«Questo racconto è dedicato a Edgar Rice Burroughs, senza il quale la mia infanzia sarebbe stata incalcolabilmente spoglia e priva di vivacità»: con questa accorata dedica si apre uno dei grandi omaggi che il geniale e prolifico Philip José Farmer ha dedicato a quella cultura del pulp in cui è cresciuto.

Urania Collezione di questo mese, n. 124, ripropone ai lettori Lord Tyger (id., 1970), incommensurabile romanzo a metà fra pastiche e rielaborazione. Il libro arrivò subito in Italia, nel 1970, per case editrici come Delta e Sugar. Nel 1992 la Mondadori lo ha raccolto nel volume dei Massimi della Fantascienza dedicato a Farmer, ed ora eccolo in questa prestigiosa edizione da edicola, assolutamente da collezionare.

            

Dalla quarta di copertina:

«“Mia madre è una scimmia. Mio padre è Dio. Io sono l’unico uomo bianco al mondo. Vengo dalla Terra degli Spiriti”. Così canta Ras Tyger, l’aitante, eroico, virile signore della giungla. Come un altro famoso signore bianco della giungla, Ras comunica con gli animali e con gli esseri umani che vivono nella sua terra, ma non da pari a pari, bensì come un padrone con i suoi schiavi. Egli infatti si trova in una posizione privilegiata, perché costantemente controllato e protetto da suo padre, ‘Dio’. Ma che specie di creatura è questo dio, una forza onnipotente o un essere di mostruosa malvagità? E qual è l’esatta natura degli Uccelli di Dio, i distruttori che, partendo dalla misteriosa e inaccessibile costruzione che si erge in mezzo a un lago, vietano al giovane di varcare i confini del suo regno?»

Luigi Buffarini Guidi

             

Ecco un estratto:

Mariyam e Yusufu, da quando Ras aveva compiuto i nove anni, avevano rinunciato a frenarlo. Fino ad allora, uno dei due almeno gli aveva continuato a ripetere di non allontanarsi mai dalla loro vista. Ras però disobbediva, anche se sapeva che al ritorno sarebbe stato picchiato. Se ne infischiava dei loro consigli ed era convinto di saperne abbastanza di leopardi e serpenti velenosi per badare da solo a se stesso. Appena poteva, fuggiva, inseguito invano da Yusufu.

Yusufu non intendeva piegarsi ai capricci di Ras, ma dovette presto rassegnarsi. Poteva strillare quanto voleva minacce e imprecazioni in amarico, arabo e swhaili, lingue che Ras ignorava. Questi voleva bene ai propri genitori e non avrebbe voluto angustiarli, ma il suo bisogno di libertà era più pressante. Yusufu stava sempre a raccomandargli di non fare questo o quello, di non andare vicino al dato posto, di fare attenzione all’una o all’altra cosa. Le frustate al ritorno cancellavano ogni senso di colpa avvertito prima. Senza dubbio, il piacere delle sue solitarie ricerche era maggiore del dolore provocato dalla frusta.

             

Philip José Farmer è nato nel 1918 a Peoria, Illinois. Nel 1952 inizia la sua folgorante carriera con il racconto “The Lovers”, rifiutato da “Astounding sf” e altre riviste, ma accettato infine da “Startling Stories”. Ampliato a romanzo nel 1961, Gli amanti di Siddo è considerato uno dei capolavori più ingegnosi della fantascienza moderna. Farmer è anche amatissimo per alcune serie articolate: Il fabbricante di universi (1965), Notte di luce (1966) e Il fiume della vita (1970), nonché per i racconti di Relazioni aliene (1960) e i romanzi singoli Gli anni del Precursore (1960) e L’inferno a rovescio (1964).

          

Lord Tyger di Philip José Farmer (Urania Collezione n. 124), 280 pagine, euro 5,90 - Traduzione di Vito Messana e Ruggero De Grisogono