Già apparso nella collana I Classici del Giallo Mondadori n. 418 (1983), questo ... Ma il terrore rimane (Fear is the Same) è uno dei rarissimi romanzi che Carter Dickson scrisse al di fuori della serie dedicata a Sir Henry Merrivale. Proprio per narrare le più di venti indagini dell’arguto personaggio il prolificissimo autore statunitense John Dickson Carr scelse di firmarsi con lo pseudonimo di Dickson, concedendosi pochissime eccezioni: questo romanzo è una di queste.

   

Siamo nell’Inghilterra del 1795, quando i fantasmi sono tanto nei romanzi quanto nella realtà. Per questo bisogna comprendere lo sgomento della giovane Jennifer quando si vede davanti un uomo che le ricorda l’amato Philip... e che afferma addirittura di chiamarsi Philip. «O quell’uomo era Phil in persona, o un qualche demone aveva creato in lui l’immagine esatta dell’uomo che lei aveva conosciuto e amato».

Perché Philip Clavering, quarto conte di Glenarvon, non ricorda nulla del suo incontro con Jennifer, la donna che invece si è invaghita di lui? Perché l’amore fra i due è nato senza che gli interessati se ne rendessero conto? La sensazione che hanno Jennifer e Philip è quella di non appartenere alla loro epoca... e forse è vero!

«Oh, se solo potessimo sfuggire a quest’incubo! Se potessimo tornare indietro di centocinquant’anni e dimenticare tutto!»: e se questo desiderio espresso da Jennifer fosse diventato realtà? «Non so se questa sia una punizione per qualche nostra colpa o peccato, o se solo un tale desiderio sia stato esaudito perché imparassimo una lezione. Ma siamo stati trasportati indietro nel tempo, proprio come io avevo pregato. Ci è stato permesso di conservare solo pochi e oscuri ricordi. E dovremo tornare a recitare la stessa spaventevole storia, proprio come facemmo nell’altra vita. Solo che non sappiamo di che storia si tratti.»

   

Un po’ giallo classico, un po’ thriller storico, un po’ fantascienza da viaggio nel tempo... Insomma, è davvero difficile inquadrare ... Ma il terrore rimane, che sfugge ad ogni schema e destabilizza il lettore con i suoi personaggi che vivono realtà e tempi paralleli.

Forse non il più riuscito fra le decine e decine di romanzi scritti da Carr/Dickson, ma di sicuro un esperimento narrativo da non lasciarsi sfuggire.