Isocrate era un retore greco vissuto fra il V e il IV secolo avanti Cristo. Il suo testo più antico giunto fino a noi è un rotolo datato al II secolo a.C., una vera rarità visto che tutti gli altri papiri noti del retore sono di età molto posteriore. Questo rotolo eccezionale, però, è di provenienza sconosciuta: un testo di grandissima rarità, di grandissima importanza che non si sa da dove provenga. Nel 1966 è stato donato alla Beinecke Library dell’Università di Yale, proprio un anno prima che anche il Manoscritto di Voynich venisse donato alla stessa istituzione. Cosa accomuna questi due testi, oltre al fatto di essere unici, rarissimi, preziosissimi e di provenienza sconosciuta? Semplice: l’essere stati entrambi donati da Hans Peter Kraus, l’erede spirituale di Wilfrid Voynich nonché cacciatore di libri dall’enorme fortuna... e una innata propensione alla fiction.

In questa rubrica, precedentemente, abbiamo indagato su tutto ciò che riguarda il celebre Manoscritto analizzando quanto si sa di esso. Ma né noi - né a quanto pare nessun altro - ha pensato di farsi una semplice domanda: come sappiamo ciò che sappiamo?

Ce la poniamo ora, questa domanda, e la risposta è sorprendente: quel poco che si sa sul Manoscritto e su come è stato ritrovato - insomma, ciò che sappiamo sul Mito del Manoscritto lo sappiamo grazie al più grande cacciatore di libri del mondo: Hans Peter Kraus... che enfaticamente potremmo definire l’uomo che inventò il Mito del Manoscritto di Voynich!

         

Chi era H.P. Kraus? Alla sua morte - nel 1988 - era considerato fra i più celebri e prolifici “rare book dealers” del mondo, un serio professionista che si occupava di fornire libri antichi a chi li cercava, specializzato soprattutto in manoscritti e incunaboli del XVI e XVII secolo; era attivo principalmente in America ma era di origine europea, dove in gioventù aveva conosciuto la prigionia.

Qualcuno potrebbe notare che questa descrizione è straordinariamente simile a quella di Wilfrid Voynich: come se non bastasse, Kraus era nato in Austria... la terra in cui Voynich disse di aver trovato il suo misterioso Manoscritto! (La località di Villa Mondragone, lo ricordiamo, non è mai stata citata prima degli anni Sessanta.)

L’ultima somiglianza di Kraus con Voynich è di trovarsi al centro di controversie, ma in fondo l’antiquariato librario non è una scienza esatta, e quando si trovano centinaia, migliaia di libri può benissimo capitare che si sia imprecisi nella datazione di qualcuno. Non deve dunque stupire che studi successivi abbiano stabilito che un incunabolo venduto da Kraus nel 1925, e spacciato per un testo stampato a caratteri mobili prima che questi fossero inventati, sia risultato di erronea datazione. Sbaglia chi lavora, dice il motto, e Kraus ha lavorato tanto.

Ma per capire davvero chi sia Kraus, per capire il ruolo che ricopre sia nella vicenda del Manoscritto di Voynich che in quella della “caccia al libro”, è utile narrare l’episodio che instillò nell’uomo la decisione di diventare rare book dealer.

        

Nella sua corposa autobiografia - A Rare Book Saga del 1978 - Kraus racconta questo curioso ed edificante aneddoto.

Nella Vienna del 1919, ci dice l’autore, quasi tutte le case avevano una soffitta o una cantina (o entrambe) letteralmente sciabordanti di oggetti dimenticati dai passati proprietari, a volte cianfrusaglie a volte rarità antiquarie. Il dodicenne Kraus andava con il padre di casa in casa per rovistare fra le carabattole alla ricerca di oggetti preziosi, comprandoli poi dai proprietari (e rivendendoli a prezzo maggiore: non lo dice ma è plausibile che sia così). Un giorno il padre era dispiaciuto di essersi impolverato per niente, di non aver cioè trovato alcun “bottino”, quando il giovane Kraus salvò la giornata: vide in un angolo una specie di quadernone. «Sembrava antico» disse il giovane, poi scoprì una data e un autore: Mercatore, 1595. Chiese al padre di comprarglielo, ma il proprietario della casa - che non sapeva di avere da secoli in cantina un libro rarissimo - titubava: «Tutto in questo atlante è sbagliato - disse l’uomo al padre di Kraus. - Suo figlio prenderà un brutto voto in geografia se lo userà a scuola!» Alla fine il proprietario si commosse e regalò al ragazzo l’atlante dicendo: «Non voglio soldi per questa roba antica e scaduta.»

Atlante di Mercatore
Atlante di Mercatore
Ma quanto possiamo credere alla storia del ragazzino che trova la “prima edizione” dell’Atlas di Gerard de Cremer detto Mercatore? Ma dove l’ha trovato, quale casa ha rovistato, chi era il proprietario? Perché nel raccontare quest’incredibile aneddoto Kraus non fa neanche un nome? Sessant’anni dopo sta ancora proteggendo la privacy del proprietario di casa?

Chi segue questa rubrica avrà notato che questo racconto è assolutamente identico allo stereotipo del “libro miracolosamente ritrovato dove non sapevano di averlo”, già incontrato in passato. Il britannico Robert Curzon così disse di aver sottratto un prezioso manoscritto ad un frate boccalone che non chiese neanche soldi “per quel vecchiume”. Madame Blavatsky copiò subito l’aneddoto nel suo Iside svelata, e il giornalista russo Nikolaj Notovich si sbrigò a copiare a sua volta la Blavatsky per giustificare il ritrovamento de La vita sconosciuta di Gesù. Raggirare gli ignari e portarsi via un manoscritto rarissimo è fra i topoi letterari più usati da avventurieri e truffatori: dobbiamo davvero credere che Kraus “visse” realmente questo topos?

Chi segue questa rubrica, poi, ricorderà che nel 1902 Woynich attirò l’attenzione del “New York Times” quando trovò una cartina geografica che - con l’aiuto di un vecchio geografo - datò al 1522, togliendo a Mercatore (toh, ancora lui!) il primato del suo stile cartografico. Il buon Wilfrid esagerò, come al suo solito, e la cosa finì lì: Kraus fu più scaltro e disse di aver trovato semplicemente un libro “appartenente a Mercatore”. l’austriaco aggiustò il tiro e ottenne il risultato che invece Voynich mancò: ancora oggi quando osserviamo il frontespizio dell’Atlante di Mercatore, stiamo in realtà guardando quello che Kraus trovò in una misteriosa cantina di una casa misteriosa, appartenuta non si sa a chi...

       

Ma insomma, potreste chiedervi, Kraus mentiva? Ovviamente no, è l’unica risposta possibile: in mancanza di prove, H.P. Kraus è tuttora il più grande cacciatore di libri del mondo. L’importante è crederci e far finta che le coincidenze non contino...

Wilfrid Voynich
Wilfrid Voynich
«Wilfred Michael Voynich fu una figura titanica nell’antiquariato librario a cavallo fra Otto e Novecento - è l’entusiastico giudizio di Kraus che apre il 31° capitolo della sua roboante autobiografia. - Io non l’ho mai incontrato (morì nel 1930) ma due manoscritti ci uniscono: il primo fu quello del Vulturius, il secondo quel “manoscritto cifrato” di fama internazionale». Dopo più di sessant’anni di silenzio e misteri, in questo 1978 arriva la bomba: ecco la storia del Manoscritto come mai Voynich la raccontò!

«Attorno al 1912 Voynich fu introdotto dai Gesuiti del Collegio Romano a Villa Mondagone, in Frascati vicino Roma»: va sottolineato che questa informazione è ignota a chiunque prima del 1960, quando Kraus mostra una fantomatica (quanto fantasiosa) lettera della moglie di Voynich che la rivela. Curiosamente sia Kraus che la lettera sbagliano la località: la Villa è a Monte Porzio Catone, Frascati è solo la località più famosa nei suoi pressi.

«La biblioteca del Collegio fu venduta al Vaticano ma con l’aiuto di Padre J. Strickland, Voynich fu in grado di comprare un gruppo di manoscritti eccezionali, ora sparsi nelle biblioteche americane». Seguendo fedelmente ciò che c’è scritto nella lettera di Ethel Lilian Voynich, finalmente Kraus svela al mondo quello che viene sempre taciuto: il destino degli altri libri trovati a Villa Mondragone. (Rimane però in sospeso una questione: queste “biblioteche americane” sanno che i loro libri arrivano dalla Villa? È stata detta loro la provenienza, visto che nessuno a parte Kraus sa qualcosa di quella compravendita del 1912? Neanche Voynich ne ha mai fato menzione.)

«L’unico di questi che lui [Voynich] volle conservare fu il cosiddetto Manoscritto cifrato di Roger Bacon. Convinto che esso rappresentasse un grande tesoro storico e culturale, egli provò a venderlo ad una cifra pari a 160 mila dollari, prima della Prima guerra mondiale: più di quanto fosse stato mai chiesto per qualsiasi altro manoscritto o libro di alcun genere. Voynich fece una fortuna vendendo gli altri manoscritti di Mondragone» (Ma quali altri manoscritti? Qualcuno lo sa?) «e non aveva fretta di vendere: egli sperava che un giorno quel manoscritto fosse decifrato».

Nessun’altro al mondo ha notizia di questa storia: l’unica versione esistente la rivela Kraus, dopo averla letta in uno scritto segreto di Ethel Voynich... Ma come ha fatto il cacciatore di libri a leggerlo, visto che la lettera di Ethel non era indirizzata a lui? Ovvio: gli è capitata fra le mani una bella coincidenza.

        

H.P. Kraus
H.P. Kraus
«Non è questo il luogo per scrivere la biografia di Voynich - continua Kraus nella sua autobiografia. - Tutto quel che posso dire è che passò come una meteora nei cieli dell’antiquariato e i suoi cataloghi testimoniano le sue abilità. Fu mia grande fortuna che Ann Nill, sua segretaria per lungo tempo, in seguito lavorò per me per almeno dieci anni.» Ecco un’altra bomba: la fantomatica Ann Nill, che nessuno conosce o cita, Voynich in primis, lavora per ben due fortunatissimi cacciatori di libri. Kraus addirittura ci lavora per dieci anni: il risultato è che non la cita mai nella sua autobiografia, se non nel passo qui riportato: gli ha proprio lasciato un gran bel ricordo professionale...

«Era una donna magra con una memoria perfetta e un gran bel temperamento: erano le sue qualità principali. [...] Ann Nill era da lungo tempo l’accompagnatrice della signora Voynich ed ereditò il Manoscritto Cifrato alla sua morte nel 1960. Io lo comprai da lei il 12 luglio 1961, per 24.500 dollari.» È proprio un uomo fortunato, Kraus, ad avere come segretaria la donna che è stata vicina sia a Wilfrid che Ethel Voynich: la donna che appare nel nulla quando serve per subito scomparire quando non c’è bisogno di lei...

Kraus mette subito in vendita il Manoscritto a 160 mila dollari: un accorato omaggio alla cifra chiesta in passato da Voynich. «Alla signorina Nill spettava la metà della cifra, oltre quanto le avevo pagato - tiene a specificare. - Molti clienti, per lo più studiosi, espressero il loro grande interesse, ma nessuno lo comprò. Mi sentii come Voynich, che conservò il Manoscritto così a lungo. [...] Dopo sette anni di felice possesso, noi» (Siamo a questo punto? Al noi? Bella coppia, Kraus e Nill...) «sentimmo che la cosa giusta da fare era regalarlo ad una istituzione dove potesse essere liberamente studiato. Scegliemmo la Beinecke Library a Yale.»

Fine della storia: il Manoscritto esce dalle pagine dell’autobiografia di Kraus così come vi era entrato. In silenzio.

Possibile che un abile rare book dealer non sia riuscito a piazzare un testo così ricco di mistero e fascino? I truffaldini proprietari del Vangelo di Giuda hanno aspettato trent’anni prima di riuscire a vendere il manoscritto: possibile che dopo meno di sette anni Kraus gettò la spugna? Voynich si tenne quel testo per diciotto anni, e la moglie per ben trenta: come può Kraus essere stato da meno?

        

Pagina del Manoscritto di Voynich
Pagina del Manoscritto di Voynich
Ma in realtà la storia non può finire così: il più grande cacciatore di libri del mondo non può chiudere l’affaire Voynich senza sganciare un’altra bomba.

«Nel 1963 eravamo a Roma» Eravamo chi? Kraus e la Nill? O era con la moglie, lei sì fedele compagna di caccia? Non è specificato. «Ed io andai dal monsignor José Ruysschaert alla Biblioteca Vaticana». Finalmente un nome “vero”: Ruysschaert (1914-1993) è stato veramente un noto vice-prefetto della Biblioteca Apostolica vaticana, nonché studioso di storia delle biblioteche. «Sapevo che egli aveva pubblicato un catalogo della Biblioteca Mondragone e sperai di avere informazioni sul Manoscritto Cifrato. Con mia grande sorpresa egli pensava che il manoscritto fosse ancora nella biblioteca». Ancora? Quando mai il Manoscritto è stato nella Biblioteca Vaticana, se Wilfrid l’ha preso direttamente da Villa Mondragone?

«Gli chiesi: “Può mostrarmelo?” “Sì” replicò lui, e si diresse agli scaffali. Presto tornò indietro, a mani vuote. Gli dovetti dire che possedevo io quel testo e gli raccontai come l’avevo ottenuto.»

Incredibile: ma come può essere vera una storia del genere? Sarebbe interessante sapere come Kraus descrisse il libro che cercava (“Scusi, avete mica il Codice Cifrato di Roger Bacon?”, oppure, “Avete il Manoscritto di Voynich?”), ma curiosamente l’autore non specifica “cosa” abbia chiesto al buon monsignore.

       

A Rare Book Saga è un appassionante saggio della vita di un fortunatissimo cacciatore di libri, pieno di informazioni, di nomi, di date, di storie di vita vissuta e quant’altro... per questo stona particolarmente il fatto che lo striminzito capitolo dedicato al Voynich sia totalmente privo di qualsiasi reale informazione. Dovunque nel testo Kraus spiega approfonditamente ogni aspetto della “caccia al libro” e di chi vi è coinvolto: in quel capitolo, invece, butta lì una fantomatica Ann Nill, un “noi”, un monsignor Ruysschaert... tutto vago, tutto sbrigativo. Un maligno potrebbe pensare che l’autore abbia voluto sbrigarsi a trattare la cosa senza rischiare di impelagarsi in particolari compromettenti, rimanendo sul vago. Malgrado sia proprio lui a far sapere al mondo di Villa Mondragone, non cita minimamente la lettera di Ethel Voynich: perché? Eppure quando scrive - nel 1978 - ha da più di dieci anni depositato all’Università di Yale anche la lettera in questione, da quel momento visibile a tutti, di pubblico dominio: perché non citarla? Perché buttare là un vago “Nill ereditò il Manoscritto”?

H.P. Kraus
H.P. Kraus
Visto che le scarsissime informazioni di Kraus corrispondono esattamente al contenuto della lettera, il non citarla potrebbe dare a dei maligni l’idea che il cacciatore di libri ne sappia più di quanto sia disposto ad ammettere. Si può dire che in realtà la lettera l’abbia scritta lui, visto che alla morte Ethel Voynich non aveva lasciato a nessuno il Manoscritto? Il suo rapporto con la misteriosa Ann Nill era solo una facciata per appropriarsi del Codice Cifrato, spacciando la donna non solo per segretaria di Voynich ma addirittura per donna di compagnia della di lui moglie? In fondo questa Nill è nota solo a Kraus e a nessun altro: chi mai potrà contraddirlo?

No, non lo si può dire, non esistono prove in merito. Così come non si può dire che magari Voynich comprò il Manoscritto dal padre di Kraus, in Austria - unica località dove Wilfrid disse di averlo trovato - e che H.P. Kraus ne sia tornato in possesso quasi per diritto di sangue, così come non si può dire che rinunciò a venderlo perché sapeva che prima o poi qualcuno avrebbe capito che il Manoscritto era un delizioso gioco letterario che con la realtà non aveva molti punti in comune.

No, tutto questo non lo possiamo dire perché non esistono prove. Però esiste una grande regola che permea tutto il mondo dei libri e dei cacciatori che vi si aggirano: a pensar male, ci si azzecca sempre...