Parmy Olson, giornalista e caporedattore di Forbes ha trascorso più di un anno alla ricerca di informazioni sul collettivo di hacker più famoso e temuto al mondo: Anonymous, raccogliendo il tutto in un libro di 500 pagine dal titolo “Noi siamo Anonymous” (Edizioni Piemme) in cui, con dovizia di particolari tecnici e informatici, racconta la storia del gruppo a partire dalla sua nascita.

Come racconta lei stessa, tutto il materiale raccolto deriva direttamente dalle persone che hanno avuto un ruolo chiave nella storia del gruppo, come “Sabu”, “Topiary”e “Kayla”. Nel corso dei dodici mesi in cui ha raccolto informazioni, alcuni hacker si sono mostrati più affidabili degli altri, ma lei ha puntato tutto sulla certezza della documentazione: “mi sono basata sulle fonti che ritengo più degne di fede”. 

La storia comincia il 6 febbriao 2011, quando Aaron Barr, “spalle larghe, capelli a spazzola e sguardo fiero”, ex-militare esperto di crittografia e sistemi informatici ora a capo di un’azienda HBGary Federal,  è comodamente seduto sul divano di casa sua assieme all'inseparabile iPhone in attesa dell’evento dell’anno: la finale di SuperBowl tra i Green Bay Packers e i Pittsburgh Steeleers.

Il suo iPhone, che solitamente vibra ogni quindici minuti per avvisarlo dell’arrivo di e-mail,  è  solitamente silenzioso finché, quando Barr “tirò fuori il telefono e premette il tasto per aggiornare la posta, comparve una finestra blu scuro. Mostrava tre parole che gli avrebbero cambiato la vita - impossibile ricevere e-mail - (…) assisteva impotente mentre sette persone che non aveva mai visto gli facevano crollare il mondo addosso. La domenica del Super Bowl fu il giorno in cui si ritrovò faccia a faccia con Anonymous”.

Questo perchè Barr per farsi un nome aveva deciso di risalire a un gruppo di Hacker chiamati Anonymous e, fingendosi una giovane recluta era entrato in contatto con alcuni di loro: Topyary, Sabu e Kayla.

L’articolo del Financial Times secondo cui Barr “aveva raccolto informazioni sui leader più importanti[di Anonymous], inclusi molti dei loro veri nomi, e che costoro potevano essere arrestati se la polizia fosse entrata in possesso di quei dati” è la molla che fa scattare l’attacco di Anonymous al server del sito web di HBGary Federal.

Questo gesto rappresenta lo spartiacque per Anonymous perchè mostra come Anonymous poteva avere un grosso impatto mediatico rubando dati segreti e informazioni personali compromettenti.

La giornalista quindi narra con dovizia di particolari gli attacchi più eclatanti del gruppo a partire da Scientology fino ad arrivare alla Sony, alla Fox, Mastercard e Paypal, al governo tunisino ed egiziano, mostrando anche l’evoluzione e l’organizzazione del gruppo che passa dal semplice hackeraggio di siti apparentemente senza interesse economico o politico quindi innocui e privi di interesse a scegliere bersagli “perché reprimono la libertà di espressione”.

Un gruppo in continua evoluzione sempre in contatto con la vita reale per analizzare e seguire vicende in  modo da scegliere i bersagli da colpire. Un gruppo all’apparenza invincibile perché, come diceva Topyary, “non potete arrestare un’idea e suonava vero. In Annonymous non esistevano veri leader ma simboli e gruppi più piccoli che occasionalmente lavoravano assieme”.

Un libro da leggere per immergersi in un mondo virtuale fatto di botnet, DDos, IRC, LOIC, SQL injection (tutti termini spiegati-anche a fine libro in un mini glossario- in maniera esaustiva e comprensiva da parte dell’autrice) ma anche di persone reali capaci di penetrare in un cosmo ancora in parte sconosciuto quale è quello di Internet.