Intervista con Marcos Chicot, autore de L'assassino di Pitagora, Salani.

Com'è nato il libro?

La scrittura ha sempre fatto parte della mia vita, ma all'inizio aveva solo il ruolo di quello che io amo chiamare "hobby professionale". Ho scritto un primo romanzo nel 1997 che però non è mai stato pubblicato. Poi un paio di saggi. Ma ciò che mi ha portato a dare alla luce questo romanzo è stata la nascita nel 2009 di mia figlia Lucía, una splendida bambina affetta dalla sindrome di Down che mi ha fatto decidere di dedicarmi completamente alla scrittura per assicurarle un futuro economico più solido. Ho quindi deciso di lasciare il mio lavoro di manager e di psicologo e, partendo dalla mia passione per la matematica, ho deciso di scrivere un thriller storico incentrato sulla figura di Pitagora. Non volevo scrivere un romanzo noioso, ma una storia ricca di colpi di scena, intrighi e passione.

Ma davvero ha risolto il teorema di Pitagora senza computer, solo con ipotesi di ragionamento? 

Il mio scopo era quello di trovare un metodo per avvicinarmi il più possibile al calcolo del Pi greco usando le tecniche matematiche disponibili all'epoca di Pitagora. Ovviamente a quel tempo non disponevano di computer o di una calcolatrice. In ogni caso sì, ho trovato un metodo che mi ha permesso di calcolare con un'approssimazione il più possibile precisa il valore del Pi greco usando le conoscenze, le capacita e i mezzi disponibili allora. La soluzione è stata dapprima geometrica e poi, senza il computer, ho capito che si deve procedere con un calcolo basato sulle frazioni e radici quadrate. Per maggiori dettagli suggerisco di vedere il video, con i sottotitoli in inglese, che trovate sul mio sito in cui spiego come sono arrivato a questa soluzione.

Com'era l'epoca in cui visse il matematico? 

Il mondo che circondava Pitagora era violento, primitivo, pieno di conflitti e dominato da credenze superstiziose. La società era fortemente stratificata e in essa vi era una forte differenza tra gli uomini da una parte, le donne, gli schiavi e gli stranieri dall'altra. Le comunità pitagoriche erano invece oasi di uguaglianza, giustizia, tolleranza. Le idee e i principi di Pitagora erano stati messi in pratica in città in cui lui arrivò a governare in modo diretto. Qui si cercavano risposte a partire dalla ragione, si cercava di avvicinarsi alla scienza per sviscerare i misteri della natura e di bandire ogni tipo di superstizione. Inoltre esisteva un principio di uguaglianza tra esseri umani e l'idea che i più capaci dovessero governare, ma per il bene della comunità. Il sogno di Pitagora era quello di istituire una comunità di nazioni rette da principi di giustizia, uguaglianza e solidarietà. Questo sogno prese corpo parzialmente per circa 20/30 anni, ma poi crollò sotto gli attacchi e oggi è lungi da essere una realtà.

Chi poteva volere la sua morte?

Pitagora era una persona scomoda per l'epoca a causa delle sue idee rivoluzionarie che in alcuni casi aveva minacciato e rovesciato l'ordine costituito a danno di molte oligarchie. I potenti e i partiti politici rivali avevano tutto l'interesse a toglierlo di mezzo.

Perché molti lo consideravano quasi un dio, se non un profeta? 

Pitagora era un personaggio talmente carismatico che era in grado di convertire le masse solo attraverso la parola. Anche fisicamente aveva caratteristiche che colpivano chi lo incontrava: era alto e aveva gli occhi dorati. Secondo alcune leggende era figlio di Apollo e aveva una macchia dorata sulla coscia che era ritenuta segno della sua discendenza divina. Il suo nome deriverebbe dalla Pitia (o Pizia), sacerdotessa di Apollo, e quando la madre lo aspettava le venne detto che il figlio sarebbe stato un grande uomo. Una volta giunto a Crotone, tale fu il fascino che esercitava sulla folla che le autorità locali decisero di affidargli subito l'educazione delle nuove generazioni.

Per raccontare la sua storia quant'era necessario utilizzare certi stilemi del giallo per non risultare noioso e didascalico? 

Ogni storia può essere raccontata in modo obiettivo, ma anche in modo interessante e divertente. Potevo scrivere un noioso saggio dedicato alla figura di Pitagora, ma sarebbe stato un libro per pochi. Ho così deciso di raccontare le vicende di un uomo tanto affascinate con la struttura del thriller in grado di catturare l'attenzione del lettore dalla prima all'ultima pagina.

Ci sono modelli a cui si è rifatto durante la narrazione? 

No, l'unico elemento di cui mi sono servito è stata la storia di Pitagora, personaggio straordinariamente affascinate e di tutti gli eventi che hanno influenzato e caratterizzato la sua vita, eventi altrettanto curiosi. Tutti questi elementi mi hanno fornito la materia prima per scrivere un thriller. Ho semplicemente iniziato a descriverli e con una dose modesta di affabulazione è stato possibile scrivere un romanzo accattivante.

Ha mai letto il ciclo di Arostotele detective di Margareth Doody? 

No, non lo conosco.

Pensava che la sua opera potesse avere un seguito o è stato casuale andare oltre? 

Non ho concepito questo romanzo come la prima parte di una breve serie, ma quando ho iniziato a scrivere la trama è stato naturale pensare a un seguito dove avrei inserito alcune idee che avrei sempre voluto vedere in un romanzo, ma che non sono presenti nell'Assassinio di Pitagora. Al momento sto terminando la stesura del secondo romanzo che dovrebbe essere pubblicato in Spagna entro l'anno.