«Scrivere, raccontare storie “vivendo” l’esperienza del narratore per davvero, significa anche accettare delle sfida»: così inizia Stefano Di Marino la presentazione del suo nuovo romanzo che SherlockMagazine accoglie in anteprima sulle sue pagine: per leggerla, ecco il link: rubriche/14927/

Il romanzo in questione è Il palazzo dalle cinque porte, Il Giallo Mondadori n. 3100 questo mese in edicola: uno storico passaggio dell’autore meglio noto su Segretissimo con lo pseudonimo Stephen Gunn.

     

Dalla quarta di copertina:

Sebastiano “Bas” Salieri è un illusionista e uno studioso di tradizioni occulte e di misteri. E al suo arrivo a Venezia per prendere possesso di un’eredità, i misteri certo non mancano. Prima di tutto il Palazzo dalle Cinque Porte, lasciatogli dallo zio Mattia, di porte ne ha quattro. La stessa morte accidentale dello zio solleva parecchi dubbi, e all’incidente non crede neanche il vicequestore Panitta, uomo pratico e con i piedi per terra. Poi intorno a Bas compare una folla di personaggi bizzarri, inquietanti, e tutti sembrano suggerire che nel palazzo sia nascosto un segreto. Quando Maddalena, amica di Bas, cerca di salvarlo da un complotto ai suoi danni, la mano di un assassino colpisce con inaudita ferocia. Così Bas stringe un’improbabile alleanza con il vicequestore e con l’affascinante Martina, fotografa sempre alla ricerca di uno scoop. In una Venezia invernale, umida e avvolta nella nebbia, la loro indagine li porterà all’opera di Betto Angiolieri, un artista maledetto del Cinquecento. Alle origini più oscure di un arcano che attraversa i secoli.

      

Ecco l’incipit:

L’illusione è il sale dell’esistenza. Crediamo ciò che vogliamo credere, e siamo disposti a torcere ogni logica per convincerci che la realtà è quella che desideriamo. La vita, se non fosse così, sarebbe tristissima, pensò il giovane osservando il riflesso dei palazzi veneziani sul canale. Fondamenta Santa Lucia, il piazzale dei vaporetti tra la stazione e il giardino Papadopoli. Anche se era autunno avanzato, il sole aveva deciso di giocare con le acque del Canal Grande e le facciate degli edifici nobiliari. Nell’acqua increspata dai vaporetti, si scorgeva una Venezia perduta tra la favola e la storia. C’era e non c’era. Il giovane udì appena la sirena del vaporetto che chiamava i turisti alla banchina poco distante e tornò a posare lo sguardo sul libro che stava sfogliando.

— Ciao — lo chiamò la ragazza sbucando nel suo campo visivo con un’aria furbetta.

Lui distolse lo sguardo dalla pagina girando appena il viso. L’aveva sentita avvicinarsi.

Rispose al sorriso. Era carina, con i capelli lunghi e fulvi, gli occhi grandi, appena impreziositi dal trucco.

Colpita dal suo sguardo diretto, lei sbirciò il libro. — Cosa leggi?

— Il “Delomelanicon”...

— Latino?

— Greco, per la verità, un dialetto della Tessaglia.

— Oddio, non sarai mica un prete?

Il giovane trattenne un sorriso, inchiodandola con lo sguardo.

Illusioni. Lo aveva visto lì, solo, seduto su una vecchia bitta di pietra con il bagaglio leggero, la sacca del computer. Eleganti abiti scuri, spolverino, giacca, pantaloni e camicia di seta. Distinto, il viso fine sottolineato dalla capigliatura nera che scendeva sin quasi alle spalle e dal sottile pizzo che tagliava il mento. Chissà cosa s’era immaginata.

Lui scosse leggermente il capo. — Non direi proprio. Questo è un saggio sul Demonio, e il suo autore fu bruciato dall’Inquisizione, qui a Venezia. Nel 1673, credo. Come ti chiami?

La ragazza lottò per contrastare un rossore più forte di lei.

— Francesca.

— Bas — disse lui tendendole la mano. Lei aveva il sorriso dei sedici anni.

La sirena del vaporetto richiamava i passeggeri. — Tu... tu non vieni? — domandò lei indicando il battello.

— No — rispose Bas.

— E come ci arrivi, a casa?

— Chissà se ce l’ho, una casa — ribatté. Bas accennò a un motoscafo privato, tutto in legno lucidato, fibra di vetro e ottoni rilucenti, che stava accostando alla banchina. Richiuse il libro, lo infilò nella tasca laterale del portatile e raccolse la sacca che conteneva il suo bagaglio. Viaggiava leggero. Si alzò con una decisione che impediva ogni discussione. Avvertiva emozioni differenti nella ragazza. La sottile cravatta di seta color sangue di bue si agitò come uno stendardo. Solo per un istante.

    

Stefano Di Marino si occupa della narrativa d’intrattenimento in tutte le sue forme da oltre vent’anni. Con lo pseudonimo Stephen Gunn firma per Segretissimo la serie Il Professionista dal 1995. Ha pubblicato il saggio C’era una volta il thrilling nell’antologia Il mio vizio è una stanza chiusa (Supergiallo Mondadori, 2009) da lui stesso curata, e Paura sul piccolo schermo in Cripte e incubi (Bloodbuster, 2012). Nel Giallo Mondadori ha pubblicato la trilogia hard-boiled Montecristo e, nella stessa collana, il racconto Donna con viso di pantera in Giallo24. Il mistero è in onda. Dal 2009 scrive romanzi e racconti thriller per la rivista “Confidenze” (Io sono la tua ombra, Sortilegio, Appuntamento a Madrid, Maschere e pugnali, La finestra sul lago, Il mare degli inganni e La casa con i muri rosa).

     

All’interno, il racconto Ventitré di Sergio Cova, vincitore del Premio Nebbia Gialla 2013.

    

Il palazzo dalle cinque porte di Stefano Di Marino (Il Giallo Mondadori n. 3100), 294 pagine, euro 4,90