La collana “Maestri del Thriller” (Piemme) da anni presenta nelle edicole le versioni pocket di grandi romanzi da libreria. A cadenza storicamente mensile, recentemente le uscite si sono raddoppiate, e questa settimana ai lettori vengono proposti due mestri di lingue diverse ma con la stessa passione per il thriller: lo statunitense Gerald M. Ford con Il fiume nero (Black River, 2002) e l’italiano Marco Bettini con Mai più la verità (2007).

Insegnante di scrittura creativa, G.M. Ford inizia nel 1995 la carriera di autore: i suoi romanzi diventano subito bestseller a livello mondiale.

Nel 2001 inizia la sua serie di libri con il personaggio di Frank Corso, di cui Fiume nero è il secondo volume.

«Nicholas Balagula, potente e spietato boss della mafia russa implicato nel crollo di un ospedale costruito con materiali difettosi, è uscito indenne da due processi, invalidati grazie alle spregiudicate manovre dei suoi scagnozzi. Ora, all’apertura del terzo processo, l’accusa si illude di aver finalmente trovato il modo di inchiodarlo. L’attenzione dei media è alle stelle, ma il procedimento si svolge a porte chiuse, in un clima di assoluta segretezza. Frank Corso, noto giornalista e scrittore bestseller, è l’unico spettatore ammesso in aula. Spinto dall’ossessione per la verità, ha scavato a fondo nei loschi affari di Balagula, attirandosene l’odio.»

Marco Bettini vive e lavora a Bologna e questa estate per Piemme ha pubblicato il suo nuovo romanzo, Polvere rossa.

Ama parlare della Romagna, e infatti è qui che si svolge Mai più la verità, che si apre con il suicidio nel 1993 di una ragazza all’interno della comunità di recupero per tossicodipendenti di MaiPiù.

«Paolo Mormino, al suo primo incarico nella polizia, si occupa delle indagini. Il caso è semplice. Il suicidio è avvenuto davanti a numerosi testimoni, mentre il capo della comunità, Ernesto Magnani, tentava di dissuadere la ragazza dai suoi propositi.Mormino rimane colpito dalla personalità di Magnani, discusso fondatore di MaiPiù. Impara a conoscerne meglio le ragioni e i metodi poco ortodossi attraverso gli occhi di Roberta Ceredi, che lavora nella comunità, con la quale inizia una storia d’amore. Mormino chiude l’inchiesta ma la scoperta, nelle paludi vicino al mare, del cadavere di un uomo pestato a morte lo riporta a MaiPiù. Questa volta il poliziotto incontra molti ostacoli, sia dentro la questura che in ambienti politici legati alla comunità, e deve scontrarsi con l’omertà che impera tra gli ex tossicodipendenti.

A costo di perdere il lavoro e la ragazza, Mormino troverà le risposte che cerca nella palude, la terra di nessuno dove i fiumi finiscono per arenarsi in cerca di uno sbocco verso il mare.»