Good night and good luck è la frase che il giornalista televisivo E.R. Murrow pronunciava concludendo ogni puntata del programma d’informazione in onda sulla rete televisiva Cbs, giusto qualche anno dopo la fine della seconda guerra mondiale. Contraddistinto da uno stile asciutto, stringato e da una natura personale poco propensa a compiacere la nomenklatura del potere mediatico, politico o militare che fosse, illuminò con una controinchiesta la tortuosa via verso l’oscurantismo aperta dal senatore McCarthy, famigerato condottiero della caccia alle streghe contro chi era in odore o dichiarava simpatie sinistrorse. Girato in un bianco e nero denso d’atmosfere fumose e affascinanti chiaroscuri che sottolineano fotograficamente i labili confini tra inquisizione e inchiesta, persecuzione e indagine, denuncia e delazione, la pellicola si snoda mischiando sapientemente filmati di repertorio (Mccarthy è l’autentico) e sceneggiatura originale. Al giornalista bastò indicare le incoerenze dell’operato e dei discorsi del senatore per smontare il delirante impianto inquisitorio che nel frattempo aveva mietuto vittime, annientato carriere, seminato intolleranza e paranoia.

Siamo negli anni cinquanta e Murrow (un ottimo, affilato, perfetto David Strathairn) in ultima istanza notifica con vigore la decadenza del sistema d’informazione che troppo facilmente soccombe alle pressioni e alle interferenze delle lobby, dei centri di potere e degli sponsor a scapito di un giornalismo libero di criticare qualunque ingiustizia o prepotenza proveniente da qualunque ambiente. Siamo nel ventunesimo secolo e George Clooney (che si ritaglia un ruolo secondario e nella regia dimostra di essere un ottimo mestierante) dice egregiamente la sua in modo netto ma non esasperato, incisivo ma non aggressivo e confeziona una pellicola misurata, necessariamente indignata e viva.