House of Cards è la nuova serie americana di genere politico che sta per sbarcare anche in Italia. La serie è stata sviluppata da Beau Willimon ed è diretta addirittura da David Fincher. La serie annovera come protagonista Kevin Spacey nei panni di Francis "Frank" Underwood, un politico spietato di Washington. David Fincher e Kevin Spacey avevano già collaborato in  Seven e ora si sono ritrovati all'interno di questo progetto che si presenta come un adattamento della miniserie omonima della BBC degli anni ‘90. La prima stagione ha debuttato il 1 ° febbraio 2013. Budgettati 100 milioni di dollari per due stagioni di 13 episodi.

La trama

Francis "Frank" Underwood (Kevin Spacey) è un membro del partito democratico al Congresso. È lui che ha contribuito ad assicurare l'elezione del 45° Presidente Garrett Walker (Michael Gill), che ha promesso di nominare Underwood come Segretario di Stato. Tuttavia, prima che Walker presti giuramento l'accordo salta e sarà invece nominato il senatore Michael Kern. Furioso per il tradimento di Walker, Underwood e sua moglie Claire (Robin Wright, ex Penn), un'attivista ambientale, fanno un patto per distruggere Kern.

Netflix, noto come canale di Internet per video on demand in streaming, ha acquistato i diritti sulla serie con un'offerta superiore rispetto ai canali via cavo AMC e HBO. Netflix ha ordinato da subito 26 episodi da trasmettere in due stagioni di questa serie di cui Spacey  è anche produttore. Spacey ha definito il metodo di trasmissione da parte di Netflix come una nuova prospettiva, spiegando che la certezza di poter contare su due stagioni ha permesso di dare alla serie una maggiore continuità nello sviluppo narrativo.

Il rilascio degli episodi sarà in un'unica soluzione, cosicché chi vorrà potrà vederseli tutti di un fiato, un po’ nello stile di chi vedeva la serie 24 di Jack Bauer rispettando la sequenza del film, rigorosamente in un giorno…

Non una webseries quindi, ma la nuova frontiera della internet TV on demand: una vera e propria scommessa rispetto al modello televisivo tradizionale in cui gli episodi vengono consumati lentamente settimana per settimana per mantenere il pubblico e la raccolta pubblicitaria lungo l’arco di un anno.

Ma non è tutto. La serie si presenta all'avanguardia delle sperimentazioni televisive anche per un'altra scommessa da vincere, ovvero l’artificio cinematografico che vede Spacey parlare direttamente alla telecamera ovvero allo spettatore, una delle scelte stilistiche più rischiose da fare, che se va bene per una commedia teatrale, non si può affermare con sicurezza che possa funzionare anche sullo schermo. Di certo, è un nuovo modo di coinvolgere più attivamente il pubblico nel tentativo di annullare una certa passività e assuefazione che potrebbe cogliere lo spettatore nel corso di più stagioni. Una pseudo interattività intellettiva, invece di un intervento concreto sullo svolgimento dei fatti.

Chi l’ha già vista, ha definita la serie  eccezionale in tutti i sensi della parola. Kevin Spacey straordinario nell’interpretazione di un personaggio a tutto tondo, non il solito politico stereotipato che siamo abituati a vedere, ma un protagonista profondo non privo di sfumature. Visibile e inconfondibile puntata dopo puntata lo stile di Fincher, che richiama e ricorda quello degli espressionisti tedeschi del cinema muto.