Con l’ispettore Veneruso…

Napoli 1884, al tempo del colera. Si parte da una donna segata in due il cui artefice è un ragazzo di sedici anni e si continua con la vicenda dei fatidici delitti delle Sirene, ovvero giovani fanciulle mutilate e abbandonate sulla spiaggia delle Trecorone. Dalla mano di una di esse una medaglietta con incisa una rosa. Indaga il commissario Veneruso, brusco, di poche parole, caffè e sigaro al bisogno, con i suoi collaboratori: Salvo Serra (fissato con le donne), l’ispettore Antonio Polverino (fissato con i figli che gli muoiono uno dopo l’altro), l’agente Domenico Ruocco “cafone, sporco e privo d’educazione”.

Subito, però, in prefettura da sua eccellenza per risolvere il caso della sparizione di un bambino, poi al convento di Santa Maria Vergine di Porta Capuana diretto da suor Giuseppina dove vivono ben settecento ragazze lasciate nella famosa ruota degli esposti. Qui c’è qualcosa che non quadra, una suora bellissima, troppo bella, due preti e altre suore che forse nascondono un terribile segreto.

Al centro della scena Veneruso. “Non era un investigatore raffinato, i casi li risolveva sempre sul posto parlando con la gente, ascoltando, osservando, stuzzicando, studiandone i movimenti, interpretando gli sguardi, le esitazioni, i turbamenti, la rabbia e mascherando tutte le bugie”. Ogni tanto i dubbi, i rovelli, lo scambio di idee con i sottoposti, i ricordi della sua vita e le capatine alla Casina Rosa (si capisce che cos’è) per avere conforto corporale da una certa Annarella.

Ancora giovani uccise al solito posto e allora l’indagine si fa più dura e intensa, viene messo a nudo il convento sopracitato dove si formano le amicizie, i gruppi (le cosiddette famiglie) suscitatrici di pericolose relazioni, invidie e gelosie. Come contorno la città di Napoli invasa dal colera, i fuochi per bruciare le cose degli ammalati, l’ospedale della Conocchia, le sofferenze della popolazione in una società fatta solo per i signori che se la cavano sempre anche quando commettono un delitto.

La morte di una giovane donna sfracellata sulla strada (si è buttata o l’hanno buttata?) offre lo spunto al nostro commissario per risolvere il mistero delle Sirene. “Finalmente aveva capito tutto. Quasi tutto.” Perché al termine della storia non può mancare il colpo a sorpresa come nella migliore tradizione. Un classico.

Per “I racconti del giallo” ecco “Storia da un’estate romana” di Marco Minicangeli.

Un cadavere ridotto in condizioni pietose. Assassino Hassim, psicopatico. Di mezzo la droga ma qualcosa non quadra. Forse Hassim non è proprio l’assassino e il giornalista che racconta in prima persona si trova in pericolo…Il classico caso legato ad un altro caso scritto con bravura.