In arrivo, entro la fine dell’anno, un nuovo romanzo di una firma eccellente della fantascienza italiana, Giampietro Stocco. Ma Dolly sarà in tutto e per tutto un noir.

Già l’autore era a suo agio con tematiche fantascientifiche virate al nero, ma stavolta il passaggio al “lato nero” della narrativa è più deciso. Ne abbiamo parlato con lui.

        

Cominciamo con le presentazioni: chi è Giampietro Stocco?

Giampietro Stocco è anzitutto un giornalista: lavoro da ventuno anni in RAI e al momento sono vicecaporedattore nella sede regionale per la Liguria. Vivo a Genova dal ’98, e qui ho concretato anche il sogno di scrittore. Direi che nasco ucronico, la storia fatta coi se: esordisco con Nero Italiano nel 2003, poi esce un sequel, Dea de Caos, nel 2005, sempre per i tipi dei Fratelli Frilli di Genova, e da Dea del Caos si trae un adattamento per il palcoscenico grazie al Teatro Garage di Lorenzo Costa. Siamo al 2006-2007, anni della svolta, perché vinco l’Alien per il miglior racconto di fantascienza, quindi per Delos Books esce Dalle mie ceneri, un thriller-crossover di science fiction e poi, nel 2010, esce l’ultimo lavoro, Nuovo Mondo, per Bietti, in cui immagino una scoperta dell’America diciamo così, alternativa. Torno dunque all’ucronia, ma mantenendo un piede e mezzo nell’avventura e nel mistero.

        

Il tuo nome è legato a storie di ambientazioni fantascientifiche (anche se le contaminazioni non mancano): come è nato il desiderio di passare dal lato “noir” della narrativa?

Non è un passaggio: è una coesistenza: Nero Italiano e Dea del Caos, che immaginano un mondo in cui il fascismo non è mai caduto, sono in se stessi già dei noir con un andamento che è familiare a chi ama questo genere. Credo di essere sempre stato uno scrittore di frontiera e di amare, come tu dici, le contaminazioni.

         

Molti autori di fantascienza, classica e moderna, si sono trovati a proprio agio nel trattare anche il noir: pensi che i due generi siano più legati di quanto si pensi?

Be’, basti pensare a J.G. Ballard, ma anche Theodore Sturgeon, e alcuni aspetti della narrativa di Bruce Sterling. Direi che quando la fantascienza diventa narrativa di ambientazione e impegno sociale, è facile arrivare ai temi di denuncia che sono familiari al noir. Io per esempio amo alla follia Joe R. Lansdale, ma quello che mi piace di più di lui è quando con due pennellate mi descrive un mondo e i suoi problemi. Quello, per me, è il vero noir.

        

Che ne pensi del genere crossover “fanta-noir”? Lo reputi uno stile a te vicino?

Be’, come non lodare l’iniziativa di Gian Filippo Pizzo con Notturno alieno? Ha portato alla ribalta un’intera riga di autori, conosciuti e no, con temi decisamente originali. Direi che, sì, siamo senz’altro vicini.

       

Ci sono autori che consideri fondamentali per te, sia come scrittore che come lettore?

In ordine sparso Ballard, Sturgeon, Dick, ma anche Harry Harrison e Kim Stanley Robinson. Di Lansdale ho parlato, ci metterei anche Morselli e Capote.

         

Puoi anticiparci la trama del tuo nuovo romanzo noir, di prossima uscita?

In una Genova postindustriale cupa e fredda si snoda una serie impressionante di delitti. Le vittime sono tutte donne, che l’assassino spersonalizza dopo la morte depilandole e apponendo loro delle lenti a contatto. Le trasforma in bambole.

A dare la caccia a quello che presto diventa un vero e proprio mostro cittadino, un investigatore molto particolare: è affetto da una sindrome da ossessione compulsiva. E la caccia al killer diventa una via crucis personale.

          

Sarà edito anche in eBook? Che ne pensi dell’editoria digitale?

Penso proprio di sì. Dell’editoria digitale penso tutto il bene possibile, credo le nuove frontiere aprano nuove possibilità. E se un domani dovesse cambiare anche il nostro modo di scrivere, ben venga la rivoluzione.

        

Per finire, pensi di darti ancora al noir o tornerai alla fantascienza?

Come al solito, la risposta sta nel mezzo...