Nel mare magnum del Falsi Vangeli - inventati sul serio o scoperti per finta - il soggetto più complesso e stuzzicante con cui cimentarsi è ovviamente Gesù: quale più amabile paradosso dell’attribuire testi falsi ad un autore che non scrisse mai nulla? (Nell’iconografia della Chiesa ortodossa Gesù appare molto spesso con un libro aperto fra le mani, lui che con i libri non aveva davvero molto a che fare.)

Per pseudobiblia legati a Gesù come Il segreto del Messia di Daniel Easterman, Il testamento di Gesù di Eric Van Lustbader e I custodi del manoscritto di Cristo di Ronald Cutler si rimanda al sesto numero dello speciale Falsa Novella (http://www.thrillermagazine.it/rubriche/10640/).

Quello speciale si apriva ricordando che solo in un punto della Bibbia si fa cenno ad un Gesù che scrive, «Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra» (Giovanni, 8,6, ripetuto in 8,8): cosa scrivesse non viene specificato. Val la pena qui aggiungere che questo passo controverso lo si ritrova ampliato in un manoscritto armeno (stando a quanto ci racconta Tim Newton ne Il Vangelo che la Chiesa non ti farebbe mai leggere, altisonante titolo che indica in realtà un ottimo saggio sui vangeli apocrifi), il quale specifica che il Messia scrisse in terra «per denunciare i loro peccati, ed essi videro i loro numerosi peccati sulle pietre». Forse è un passo apocrifo che si è ritrovato inserito in un vangelo canonico, ma sta di fatto che il Gesù dei Vangeli - canonici o apocrifi - non scrive.

Ci pensano altri a farlo, e parecchio anche...

                  

Bashir Abbass sta dirigendo i lavori di restauro di una moschea alla periferia di Ramallah (vicino Gerusalemme) quando una frana porta alla luce qualcosa di inaspettato: due strani rotoli con scritte in greco.

I giornali riportano la notizia che è stato trovato un papiro risalente al primo secolo con all’interno una copia della Apologia di Socrate di Platone. Notizia che manderebbe in estasi ogni studioso, ma che di certo al grande pubblico interesserà davvero poco: peccato che il citato grande pubblico non sappia che è stato trovato un altro rotolo, con ben altra Apologia.

ΑΠΟΛΟΓΙΑ ΙΗΣΟΥ ΤΟΥ ΝΑΖΑΡΑΙΟΥ, Apologia di Gesù il Nazareno. Ma chi mai avrà scritto un’apologia di questo genere? L’incipit non lascia dubbi: «Ego Iosef o apo Arimathaias..., Io Giuseppe di Arimatea, Colui che aveva offerto il sepolcro nuovo per il corpo di Cristo»: questa sì che è una notizia che dovrebbe finire sui giornali.

«Un antico manoscritto sulla vita di Gesù, foriero di tenaci eresie»: questo è il compito assegnato dal Vaticano a Riccardo Ambrosi: tradurre e studiare il papiro “che scotta”.

Stiamo parlando della trama di un libro davvero molto particolare. Il terzo testamento (Giuntina) è un romanzo con infiltrazioni di saggistica oppure un saggio romanzato: difficile stabilirlo, ma in definitiva è un ottimo libro di Luigi Spagnolo, studioso e letterato attualmente ricercatore al Dipartimento di Scienze Umane all’Università per Stranieri di Siena.

«Quello che ho tentato di fare - racconta l’autore, - è un racconto nel greco neotestamentario con traduzione della vita di Gesù che attinge ampliamente a materiali evangelici, però interpretandoli in chiave storico-critica, e innestare questo piano su quello della Roma degli inizi del 2000 con le vicende di un parroco della periferia che fa i conti con se stesso, con la propria fede, con la propria vita e con le proprie scelte.»

La traduzione del papiro da parte del protagonista, con dovizia di note e stuzzicanti percorsi storico-linguistici, si alterna alle vicende di intrigo da thriller facilmente immaginabili: non tutti sono contenti di avere una fonte di prima mano della vita del Cristo, con il rischio che non corrisponda all’immagine stratificata in duemila anni di storia...

                

Nessuno invece ha paura del vangelo scritto di proprio pugno dall’amico fraterno di Gesù: infatti questa particolare apologia è tutta da ridere!

Il più deflagrante, sarcastico, graffiante ed irresistibile Vangelo che mai sia apparso nella storia dell’umanità è Il Vangelo secondo Biff, amico d’infanzia di Gesù (Lamb. The Gospel according to Biff, Christ’s Childhood Pal, 2002), geniale e incontenibile romanzo umoristico-sarcastico di Christopher Moore portato recentemente in Italia da Elliot Edizioni.

«Un Vangelo dopo tutto questo tempo? -  chiede l’Angelo Raziel - E chi è l’autore?»

«Levi detto Biff».

Quasi a spiegare il sentimento alla base dell’opera, una meravigliosa citazione di Voltaire campeggia in epigrafe: «Dio è un autore di commedie il cui pubblico ha paura di ridere». Il romanzo si prefigge di ripercorrere ogni evento (conosciuto o meno) della vita di Gesù per mostrare cosa “realmente” sia successo... cioè per divertirsi ad ironizzare in mille modi diversi!

Ma chi è questo Biff a cui viene imputato un Vangelo mai sentito prima? «Il mio vero nome, Levi, deriva dal progenitore della stirpe sacerdotale; quanto al mio soprannome, Biff... me l’aveva dato mamma, perché il mio passatempo preferito era biffticciare con i miei fratelli...»

Riportato in vita dall’Angelo Raziel, Biff è costretto a dettare il suo personale Vangelo, a raccontare cioè come veramente si sono svolti i fatti. Assistiamo dunque alla stesura in diretta del vangelo più improbabile di sempre, dov’è raccontata la vita di Gesù sin dall’infanzia, quando già il Salvatore ha in mente il bene dell’umanità e Biff gli incita invece «Dimentica quelle sciocchezze».

Con il supporto di spumeggianti false citazioni («Imbecilli, capitolo 3, versetto 7; Sgobboni, capitolo 5, versetto 4») e con l’aiuto di un umorismo irriverente («L’onanismo, un peccato che richiede centinaia di ore di pratica per essere commesso alla perfezione»), Moore ci guida in un irresistibile vangelo molto meno dissacrante di quanto si pensi, perché non c’è niente di più divino di un sano umorismo.

«Non conosco la Torah come te, Gesù, ma non mi pare di ricordare che Dio abbia il senso dell’umorismo», chiede dubbioso Biff e nella risposta di Gesù c’è lo spirito di tutto il romanzo: «Mi ha dato te come migliore amico, no?»

                   

Non si può parlare di vangeli umoristici senza citare I Manoscritti della Mano Morta (The Scrolls), breve ma fulminante testo comico scritto da Woody Allen negli anni Settanta e raccolto in Citarsi addosso (Without Feathers, 1975), più volte ristampato in Italia da Bompiani.

«Gli studiosi ricorderanno che qualche anno fa, un pastore, errando nel golfo d’Aqaba, s’imbatté in una caverna che conteneva parecchie giare e due biglietti per Holiday on Ice»: questo l’inizio del saggio che narra dell’incredibile scoperta. «Dentro le giare si scoprirono sei pergamene in una indecifrabile scrittura antica, che il pastore, nella sua ignoranza, vendette a un museo per 750.000 dollari ciascuna».

La scoperta ricalca il modo in cui sono stati scoperti i celebri e Manoscritti del Mar Morto, e proprio come questi ultimi quelli della Mano Morta destano subito sospetto: «L’autenticità delle pergamene è attualmente messa in dubbio, specialmente da quando hanno scoperto quante volte appare nel testo la parola “Cadillac”.»

Seguono tre brevi estratti da questi manoscritti, tradotti e presentati dal fantomatico archeologo A.H. Bauer.

Il primo racconta delle angherie che Dio, per scommessa con Satana, rivolge a Giobbe; il secondo della creduloneria di Isacco, che sta per uccidere il proprio figlio solo perché gliel’ha chiesto Dio, che se ne lamenta in questi termini: «certi uomini sono pronti a ubbidire a qualsiasi ordine, per cretino che sia, purché venga pronunciato da una voce risonante e ben modulata.».

Il terzo ed ultimo estratto è il più apocrifo di tutti. Un camiciaio non riusciva a vendere i suoi prodotti, così chiede aiuto al Signore. «Signore, perché mi lasci soffrire così? Tutti i miei nemici vendono le loro merci e io solo no. Ed è anche alta stagione. Le mie camicie sono delle buone camicie. Da’ un’occhiata a questo raion. Ne ho con il colletto abbottonato e con il colletto aperto e non vendo niente». La soluzione divina sarà semplice quanto geniale: «Metti un coccodrilletto sulla tasca»... Inutile dire che le vendite salirono alle stelle.

Chiude il saggio una raccolta di “leggi e proverbi”, i cui migliori esempi di “sapienza antica” sono sicuramente questi: «Il leone e il vitello giaceranno insieme ma il vitello dormirà ben poco» e «Chi è malvagio nel profondo del cuore probabilmente la sa lunga».