Alessandro Barbero è uno storico prestigioso ed in questo libro dimostra di essere anche un ottimo divulgatore.

Con linguaggio semplice ed un ritmo che non lascia mai un attimo di noia, ci spiega come funzionava il governo dell’Impero Ottomano, sfatando i miti e le superficiali discriminazioni che ci portiamo appresso da secoli di intransigenza cattolica.

La storia è continua rivisitazione del passato; quello che era valido per uno storico di cinquant’anni fa, non lo è più per una generazione che rifiuta le contrapposizioni culturali e religiose e si vuole arricchire dalle differenze.

Barbero ci mostra un impero governato dal sultano, dove convivono islam, cristianità nelle diverse accezioni orientali e cattolicesimo, ebraismo e sette religiose. Quello che potrebbe risultare un assolutismo, riesce a mettere insieme ciò che poi, nel corso della storia, non sarà più possibile far sedere attorno allo stesso tavolo.

Esamina la nascita dell'Impero Ottomano, la sua espansione, il perfetto equlibrio governativo, lo scontro con la cività occidentale ed il rifiuto della modernità.

La mancanza di cambiamento, sarà la conseguenza della stagnazione, che porterà poi alla fine dell'impero dopo la prima guerra mondiale.

   

Interessante la annotazione che nell'Impero non era permessa la stampa; la cultura non poteva così diffondersi ed il divario con l’occidente è diventato insanabile: invece degli scambi commerciali a loro vantaggio, si è dovuto importare tecnologia. Questa non serve solo per costruire orologi, ma anche armamenti che sono stati puntati verso la Sublime Porta.

Il seme del nazionalismo si è instillato e, come una goccia d’acqua scava la roccia, così il gigante si è logorato anche dall’interno.

Il libro è affascinante, ricco di curiosità, di aneddoti, di storia con la “s” minuscola che si intreccia intorno agli eventi che hanno cambiato il mondo. Un libro da leggere assolutamente.