Gabriella Aguzzi regala a ThrillerMagazine un racconto noir davvero sorprendente: L’ultima partita di Rusty Finnegan.

Ecco l’incipit:

        

Come ci ero finito in quello scantinato, legato per bene mani e piedi, a smaltire i postumi di una sbornia colossale e a rimuginare sui miei errori? Non che gli errori mi avessero mai insegnato qualcosa, coi guai ci ero sposato e se non ero io a cercare loro prima o poi erano loro a cercare me. Era sempre stato così, ogni volta che mi ero riempito di debiti, quando nell’estate del ’52 avevo sfasciato l’auto e la gamba giocandomi la carriera di pitcher, quando avevo detto di no a un lavoro che mi avrebbe risolto tutti problemi fino alla fine dei miei giorni ma mi avrebbe consegnato un capo e una catena, quando mi ero portato a letto Laura, la moglie di Jimmy O’Brian, il mio miglior amico. Non mi interessava Laura come non mi interessavano le altre donne, ma se non potevo avere Jimmy volevo cavarmi il gusto di prendermi la sua donna. Naturalmente questo l’ho capito solo dopo. Ci sono voluti anni per rendermi conto che ero vittima di quell’attrazione che Padre O’Donnell avrebbe definito malsana. Me ne sono accorto solo quando Danny è entrato nella mia vita con lo stesso impeto con cui batteva un home run. Per uno scout è sempre un brivido riconoscere un battitore che ha la stoffa del campione, ma il brivido l’ho provato anche dopo, quando Danny mi si è presentato sotto la doccia col suo sorriso spavaldo a cui non ho risposto per seguire le gocce che si rincorrevano lungo la sua pelle abbronzata, giù per le sue cosce scolpite come quelle di una statua greca. Ed è proprio qui che incominciano i guai di cui vi sto per raccontare.

         

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