggente edito da Centauria. Per LibriVolanti è illustratore titolare della collana di narrativa per ragazzi Rivoluzioni diretta da Teresa Porcella e che ha vinto il Premio Andersen 2018. Insegna con passione Arte del Fumetto e Scrittura Creativa al Corso di Fumetto e Illustrazione dell'Accademia di Belle Arti di Bologna.

Nel 2010, dopo svariate pubblicazioni nel mondo del fumetto italiano e internazionale, si è dedicato per la prima volta all’illustrazione di un romanzo. Ci può raccontare questa esperienza?

È stata la prima volta che ho illustrato un romanzo in una modalità molto particolare. In precedenza avevo già lavorato in altre occasioni con la narrativa per ragazzi con un'impostazione più tradizionale, dove le illustrazioni facevano da sostegno al testo. In questo caso invece il flusso narrativo era unico e passava indifferentemente dalla parola all'immagine. Penso sia stato uno dei primi lavori in questa direzione, in Italia di sicuro un pioniere. Per fare questo è stato necessario un lavoro di regia per capire dove inserire i segmenti illustrati e come gestire la gabbia dei testi che necessariamente doveva essere mobile e dinamica. Insomma all'inizio a parte l'entusiasmo c'erano tanti dubbi e tanta paura che non potesse funzionare. Poi dovendo lavorare con un testo di un grande come Loriano Macchiavelli le responsabilità erano ancora maggiori. Amplificate.

Il suo lavoro è andato ben oltre l'illustrazione di un testo: sfogliando le pagine del romanzo di Macchiavelli si ha l'impressione che parole e grafica si fondano in un'unica narrazione “a quattro mani”. C'è stata una stretta collaborazione fra lei e lo scrittore emiliano?

Loriano mi aveva mandato il suo testo con la consegna di agire in libertà. La libertà a volte trae in inganno, ti suggerisce praterie infinite dove muoverti e poi ti fa perdere. Ho parlato con lui e gli ho proposto gli inserimenti. Poi è arrivata la parte più delicata, quando abbiamo chiesto insieme agli editor di questo progetto, Giacomo Gazzola e Armando Minuz, il permesso di trasformare alcune sequenze narrate in altre identiche disegnate. In pratica Loriano doveva eliminare alcune parti perché altrimenti sarebbero state ridondanti. Mica cosa da poco. In tanti avrebbero rifiutato perché feriti. Eliminare parti di uno scritto non è mai semplice e fa pure male. Loriano invece si è messo a disposizione con immensa umiltà ed è stato al gioco. Gliene sarò grato per sempre. Poi abbiamo rivisto tutto, l'abbiamo riletto immergendoci nel racconto. Funzionava.

Lei ha realizzato molti graphic novel. Qual è la differenza fra elaborare un graphic novel (romanzo a fumetti) e illustrare un romanzo?

Fare un fumetto lungo è correre una maratona. Distanze lunghissime che necessitano un dosaggio sapiente e rigoroso delle energie. Questo per iniziare. Poi cambiano il ritmo, le inquadrature, il rapporto con il testo che nelle illustrazioni è esterno mentre nel fumetto è intrinseco. Illustrazione e fumetto sono parenti, anche stretti, ma con caratteri molto diversi. Dico sempre che il fumetto sta al cinema come l'illustrazione sta al teatro. Comunque sia li amo entrambi. Insieme alla scrittura letteraria sono il mio mondo espressivo. A volte uso tutti e tre linguaggi insieme in modalità anfibia. Ultimamente sempre di più.

Come si è immaginato l'ambientazione bolognese e i personaggi della storia?

Per l'ambientazione giocavo in casa visto che abito a Bologna. Il problema era la stagione. Il romanzo è ambientato in piena estate mentre io l'ho disegnato in pieno inverno, tra l'altro in un periodo in cui nevicava spesso. Ho scoperto luoghi magici e misteriosi come i canali sotterranei e la cisterna dei Bagni di Mario, costruito nel Cinquecento come deposito d'acqua per le case dei ricchi patrizi della città alle pendici dei colli di San Mamolo. Un'altra Bologna che ho potuto conoscere grazie a Loriano che in materia è un esperto assoluto. Invece per i personaggi ho avuto carta bianca. Loriano non ha voluto influenzarmi e allora ho attinto da memoria, impressioni e osservazioni. Il mio Sarti Antonio non doveva avere il volto del bravo Gianni Cavina che l'aveva interpretato in una serie televisiva e allora ho elaborato una fusione somatica tra l'attore di polar francesi Lino Ventura e l'editore di Tex, Sergio Bonelli. Ho adottato anche per gli altri personaggi questo stesso procedimento di fusione. Devo dire che mi sono molto divertito.

Le sue tavole vanno oltre l'illustrazione del testo, costituiscono esse stesse un testo illustrato. L'utilizzo dello sfumato e della gamma dei grigi le fanno assomigliare a un acquerello. A cosa è dovuta la scelta dello sfumato grigio?

Mi piace usare strumenti semplici che poi rifinisco in digitale. Voglio che l'effetto sia materico e mai freddo. In questo caso ho usato diversi tipi di grafite. Da quelle dure a quelle morbidissime, dalle classiche matite di legno a quelle enormi da schizzo, o le micromine. Poi tanta gomma pane con cui alleggerivo il segno, ricavavo i bianchi e le luci e poi lo sfumino, strumento inconsueto e ormai anche desueto con cui facevo le sfumature passandolo direttamente sulle matite. Ho disegnato tutto su carta da spolvero leggermente giallina, che viene usata per gli studi di scenografia. Tutto quanto molto volatile tant'è che ho dovuto fissare il segno con la lacca spray, quella per capelli che un tempo usavano e signore. Da quel libro in poi, questa tecnica l'ho usata in altre opere e ora è di fatto diventata una delle mie preferite, irrinunciabile