Lo scorso 6 giugno, preceduta dalla solita campagna di informazione sui giornali specializzati, è partita nel preserale di RaiDue Squadra Speciale Lipsia che, rispetto alle sue consorelle teutoniche, ha (aveva) il pregio di essere ambientata nell’ex DDR, e precisamente a Lipsia, e di avere come attore, nella parte del commissario capo Hajo Trautzschke, Andreas Schmidt-Schaller, già cimentatosi in una serie a suo tempo prodotta (e trasmessa) interamente nella Germania dell’Est.

In verità, sin dai primi episodi, non ci è sembrata nulla di eccezionale: il vecchio capo è vedovo con una figlia giornalista, Leni, che talvolta interferisce con le sue indagini; ha poi tre collaboratori abbastanza improbabili: un bellone ispanico e rambeggiante, Miguel Alvarez (a cui presta il suo volto un tedesco purosangue come Gabriel Merz);  un biondone con matrimonio fallito e pargolo a carico (l’attore Marco Girnth proveniente dalle soap tedesche) e un’altra biondona, dura ma con sentimento, Ina Zimmermann (l’attrice teatrale Melanie Marschke che così ha debuttato in tv).

Non ci soffermiamo ancora sul cast e sulla serie anche perché in rete c’è un ottimo sito informatissimo sulle produzioni poliziesche tedesche che consigliamo vivamente a tutti gli appassionati: digilander.libero.it/krimiserie.

Il problema è un altro: Squadra Speciale Lipsia è un prodotto medio, dignitoso, con più ritmo rispetto a L’ispettore Derrick (ma qualche attore è transitato da una serie all’altra), ma meno fracassone rispetto a Squadra Speciale Cobra 11. Evidentemente non ha raggiunto la fascia di share ritenuta vitale per la rete e, nonostante siamo in estate, l’Auditel non va a dormire e nemmeno i pubblicitari (anche se talvolta ci tocca vedere persino le repliche degli spot invernali, natalizi esclusi naturalmente).

RaiDue decide quindi di cambiare cavallo e lo scorso lunedì 20 chi legge i programmi tv sui quotidiani si accorge che verrà trasmessa al posto della serie tedesca l’ennesima replica di JAG Avvocati in divisa (che oltre tutto inizierà di martedì per un ulteriore mutamento di palinsesto all’ultim’ora).

È mai possibile che nessuno si sia premurato di avvertire decentemente il pubblico?

È mai possibile che Rai e Mediaset, in questo perfettamente intercambiabili (ma la Rai non è anche finanziata dal canone?), quando un programma non va, lo fanno saltare infischiandosene del gentile pubblico? E poi, siccome quei telefilm (o film o varietà, non conta il genere) sono stati comprati, verranno programmati a tarda sera o di notte diversi mesi più tardi (come accade adesso alla sfortunata Cuore contro cuore in Mediaset) sperando che raccolgano qualche misero punto di share e giustifichino la spesa sostenuta.

Ora è chiaro che nessuno piangerà sulla sorte dei quattro di Lipsia: ma ci è sembrato istruttivo indagare ancora un volta (l’abbiamo già fatto recentemente con Line of Fire e con Padri e figli) su come i dirigenti televisivi immaginano il pubblico medio dei loro programmi e come si permettono di trattarlo.

Non sarebbe ora che qualcuno dichiarasse un bello sciopero dei telespettatori (magari di quelli che hanno il rilevatore Auditel a casa)?

Voto: 6 (di simpatia)