Due micidiali colpi finali…

Lei è Alva Hine, “una vecchia robusta e dai fianchi larghi”, lui Lancelot Jones che deve andare in aereo fino a Bandrapore per fare il precettore al figlio di Mahmoud Kahn. Ma l’aereo privato si è fermato nel deserto per un guasto al motore ed ora è lì, davanti alla suddetta signora, a cui non piacciono i romanzi ma i “Segreti sulla natura umana”. Aspettando la riparazione dell’aereo, ecco dunque la storia di Alva stimolata dalla domanda perché una signora inglese viva in un posto così strano e solitario. Il nostro Lancelot a seguire “attento come un giocatore di scacchi” ( il mio gioco si infila dappertutto).

La storia in breve: papà è un facoltoso mercante di tè in Inghilterra; lei, vero nome Blanche Rose, la sua cocca; poi c’è il fratello Harry “bello e allegro”; Lucy “una bella bambina bionda come la mamma”; Percival, nove anni più grande, che se ne va nell’Indian Army e Robert che scappa via per aver commesso qualche guaio. A 14 anni muore la madre e Alva  sente il dovere di accudire il padre del quale è praticamente innamorata. Il problema arriva quando questi sposa Sophie Falk, una affascinante ragazza e Alva diventa  gelosa, spaventata e nello stesso tempo attratta dalla sua ambigua personalità.

Il caldo si fa stressante e “Mr Jones si chiese come facesse quell’indomita vecchia a continuare la sua storia in un’aria che ormai si era arroventata. Se ne stava placidamente seduta lì come un Buddha in contemplazione, a ginocchia larghe e con le mani sulle cosce.” Il racconto prende una svolta tragica quando la matrigna incomincia a sentirsi male e muore avvelenata. Chi è l’assassino?

Non aggiungo altro se non che Blanche nel frattempo si è sposata con un cugino di Sophie. Storia di un rapporto edipico con il padre e sofferto con la bella matrigna, storia familiare di infatuazioni, amori, gelosie, inganni e tradimenti, mentre il nostro Lancelot ascolta paziente, attento e incuriosito (fuma anche il narghilè), diventando una specie di detective del racconto stesso che termina con due micidiali colpi finali.

Nancy Hermione Courlander, alias Shelley Smith (1912-1998), si allontanò dalla formula del poliziesco tradizionale di allora, dando rilievo soprattutto agli aspetti psicologici della personalità criminale. E qui ha tirato fuori una storia davvero intrigante. In un pomeriggio da ammazzare.