Violento, duro, disperato. Old Boy è una tragedia greca raccontata in chiave di noir. Un film senza assoluzioni dove – alla fine – tutti sono vittime e tutti sono colpevoli in una sorta di Inferno senza folklore, chiamato Vita. Tutto inizia quando incontriamo Daesu sulle strade di Seoul il giorno del compleanno della sua bambina. Qualcuno lo prende prigioniero e lo sbatte in quella che sembra la camera di un albergo a buon mercato. Invece si tratta di una prigione con tanto di televisione dove Daesu starà chiuso per quindici anni sotto il continuo effetto della droga e dei sedativi. Guardando la Tv per ore e ore, giorni e giorni, mesi e mesi preparandosi a uscire, a essere libero, a vendicarsi di coloro che lo hanno catturato inscenando la morte di sua moglie come se fosse stato proprio lui a ucciderla.

Secondo capitolo della cosiddetta Trilogia della vendetta composta da Sympathy for Mr.Vengeance, Old Boy e Sympathy for Lady Vengeance, questo film è un pugno nello stomaco. Un crescendo di sentimenti ed emozioni forti nel contesto di un thriller doloroso e tagliente in cui nulla è come sembra e dove tutti i protagonisti si trovano invischiati in qualcosa che di fatto sembra continuamente sfuggire loro in un finale disperato e tutt’altro che assolutorio o catartico. Anzi. Si tratta semmai di un compromesso dove per salvare qualcosa di spaventoso si sceglie il danno minore.

Old Boy non è e non vuole essere un film facile. Anzi. E’ semmai una di quelle pellicole controverse dove nonostante l’ispirazione provenga da un manga giapponese, la loro iperbolicità rende tutto paradossalmente più credibile.

Amante di Hitchcock, fino alla fine il regista Park Chan-wook mantiene alto il tono della tensione in un contesto vagamente glamour e raffinato, dove lo spettatore viene tenuto per la gola fino all’ultimo con una serie di colpi di scena non del tutto imprevedibili, ma – al tempo stesso – di sicuro effetto.

Intenso, delirante ed estremamente originale, Old Boy è – per stessa ammissione del regista – un incontro del mito greco con le istanze aperte dalla nostra modernità. Dall’esplorazione dei suoi pudori, dei suoi tabù, delle sue piccole e grandi miserie morali e umane.