La polizia ringrazia, pellicola del 1972 diretta dal regista Stefano Vanzina (noto al grande pubblico con lo pseudonimo di Steno), è generalmente ritenuto il capostipite del cosiddetto filone “poliziottesco”. Se lo si debba realmente considerare tale, è un quesito che da molti anni appassionati e cultori del genere si pongono, senza riuscire a darsi una risposta definitiva.

Il motivo del dilemma, probabilmente, è da ricercarsi nella complessa evoluzione che il cinema poliziesco italiano ha subìto nel decennio in cui riuscì a monopolizzare il mercato nazionale (con rare sortite all’estero) sostituendo lo “spaghetti western” e spopolando nelle sale cinematografiche in coabitazione con la famigerata “commedia scollacciata” dei vari Banfi, Vitali e Montagnani.

L’opinione più accreditata tra gli esperti del genere (che personalmente condivido in pieno) è che il film di Vanzina abbia di fatto costituito una sorta di punto d’incontro fra diverse tematiche e suggestioni provenienti da pellicole precedenti di eterogeneo valore artistico, favorendo una prima, parziale “codificazione” di un futuro genere che negli anni a seguire avrebbe registrato un così importante riscontro di pubblico (e quasi mai di critica).

Il grande successo commerciale (un miliardo e settecentocinquanta milioni di incassi, vero e proprio record per l’epoca) fece sì che, dopo essere stato punto di convergenza di generi, a sua volta La polizia ringrazia diventasse nuovo punto di partenza per una esplosione di sottofiloni, tutti accomunabili al poliziottesco ma ciascuno con ben specifiche caratteristiche dominanti.

 

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